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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09172013-235031


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BRANCA, ANDREA
URN
etd-09172013-235031
Titolo
Sottoscrizione elettronica e vincoli di forma
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Navarretta, Emanuela
Parole chiave
  • forma informatica
  • documento informatico
  • firma biometrica
  • biometria
  • firma digitale
  • firma digitale autografa
  • firma elettronica
  • testamento olografo informatico
Data inizio appello
07/10/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
SOTTOSCRIZIONE ELETTRONICA E VINCOLI DI FORMA

La documentazione dei negozi giuridici ha lo scopo di garantire certezza del diritto, ma può rivelarsi impegnativa e costosa. Rapidità ed economicità della documentazione (e, dunque, dello svolgimento degli affari) possono essere perseguite per mezzo di nuove tecnologie tra cui, in particolare, il documento informatico. Esso consiste nella rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti. Se, tuttavia, quanto al documento cartaceo si sono consolidate tecniche che ne assicurano la conservazione e permettono di accertarne integrità ed imputabilità, l’utilizzo dello strumento elettronico fa sorgere dubbi quanto alla sua affidabilità. L’assenza di un supporto fisico, infatti, impedisce di apprezzare direttamente qualunque modifica del contenuto avvenuta — per mano dell’autore o di terzi, o anche non artificialmente — dopo la formazione del documento. Altro rilevante problema è quello di conciliare l’imposizione normativa di un vincolo di forma (scritta) con l’assenza di un documento cartaceo.
Il legislatore italiano, su indicazione di quello europeo, ha disciplinato la sottoscrizione elettronica al fine di trovare un equivalente per quella manoscritta. Ordinate da genere a specie e con un crescente valore giuridico, sono previste la “firma elettronica”, “elettronica avanzata”, “elettronica qualificata” e “digitale”. Benché tutte le figure abbiano un loro ruolo nel panorama giuridico, solo la firma digitale (basata su un sistema di chiavi crittografiche, una pubblica e una privata, correlate tra loro) consente di rendere manifesta e di verificare la provenienza e l’integrità di un documento informatico. Per previsione normativa, l’utilizzo di questo strumento soddisfa il requisito della forma scritta e permette la valida stipula anche degli atti che richiedono la più solenne forma dell’atto pubblico. La presenza di una marca temporale (o altro riferimento temporale) dà al documento data certa, opponibile erga omnes.
Grazie all’intervento di un “certificatore qualificato” terzo e imparziale (per l’esercizio della cui attività sono previsti stringenti requisiti), è assicurata l’univoca corrispondenza tra dispositivo di firma digitale e suo titolare. È, tuttavia, possibile (benché illecito) che la firma sia materialmente apposta da un soggetto diverso (firma digitale “apocrifa”): sorgono così gravi problemi quanto alla certa imputabilità del documento. Conscio del rischio, il legislatore ha previsto che la riconducibilità della firma digitale al titolare del dispositivo sia solo presunta: quest’ultimo può svincolarsi dal documento fornendo prova contraria. Inoltre, la firma digitale (come qualsiasi firma elettronica) può essere autenticata: in tal caso si ha per riconosciuta e, dunque, non può essere disconosciuta che in esito al vittorioso esperimento della querela di falso.
Nella tesi si analizzano gli effetti giuridici derivanti dall’uso abusivo del dispositivo di firma digitale da parte di chi non ne è titolare. Sul titolare della firma — quando l’abuso sia derivato da sua negligenza — grava una responsabilità risarcitoria per la lesione del legittimo affidamento eventualmente riposto da altri sulla valida sottoscrizione del documento. Se, invece, l’uso abusivo è autorizzato dal titolare stesso, il principio dell’“apparenza imputabile” determina che l’atto sia pienamente efficace in capo a lui.
Al fine di attenuare il rischio di firma digitale apocrifa, si propone l’utilizzo di tecnologie biometriche, che impediscano pressoché totalmente l’apposizione di una firma da parte di chi non ne sia titolare. Tra i varî strumenti disponibili, quello che meglio garantisce il risultato — a costi e in tempi ragionevoli — sembra essere la “firma digitale autografa”, peculiarità della quale è l’analisi della scrittura della firma manoscritta. In ragione della presenza di una sorta di perizia calligrafica anticipata, si riterrebbe corretto considerare come già riconosciuta siffatta sottoscrizione, con la conseguenza di escluderne il disconoscimento se non dietro querela di falso.
Si ritiene che la tecnologia proposta determini una perfetta equiparazione concettuale e giuridica tra firma autografa e “firma digitale autografa”: entrambe possono considerarsi apposte di mano del sottoscrittore. Ciò può aprire la strada alla documentazione informatica del testamento olografo, con grandi vantaggî dal punto di vista della sua imputabilità, inalterabilità e datazione. Al riguardo, rimangono opportuni ulteriori riflessioni ed un (non imprescindibile ma certamente auspicabile) esplicito intervento del legislatore.


