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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09112013-212400


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
PIRAGINE, GENOVEFFA
URN
etd-09112013-212400
Titolo
La tutela penale della libertà di concorrenza negli appalti pubblici.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Gargani, Alberto
Parole chiave
  • libertà di concorrenza
  • appalti
  • procedimento di scelta del contraente
Data inizio appello
07/10/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’idea di affrontare la tematica degli appalti pubblici e del loro affidamento nasce dalla constatazione di una rinnovata esigenza - sia comunitaria che nazionale, e sempre attuale - di una disciplina complementare, unitaria e sistematica, volta alla regolamentazione di un fenomeno che, pur non essendo recente nella sua manifestazione, non pare aver trovato nel tempo un argine legislativo alla prassi e alla distorta applicazione delle regole.
L’argomento avrebbe dovuto trovare trattazione fisiologica in ambito prevalentemente amministrativo, prevedendo una procedura che coinvolge organi della pubblica amministrazione e interessi dei cittadini, ma richiama continuamente le attenzioni del legislatore, non solo nazionale, date le facili infiltrazioni illecite e quindi il collocamento di alcune fasi della stessa procedura nell’area del penalmente rilevante.
Gli interessi coinvolti sono molteplici perché accanto all’esigenza della pubblica amministrazione e dei cittadini a che ci siano affidamenti sostenuti dalla qualità dei lavori offerti e da un corrispondente valore economico degli stessi, si pongono interessi che esulano dal comune e rientrano, invece, nel privato. I suddetti interessi trovano fondamento sempre in un dato economico e sono volti a far sì che gli appalti di lavori pubblici vengano affidati non su base concorrenziale ma in base a conoscenze e favori reciproci tra committente e affidatario.
Un circolo vizioso che vede da un lato l’interesse dell’affidatario a prevalere su altri possibili ed eventuali concorrenti per accaparrarsi ingenti somme di denaro non corrispondenti al valore effettivo del lavoro offerto, e dall’altro l’interesse di un committente che, in veste di organo pubblico, guarda, invece, al proprio tornaconto di favori.
Un sistema corrotto che si maschera dietro formali procedure di affidamento di lavori in realtà già affidati “dietro le quinte” e vede soccombente l’interesse pubblico.
Nell’esigenza di un rinnovato e corposo intervento sistematico, dato dal d. lgs. 136/ 2006 “Codice di contratti pubblici in materia di lavori, servizi e forniture”, si rivelano, al contempo, un’amara constatazione di un fenomeno corruttivo ancora presente e bisognoso di norme rigorose e un occhio fiducioso al futuro perché una maggiore regolamentazione possa fungere da maggior controllo e possa, se non arginare, limitare gli affidamenti corrotti e le infiltrazioni della criminalità organizzata, la quale nella sua evoluzione strutturale trova terreno particolarmente fertile per gli affari proprio nel settore degli appalti pubblici.
Lasciando da parte sentimentalismi e considerazioni ovvie sulla gravità di simili organizzazioni, nel corso della trattazione faremo riferimento in particolar modo alle cause e alla prassi empirico - criminologica che ha visto la diffusione di tali abusi nel tempo, alle norme di diritto sostanziale presenti nel codice penale - relative alla “turbata libertà degli incanti”, alla “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”, alla “astensione dagli incanti” - ed infine alla nuova disciplina complementare del decreto sopra citato la quale si è rivelata per certi aspetti innovativa rispetto al precedente, per altri maggiormente rigorosa. Particolare attenzione verrà posta sull’elaborazione giurisprudenziale della disciplina del nuovo codice e sulla dottrina soprattutto per le norme sostanziali, sulle quali si sono stratificate diverse, ma spesso convergenti, tesi interpretative. Qualche cenno conclusivo e doveroso andrà, infine, alla recentissima legge anti - corruzione n. 190/ 2012 che riconosce nel settore da noi preso in considerazione “più elevato il rischio di corruzione”, date le indebite influenze che lo caratterizzano.
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