ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09252013-164102


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
CACIAGLI, LORENZO
URN
etd-09252013-164102
Titolo
Fisiopatologia della risposta fotoparossistica nella Epilessia Mioclonica Giovanile: studio EEG e Risonanza Magnetica funzionale
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Bonuccelli, Ubaldo
Parole chiave
  • EEG-fMRI
  • Fotosensibilità
  • Epilessia Mioclonica Giovanile
  • stimolazione luminosa a bassa luminanza
Data inizio appello
15/10/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
L'Epilessia Mioclonica Giovanile (JME) è una sindrome elettro-clinica, classificata tra le epilessie generalizzate genetiche, che presenta esordio tipicamente in età giovanile ed è caratterizzata da crisi miocloniche, tonico-cloniche e talora assenze tipiche. Le anomalie elettroencefalografiche di più frequente riscontro sono rappresentate da complessi punta/polipunta-onda a 3-6 Hz. La fotosensibilità è un fenotipo particolarmente frequente nei pazienti JME, con prevalenza variabile fra il 30% e il 90% a seconda delle casistiche (Wolf & Goosses, 1986; Appleton et al. 2000).
Con approcci neurofisiologici classici, la fisiopatologia della fotosensibilità nella JME non è ancora stata chiarita. L’utilizzo di un approccio innovativo e multimodale, quale l’associazione di EEG e Risonanza Magnetica funzionale (EEG-fMRI) consente di mappare l’attivazione funzionale (tramite misura del c.d. segnale blood-oxygen-level-dependent- BOLD) specifica di aree cerebrali in concomitanza temporale con anomalie elettroencefalografiche selezionate dallo sperimentatore: un’analisi del pattern di attivazioni/deattivazioni in relazione allo stimolo luminoso e alle anomalie epilettiformi foto-indotte può aiutare a chiarire i networks coinvolti nella generazione della scarica epilettiforme.
Per il presente studio sono stati reclutati venti soggetti, dieci pazienti JME e dieci controlli sani. Gli obiettivi sono rappresentati da: (1) caratterizzazione delle mappe fMRI in pazienti e controlli in risposta a un protocollo di stimolazione luminosa intermittente (SLI) a bassa luminanza; (2) identificazione dell’andamento temporale del segnale BOLD, nel sottogruppo di pazienti foto-sensibili, in relazione alla comparsa di risposta fotoparossistica nel tracciato EEG. Come ulteriore sotto-analisi, abbiamo validato il nostro metodo di SLI a bassa luminanza e luce rossa (lunghezza d’onda = 680 nm), effettuata durante la risonanza tramite occhialini LCD RM-compatibili, rispetto al protocollo di stimolazione con luce stroboscopica convenzionalmente utilizzato durante EEG di routine.
Nei controlli sani abbiamo rilevato, in corrispondenza della stimolazione luminosa, l’attivazione delle aree visive striate ed extrastriate e del putamen, e la deattivazione di aree cerebrali deputate alla preparazione ed attuazione del movimento. Nei pazienti si è identificato l’attivazione della aree visive, in maniera meno marcata rispetto ai controlli, e la deattivazione delle aree costituenti il c.d. default mode network. Il task di stimolazione luminosa a bassa luminanza ha determinato la comparsa di risposta fotoparossistica (PPR) nel tracciato EEG nel 70% dei pazienti. In tali soggetti, l’analisi temporale del segnale BOLD in intervalli antecedenti e successivi alla risposta fotoparossistica (PPR) ha mostrato l’attivazione del putamen prima della PPR, seguita dall’attivazione di aree motorie e del talamo poco dopo l’anomalia; successivamente, sono stati osservati soprattutto fenomeni di deattivazione a carico di aree motorie, caudato-putamen bilateralmente e default mode network nella sua componente anteriore. Nella sotto-analisi comparativa delle metodiche di stimolazione luminosa, la tecnica a bassa luminanza con luce rossa è risultata più provocativa della metodica SLI convenzionale, confermando l’utilità di tale approccio per questa categoria di pazienti.
I risultati da noi ottenuti suggeriscono che, nel contesto dell’alterazione della connettività funzionale tra aree visive e aree motorie, recentemente identificata nella JME, un ruolo significativo possa essere svolto dai circuiti dei nuclei dalla base. La complessa sequenza di attivazioni e deattivazioni, riscontrata in corrispondenza delle risposte fotoparossistiche, potrebbe rappresentare la manifestazione dell’alterazione della connettività del sistema striato-talamo-corticale, verosimile base fisiopatologica della JME.
File