ELECTRONIC SIGNATURE AND FORMAL REQUIREMENTS

The aim of documenting legal transactions is to ensure the legal certainty, but this activity may turn out to be demanding and expensive. Documentation can be produced more rapidly and at lower costs by using new technologies, amongst which the electronic document, which consists of a computerized representation of juridically relevant acts, facts or data. Nevertheless, while there are well-established best practices to guarantee a paper document’s integrity and identity, when using an electronic apparatus doubts regarding its reliability may arise. Indeed, the lack of a physical document makes it impossible to detect any variation of its content, made by its author(s) or a third person, or accidentally. Another serious matter is how to reconcile a formal requirement with the absence of a paper document.
The Italian legislator, in accordance with the European law, formulated a regulation regarding the electronic signature, in order to find an equivalent to the handwritten one. Ordered from genus to species and with rising juridical value, we find in law the ‘electronic signature’, the ‘advanced electronic signature’, the ‘qualified electronic signature’ and the ‘digital signature’. Although each of the above is relevant in the juridical field, only the digital signature (based on a cryptographic system of two linked keys, one of which is public while the other is private) gives evidence of, and allows to verify, authentication and integrity of an electronic document. As foreseen by law, the use of this instrument complies with the written form requirement and allows the stipulation of acts requiring the more solemn form of a deed under seal. A ‘time stamp’ gives the document a fixed date, enforceable against third parties.
Thanks to the intervention of a ‘certification authority’ (third and impartial; for the activity of which, strict requirements are foreseen), a direct link is ensured between the digital signature and its owner. In spite of this, it may occur (although forbidden by law) that the signature is used in fact by another person (‘forged’ digital signature), which can causes serious problems regarding the sure identification of the author of the deed. Aware of this risk, the legislator has only foreseen a rebuttable presumption of use by the owner: the latter can repudiate the signature and challenge the authenticity of the deed by giving evidence of the contrary. Moreover, each electronic signature may be certified by a solicitor or other civil servant: thereafter it cannot be repudiated if not by suing for forgery.
In this thesis, the legal effects of a forged digital signature are analysed. If the abuse is due to the signature owner’s negligence or malpractice, he is liable for the prejudice of the third party’s legitimate expectations in the deed’s validity. Conversely, if the abuse is authorised by the signature owner, he is totally bound by the contract, as postulated by the so-called principle of the ‘imputable appearance’.
In order to minimize risks linked to a forged digital signature, we propose the use of biometrics, which can almost totally exclude any signature except by the legitimate person. Among the various technologies available, the ‘autographed digital signature’ (based on a system of manual signature examination) seems to be the most streamlined and cost-effective. As it provides a sort of preventive automatic report on handwriting, we believe it is possible and rightful to consider this signature as immediately acknowledged, with the effect that its validity cannot be challenged if not by suing for forgery.
We believe that this proposed technology generates a perfect conceptual and juridical equivalence between one’s autographed signature and his ‘autographed digital signature’: both are written by the signatory’s own hand. This may pave the way for electronically documenting the holograph will, with great advantages on the subject of its authentication, integrity and datability. However, this matter requires further reflection as well as the explicit intervention of the legislator (not essential but certainly desirable).


