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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09112014-200308


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LECCE, MARINA
URN
etd-09112014-200308
Titolo
MOBILITA' DEI TALENTI IN EUROPA DOPO LA STRATEGIA DI LISBONA. PRATICHE NAZIONALI A CONFRONTO FRA ITALIA, GERMANIA E SVIZZERA
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI
Relatori
relatore Dott. Tomei, Gabriele
Parole chiave
  • riconoscimento qualifiche
  • emigrazione italiana
  • unione europea
  • hsm
  • migrazione
  • economia della conoscenza
  • brain drain
  • mobilità intra UE
Data inizio appello
20/10/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
La strategia di Lisbona, del 2000, ed il suo rilancio 'Europa 2020', sono programmi di riforme, che mirano a fare dell'Europa “l'economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo”. Tra le priorità, l'Europa richiede una maggiore circolazione di conoscenza e alti livelli di innovazione, che possano funzionare come fattori di crescita economica e di coesione sociale. Diverse analisi e programmi europei riportati nella ricerca hanno evidenziato che, il livello di coesione e di cittadinanza attiva, richiesti dall'Europa per affrontare le sfide della globalizzazione, sono interdipendenti dal livello di educazione ed istruzione. Ovvero, i cittadini più istruiti e con più competenze sono anche quelli più mobili e più partecipi ai problemi e agli obiettivi dell'Unione europea. Il focus della ricerca è la mobilità degli individui (altamente) qualificati: dopo lo scoppio della crisi economica del 2008, la mobilità, o migrazione, di questi individui si è accentuata, soprattutto in invio dai paesi che hanno più sofferto per la recessione ( Irlanda, Portogallo, Spagna, Grecia e Italia). Una percentuale molto alta di questi migranti ha preferito restare in Europa, scegliendo come meta di soggiorno la Germania, la Gran Bretagna, la Francia o la Svizzera. Allo scoppio della crisi, infatti, alcuni Paesi membri si sono rivelati più innovatori di altri, tanto da uscire, quasi indenni, dalla recessione economica. Tenendo come termine di paragone le direttive e le normative europee, questa ricerca esamina alcune pratiche nazionali, così da poter misurare il livello di adesione alle direttive centrali, ma anche il livello di riuscita dei programmi comunitari. La questione sottolineata riguarda, infatti, la problematicità esistente fra il Metodo del Coordinamento Aperto europeo, strumento di realizzazione della Strategia di Lisbona, e le scelte governative nazionali. Le normative europee non sono “hard law”, ovvero non impongono restrizioni né decisioni; la Commissione europea ha solo un ruolo di sorveglianza nei confronti delle strategie nazionali. Questa atipica situazione politica comincia ad essere definita problematica proprio dopo il 2008: nei paesi più deboli, come il nostro, la migrazione in uscita è già stata identificata come 'fuga di cervelli', ovvero perdita di sviluppo, a vantaggio di stati membri più forti. Il canale migratorio esaminato è quello di Italia-Germania e Italia-Svizzera; questi paesi, oltre ad essere fra le mete principali ( e storiche) dei nostri connazionali all'estero, sono anche fra i Paesi che meglio hanno superato la crisi. La prima e la seconda parte della tesi costituiscono il framework di riferimento: abbiamo inquadrato la migrazione internazionale attuale, che risponde alle spinte della globalizzazione, del neoliberismo e dell'economia della conoscenza; nella terza parte, invece, andiamo a definire quale sia il modello normativo europeo per la gestione della mobilità qualificata, come effettivamente funziona tale tipo di mobilità, dopo la crisi del 2008; ed infine descriviamo la contraddittoria situazione italiana e la sua 'fuga dei cervelli'.
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