Tesi etd-09152014-135257 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
IOSCA, GAETANO
URN
etd-09152014-135257
Titolo
La pericolosità sociale come esigenza cautelare
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Dott. Bresciani, Luca
Parole chiave
- cautelare
- esigenza
- prevenzione
- speciale
Data inizio appello
10/10/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il tema che ci si propone di affrontare con questo lavoro attiene alle finalità ritenute idonee dalla attuale disciplina normativa a giustificare l’adozione di misure restrittive della libertà personale durante lo svolgimento del processo penale, con particolare riguardo alla finalità di tutela della collettività nei confronti di un soggetto considerato pericoloso. Obiettivo principale è cercare di fare luce su uno degli interrogativi sicuramente più delicati della, vecchia e nuova, riflessione sul processo, ancora in cerca di una risposta definitiva che possa essere considerata anche conforme ai principi che informano l’ordinamento giuridico: «se» e «per quali scopi» lo Stato può incidere sul bene primario della libertà personale, quando ancora non vi è nessuna certezza sulla commissione del reato.
Il principale nodo problematico che per primo deve essere sciolto riguarda la compatibilità di quella finalità con i principi affermati nella Costituzione, e confermati anche dalle fonti internazionali: con il principio della inviolabilità libertà personale, al fine di individuare le ragioni e le esigenze considerate meritevoli di tutela da parte dell’ordinamento e per questo tali da poter legittimare ingerenze su quella primaria garanzia dell’individuo. Ma la ricerca di una risposta su questo primo profilo non potrà poi prescindere dalla considerazione dell’altro principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza, garanzia fondamentale per l’imputato e canone imprescindibile dello stesso processo penale, sulla base della quale qualunque imputato deve essere considerato e “trattato” come innocente fino a quando il processo non avrà accertato, in via definitiva, la sua colpevolezza. Si tratta di interrogativi sempre centrali nella riflessione su questo settore e sempre uguali a se stessi, che nascondono però anche il rischio, non accettabile sulla base di quei principi, di far gravare sull’individuo e sui suoi diritti fondamentali il prezzo di disfunzioni e distorsioni applicative dallo stesso indipendenti. Questo deriva in parte dal voler assumere come parametro di riferimento un concetto come quello di pericolosità, che risulta avere contorni poco definiti e un contenuto potenzialmente molto ampio, tale da prestarsi facilmente ad utilizzazioni strumentali.
Sono questioni che si impongono ancora oggi all’attenzione del legislatore nella individuazione prima dei principi, e poi nella articolazione della disciplina normativa in merito a quel particolare settore attinente al sistema della libertà personale dell’individuo nel processo penale, nel tentativo di realizzare in questo quell’auspicato, e forse mai raggiunto, equilibrio tra la libertà e l’autorità, quella proporzione tra il sacrificio imposto alla prima e le esigenze che giustificano la seconda.
Il percorso compiuto finora testimonia infatti, non solo avuto riguardo agli interventi legislativi ma anche alla imponente riflessione dedicata a questo tema, la necessità di perseverare nella ricerca di quella soluzione, a fronte degli attuali dubbi e persistenti incertezze che hanno interessato, e interessano, anche la fase applicativa. Anche a questa sarà necessario guardare, per fare luce sui criteri e i canoni che il giudice utilizza nell’interpretazione delle norme, perché è anche nel caso concreto che quella soluzione va ricercata. Proprio la giurisprudenza, non solo di legittimità ma anche costituzionale, ha avuto un ruolo decisivo non solo in relazione al progressivo riconoscimento e affermazione dell’esigenza di prevenzione speciale, ma anche nel tentativo di tracciarne il contenuto e i limiti.
Un ultimo aspetto che sarà considerato riguarda le recenti tendenze legislative e le proposte si riforma che direttamente o indirettamente incidono sugli aspetti oggetto dell’analisi.
Il principale nodo problematico che per primo deve essere sciolto riguarda la compatibilità di quella finalità con i principi affermati nella Costituzione, e confermati anche dalle fonti internazionali: con il principio della inviolabilità libertà personale, al fine di individuare le ragioni e le esigenze considerate meritevoli di tutela da parte dell’ordinamento e per questo tali da poter legittimare ingerenze su quella primaria garanzia dell’individuo. Ma la ricerca di una risposta su questo primo profilo non potrà poi prescindere dalla considerazione dell’altro principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza, garanzia fondamentale per l’imputato e canone imprescindibile dello stesso processo penale, sulla base della quale qualunque imputato deve essere considerato e “trattato” come innocente fino a quando il processo non avrà accertato, in via definitiva, la sua colpevolezza. Si tratta di interrogativi sempre centrali nella riflessione su questo settore e sempre uguali a se stessi, che nascondono però anche il rischio, non accettabile sulla base di quei principi, di far gravare sull’individuo e sui suoi diritti fondamentali il prezzo di disfunzioni e distorsioni applicative dallo stesso indipendenti. Questo deriva in parte dal voler assumere come parametro di riferimento un concetto come quello di pericolosità, che risulta avere contorni poco definiti e un contenuto potenzialmente molto ampio, tale da prestarsi facilmente ad utilizzazioni strumentali.
Sono questioni che si impongono ancora oggi all’attenzione del legislatore nella individuazione prima dei principi, e poi nella articolazione della disciplina normativa in merito a quel particolare settore attinente al sistema della libertà personale dell’individuo nel processo penale, nel tentativo di realizzare in questo quell’auspicato, e forse mai raggiunto, equilibrio tra la libertà e l’autorità, quella proporzione tra il sacrificio imposto alla prima e le esigenze che giustificano la seconda.
Il percorso compiuto finora testimonia infatti, non solo avuto riguardo agli interventi legislativi ma anche alla imponente riflessione dedicata a questo tema, la necessità di perseverare nella ricerca di quella soluzione, a fronte degli attuali dubbi e persistenti incertezze che hanno interessato, e interessano, anche la fase applicativa. Anche a questa sarà necessario guardare, per fare luce sui criteri e i canoni che il giudice utilizza nell’interpretazione delle norme, perché è anche nel caso concreto che quella soluzione va ricercata. Proprio la giurisprudenza, non solo di legittimità ma anche costituzionale, ha avuto un ruolo decisivo non solo in relazione al progressivo riconoscimento e affermazione dell’esigenza di prevenzione speciale, ma anche nel tentativo di tracciarne il contenuto e i limiti.
Un ultimo aspetto che sarà considerato riguarda le recenti tendenze legislative e le proposte si riforma che direttamente o indirettamente incidono sugli aspetti oggetto dell’analisi.
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