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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09092014-173949


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BALDERESCHI, ELENA
URN
etd-09092014-173949
Titolo
Valutazione di Impatto Ambientale e Consumo di Suolo: caso studio del Sistema Tangenziale di Lucca
Dipartimento
INGEGNERIA CIVILE E INDUSTRIALE
Corso di studi
INGEGNERIA EDILE
Relatori
relatore Rovai, Massimo
Parole chiave
  • VIA
  • consumo di suolo
  • metodologia di calcolo consumo di suolo
  • sistema tangenziale di Lucca
Data inizio appello
29/09/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’analisi condotta nel presente studio si è sviluppata descrivendo innanzi tutto la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.
La VIA si basa sul principio dell’azione preventiva, in base al quale la migliore politica ambientale consiste nel prevenire gli effetti negativi legati alla realizzazione dei progetti anziché combatterne successivamente i risultati. La struttura della procedura viene concepita per dare informazioni sulle conseguenze ambientali di un’azione, prima che la decisione venga adottata, per cui si definisce nella sua evoluzione come uno strumento che cerca di introdurre a monte della progettazione un nuovo approccio che possa influenzare il processo decisionale negli ambienti imprenditoriali e politici, nonché come una procedura che possa guidare il processo stesso in maniera partecipata con la popolazione dei territori interessati.
Obiettivo del processo di VIA è evitare, ridurre e mitigare gli impatti secondo il concetto di Sviluppo Sostenibile, definito come “uno sviluppo che soddisfi le nostre esigenze d’oggi senza privare le generazioni future della possibilità di soddisfare le proprie”.
La VIA nasce quindi come strumento per individuare, descrivere e valutare gli effetti diretti ed indiretti di un progetto sulla salute umana e su alcune componenti ambientali quali la fauna, la flora, il suolo, le acque, l’aria, il clima, il paesaggio e il patrimonio culturale e sull’interazione fra questi fattori e componenti. Essa si prefigge di proteggere la salute umana, contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita, provvedere al mantenimento delle specie e conservare la capacità di riproduzione dell’ecosistema che è una risorsa essenziale per la vita.

In questo lavoro di tesi l’attenzione si è focalizzata sulla risorsa suolo e come essa viene trattata negli studi di impatto ambientale. A tale scopo, nel capitolo III è stato approfondito il problema del consumo di suolo in Italia attraverso una ricerca promossa dall’Università dell’Aquila.
L’esito degli studi effettuati ci mostra come in Italia sia in atto un consumo di suolo di notevole intensità che incide in termini di erosione diretta particolarmente sugli agro-ecosistemi, ma indirettamente crea disturbi e minacce su un’altra grande quantità e tipologia di ambienti naturali a causa dell’enorme frammentazione generata dagli interventi di urbanizzazione e, in particolare modo, dalle necessarie infrastrutture di collegamento. La perdita di suolo, in particolare quello agricolo, è stata maggiore dell’aumento del suolo urbanizzato a seguito della disseminazione insediativa (sprawl), che ha determinato una sottrazione di superfici agricole per una nuova urbanizzazione dispersa e a bassa densità che ha richiesto di conseguenza lo sviluppo di una diffusa rete di strade ed infrastrutture.
La riduzione maggiore di terreno agricolo riguarda la superficie a seminativi e i prati permanenti, ossia i due ambiti da cui provengono i principali prodotti di base dell’alimentazione degli Italiani: pane, pasta, riso, verdure, carne, latte. Questo porta l’Italia ad un’insufficienza della produzione agricola per il proprio fabbisogno alimentare e quindi ad un aumento della dipendenza dalle importazioni.

Lo studio è proseguito focalizzando l’attenzione sugli studi di VIA per la realizzazione delle Infrastrutture stradali di trasporto con particolare riferimento al tema del consumo di suolo e della salvaguardia delle risorse agricole.
Il settore delle infrastrutture riveste un ruolo strategico e fondamentale per lo sviluppo economico nazionale ma è altresì uno dei settori che sicuramente esercita le più forti pressioni sulle risorse ambientali e naturali, capace di modificare totalmente interi ambiti territoriali con effetti sul consumo di suolo, sulla frammentazione del territorio e sull’intero contesto ambientale e paesaggistico.
Sono stati analizzati i seguenti progetti:
1. Riqualifica con caratteristiche autostradali della SP46 Rho - Monza (Regione Lombardia)
2. Autostrada A4-A5 Torino Quincinetto - Ivrea - Santhià – Nodo Idraulico di Ivrea (Regione Piemonte)
3. Autostrada A1 – Adeguamento tratto di attraversamento appenninico Sasso Marconi - Barberino del Mugello (Regione Emilia Romagna)
Dall’analisi dei tre casi emerge che esiste sempre un “fine superiore” che giustifica il sacrificio di porzioni di territorio agricolo (e fertile) e, di conseguenza, le eventuali attività agricole ivi presenti. In particolare, nei quadri di pianificazione, regionali e provinciali, ecc., gli obiettivi del miglioramento dei flussi di traffico, della mobilità, ecc. sono ancora “vincenti” nei confronti della salvaguardia dei suoli agricoli e della sicurezza alimentare finendo per avallare la dipendenza nazionale al trasporto su gomma.
Aspetto rilevante emerso da quest’analisi è che il consumo di suolo non è molto considerato neppure in termini quantitativi e solo in alcuni casi ci si preoccupa di determinare l’occupazione effettiva da parte di nuove infrastrutture viarie, tralasciando o non considerando la inevitabile conseguenza della perdita o riduzione delle funzioni agricole dei terreni circostanti.
Per una corretta analisi degli impatti reali del consumo di suolo con riferimento, ad esempio, alla produttività agricola, è necessario avere una visione più ampia che oltre al consumo di suolo effettivo, deve considerare anche quella parte di consumo qui definita “sommersa” e che si riferisce alla perdita di funzionalità per i terreni agricoli limitrofi (contigui) alle nuove opere infrastrutturali realizzate.
Co questo si vuole sottolineare che, oltre alla singola porzione di terreno occupata, devono essere prese in considerazione le conseguenze e le perdite indirette che si generano nelle aree limitrofe.
Per consumo sommerso s’intende quindi l’individuazione e la quantificazione delle aree che vengono a perdere o ridurre le loro funzioni originarie a causa del contatto con aree interessate in modo diretto dal consumo di suolo.
Il presente lavoro si è posto l’obiettivo di proporre una metodologia di stima del consumo sommerso da utilizzare nelle procedure di VIA, in modo da fornire informazioni più adeguate e rispondenti riguardo l’effettivo consumo di suolo.