SIGNATURE ÉLECTRONIQUE ET RÈGLES DE FORME

La documentation des transactions juridiques vise à garantir leur sûreté, mais elle peut se révéler laborieuse et dispendieuse. Rapidité et économie de la documentation (et, par conséquent, de la vie commerciale) peuvent être poursuivies au moyen des nouvelles technologies, y compris, en particulier, le document numérique. Il s’agit d’une représentation électronique d’actes, de faits ou de données importants pour le droit. Néanmoins, si des bonnes pratiques ont été établies pour garantir la conservation d’un document papier et en vérifier l’intégrité et l’imputabilité, au contraire l’utilisation de l’instrument électronique soulève des doutes quant à sa fiabilité. L’absence d’un document physique, en effet, rend impossible de s’apercevoir directement d’éventuelles variations de son contenu, provoquées par son(ses) auteur(s) ou par un tiers, ou bien survenues sans intervention humaine. Un autre problème grave est comment concilier l’imposition d’une règle de forme (écrite) à l’absence d’un document papier.
Le législateur italien, sous la pression de celui européen, a règlementé les signatures électroniques afin de trouver un équivalent à celle manuscrite. Dans un ordre genre/espèce et avec une valeur juridique croissante, la loi codifie une « signature électronique », une « signature électronique avancée », une « signature électronique qualifiée » et une « signature numérique ». Même si chacune d’entre elles a son rôle juridique, seule la signature numérique (basée sur un système cryptographique de deux clés liées, dont l’une est publique et l’autre privée) permets de garantir l’intégrité d’un document électronique et d’en authentifier l’auteur. Comme prévu par la loi, l’utilisation de cet instrument respectes la règle de la forme écrite et permet la stipulation d’actes nécessitant la forme plus solennelle d’une écriture notariée. Un « horodatage » donne au document une date exacte, opposable aux tiers.
Grâce à l’intervention d’une « autorité de certification qualifiée » (sujet tiers et équitable ; pour l’exercice de l’activité de laquelle, des conditions strictes sont exigées), un lien univoque est assuré entre le dispositif de signature numérique et son propriétaire. Il est toutefois possible (quoique interdit par la loi) que la signature est utilisée en fait par une autre personne (signature numérique « apocryphe »), ce qui entraîne de problèmes sérieux pour l’identification irréfutable de l’auteur de l’acte. Conscient de ce risque, le législateur n’a prévu qu’une présomption relative d’utilisation par le propriétaire : il peut donner la preuve contraire et ainsi répudier la signature et contester l’authenticité de l’acte. Aussi, chaque signature électronique peut être légalisée par un notaire ou un autre agent publique : dans ce cas, elle ne peut pas être répudiée, que par procédure d’inscription de faux.
Dans ce mémoire nous analysons les effets juridiques résultant d’une signature numérique apocryphe. Le titulaire de la signature, lorsque l’abus est dérivée de sa négligence ou faute, a une responsabilité civile pour le préjudice subi par les tiers qui ont légitimement fait confiance sur la validité de l’acte. Si, toutefois, l’utilisation abusive est autorisée par le propriétaire, il est totalement lié par le contrat, selon la « théorie de l’apparence ».
Afin de minimiser les risques liés à une signature numérique apocryphe, nous proposons l’utilisation des technologies biométriques, qui peuvent presque totalement exclure qu’une signature soit apposée par qui n’est pas autorisé. Parmi les différentes outils disponibles, la « signature numérique autographe » (basée sur un système d’analyse de la signature manuscrite) semble assurer le mieux le résultat, à des coûts et dans un délai raisonnables. Comme elle fournit une sorte d’expertise automatique et préventive en l’écriture de la signature manuelle, nous pensons correct que sa validité ne puisse pas être contestée que par procédure d’inscription de faux.
Nous croyons que cette technologie proposée entraîne une équivalence conceptuelle et juridique parfaite entre la signature autographe et la « signature numérique autographe », car les deux sont écrites de la main du signataire. Cela pourrait ouvrir la voie à la documentation électronique du testament olographe, avec de grands avantages du point de vue de son authentification, intégrité et datation. Toutefois, cette question nécessite une réflexion plus approfondie ainsi que l’intervention explicite du législateur (pas indispensable mais certainement souhaitable).
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