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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09122017-162318


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MALTINTI, PIETRO
URN
etd-09122017-162318
Titolo
Il mercato AIM Italia - MAC: analisi empirica sulla dipendenza dalle banche post-quotazione.
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Prof.ssa Giannetti, Caterina
Parole chiave
  • Quotazione
  • PMI
  • Mercato AIM Italia
Data inizio appello
02/10/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
A differenza di altri paesi, storicamente dotati di un sistema economico altamente finanziarizzato, in cui le imprese sono dotate di un maggiore orientamento all’operatività con valori mobiliari sui mercati finanziari ed una notevole propensione all’internazionalizzazione, in Italia, le imprese hanno da sempre adottato come principale fonte di finanziamento il canale bancario.
Premesso che il tessuto imprenditoriale del nostro paese è caratterizzato da una struttura produttiva frammentata, composta sostanzialmente da numerose aziende di piccole dimensioni di cui la maggior parte a conduzione familiare, con un elevato livello di controllo da parte delle stesse famiglie, le motivazioni alla base del cosiddetto problema del “banco-centrismo” sono molteplici: innanzitutto è facile comprendere come le esigue dimensioni delle imprese italiane siano frutto della struttura finanziaria di queste ultime, con conseguente impossibilità di sostenere gli ingenti costi necessari per la quotazione.
Oltre alle motivazioni di carattere finanziario, se ne possono individuare alcune di carattere psicologico come la chiusura dell’assetto proprietario a qualsiasi ripartizione del progetto imprenditoriale con terzi, la “mancanza di una cultura gestionale proiettata verso un management finanziario evoluto, o la resistenza ad una maggiore trasparenza ed apertura informativa verso l’esterno” (D’Amato A., Cacia C., 2008).
Preso atto delle difficoltà delle imprese italiane a raccogliere fonti di finanziamento e a diversificare la propria struttura finanziaria, Borsa Italiana fonda nel Giugno del 2007 MAC Mercato Alternativo del Capitale e successivamente, nel 2008 AIM Italia, mercati particolari con caratteristiche tali da agevolare la quotazione e l’accesso al mercato borsistico alle PMI. Nel Gennaio 2012, infine, si ha l’integrazione di questi due mercati e la nascita di AIM Italia – Mercato Alternativo del Capitale a seguito di un’opera di razionalizzazione dell’offerta di quotazione per le PMI. Relativamente all’accesso al mercato dei capitali per questa tipologia di imprese, sono stati ridotti innanzitutto i costi di accesso e permanenza sul mercato ma è stato anche snellito il processo di quotazione, al fine di rendere l’ammissione a quotazione per una PMI, più rapida e meno onerosa. Nonostante lo sforzo profuso dalle istituzioni nel promuovere questo metodo alternativo di raccolta del capitale per le piccole e medie imprese, nel nostro paese non è stato ancora raggiunto un livello ottimale di diffusione del mercato AIM Italia – Mercato Alternativo del Capitale, complici la ritenzione delle imprese a quotarsi, aggrappate ancora ad un modello arcaico di conduzione familiare dell’azienda e la esigua internazionalizzazione del mercato, con conseguenti carenze in termini investimenti da parte di “investitori internazionali specializzati in società a piccola capitalizzazione” (Ferragina F., Mancaruso M., Palmas L., 2008).
Nell’istituzione di tali mercati, Borsa Italiana SPA si è basata principalmente sul modello inglese, il quale dal momento in cui è stato reso operativo, nel Giugno del 1995, ha riscontrato un notevole successo, sia in termini di società quotate che di capitalizzazione complessiva di mercato. Le ragioni di questa differenza, in termini di diffusione, col modello italiano sono da ricercare prevalentemente in una diversa tradizione finanziaria nei due paesi: la teoria identifica due modelli di capitalismo, il modello anglo-americano in cui è inquadrato il Regno Unito, caratterizzato da un forte orientamento al mercato e da aziende con proprietà altamente frammentate ed il modello renano-nipponico, proprio di paesi come l’Italia, in cui è presente un forte sviluppo del rapporto banca-impresa e la proprietà dell’azienda è ripartita fra uno stretto numero di azionisti che spesso sono rappresentati da una famiglia.
L’obiettivo che mi prefiggo di realizzare con questo elaborato è quello di verificare come la quotazione e la permanenza sul mercato di una piccola e media impresa influisca sui rapporti di questa con le banche e più precisamente, sulla relativa incidenza del debito finanziario. In primis verrà descritto nei particolari il mercato AIM Italia, spiegando il percorso con il quale si è giunti alla costituzione di quest’ultimo, i requisiti richiesti per l’ammissione a quotazione, i soggetti che intervengono nel processo e i vantaggi e gli svantaggi che questa scelta comporta; successivamente verrà effettuata una breve analisi del mercato inglese AIM UK a cui Borsa Italiana si è ispirata per la costituzione del relativo nazionale, illustrando anche quali siano le principali differenze fra i due mercati; infine, si terminerà con un analisi quantitativa, nella quale verranno sfruttati i modelli Pooled OLS, Fixed Effects Model e Random Effects Model, per verificare la variazione dell’incidenza del debito finanziario al variare degli anni di quotazione di un’azienda e di altri fattori, come per esempio il ROE ed il ROS dell’impresa o la provenienza geografica di quest’ultima, relativamente alle società facenti parte del FTSE AIM Italia, indice borsistico rappresentativo del mercato omonimo.
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