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La missione umanitaria in Somalia dei primi anni novanta viene ricordata come un insuccesso dell’ONU e, più in generale, della Comunità internazionale, in un Stato devastato dalla guerra civile. Il presente elaborato si propone di ricercare le possibili cause che potrebbero aver condotto i nobili propositi umanitari di soccorso alla popolazione, nel vicolo cieco dell’escalation dell’uso della forza militare all’interno di un c.d. “failed State”. Una missione articolata (33 Stati partecipanti) contraddistinta, appunto, dalla consistente divergenza politico-militare tra gli Stati partecipanti, per quanto concerneva le modalità d’uso della forza militare in relazione al mandato ricevuto. La ricerca si estende alla liceità della nuova prassi del Consiglio di Sicurezza negli interventi di polizia internazionali mediante delega di uso della forza, finanche all’opportunità nell’utilizzo degli strumenti di peace keeping di terza generazione nelle sempre più complesse missioni internazionali di mantenimento della pace.