Per la messa a punto della metodologia è stato analizzato il caso studio del progetto Sistema Tangenziale di Lucca. Per effettuare lo studio sul consumo di suolo è stato utilizzato il software Q-GIS (Geographical Information System) che ha consentito sovrapposizioni di strati informativi e , con operazioni di overlay, estrapolare i dati dalle cui elaborazioni è stato ricavato il consumo effettivo e il consumo sommerso di suolo con riferimento agli appezzamenti condotti da aziende agricole professionali.
La proposta metodologica per la rilevazione del consumo sommerso di suolo è strutturata su due livelli di analisi. Il primo livello riguarda gli impatti sui terreni agricoli, cioè sulle singole particelle ARTEA; mentre il secondo rileva gli impatti sulle unità produttive, cioè sulle aziende agricole.
Per quanto riguarda il primo livello di analisi, ovvero l’impatto sui terreni agricoli, è stata fatta una classificazione in termini dimensionali che ne determina la specifica funzionalità. La classificazione in base alla superficie S delle particelle è la seguente:
• S < 1000 mq: particelle adatte a finalità hobbistiche
• 1000 mq < S < 4000 mq: particelle con funzionalità intermedia (hobby/professionali)
• S > 4000 mq: particelle adatte allo svolgimento di attività agricola professionale
Le 269 particelle attraversate dal nuovo asse viario sono state quindi raggruppate per classi di superficie e per percentuale di impatto ed è stato notato che la maggior parte di esse si trova nella fascia con finalità intermedie, sia hobbistiche che professionali per l’agricoltura.
I singoli terreni agricoli possono essere impattati in modi diversi dalla nuova infrastruttura prevista. Il primo modo prevede una detrazione di suolo tale da mantenere la precedente funzionalità, quindi la particella permane nella classe originaria. Il secondo modo implica invece una perdita di terreno agricolo causa di declassamento, ad esempio una particella con una superficie originaria compresa tra i 1000 e i 4000 mq dopo il passaggio della Tangenziale avrà una porzione residua di suolo inferiore ai 1000 mq e quindi subirà un passaggio da finalità intermedie a hobbistiche. Il terzo e più grave modo di impatto conduce alla perdita completa di funzionalità, si ha quindi un consumo di suolo così elevato da non permettere alcun tipo di attività.
Le tre classi di terreni agricoli sono state analizzate considerando i tre modi di impatto descritti.
Il secondo livello di analisi riguarda l’impatto sulle aziende agricole, classificate per superficie e per ordinamento produttivo. Le aziende agricole della Piana di Lucca che vedranno sottratti parte dei loro terreni per la costruzione del nuovo asse viario sono 98, distribuite su 269 particelle. Per una stessa azienda, infatti, vi possono perciò essere più particelle colpite.
Sono state analizzate, quindi, le situazioni di specifiche aziende colpite in maniera significativa dalla realizzazione dell’infrastruttura e che hanno cioè registrato un’elevata frammentazione e/o un consumo di suolo notevole.
In particolare sono confluite nel conteggio di consumo sommerso quelle porzioni di terreno che, in seguito al passaggio del Sistema Tangenziale, avranno una superficie inferiore agli 0,05 ettari.
Le aziende agricole con gli impatti più rilevanti sono quelle che hanno una superficie assai ridotta, compresa tra 1 e 3 ettari per sei di esse e addirittura inferiore a 1 ettaro per quattro di esse. Siamo quindi in presenza di aziende che, anche in assenza di consumo sommerso, presentano un impatto molto significativo che può metterne in discussione la loro sopravvivenza.
Per le aziende di dimensioni superiori l’impatto dipende dalla loro superficie complessiva ma anche dalla dispersione sul territorio. Ci sono infatti casi di aziende costituite da singole particelle sparse, la cui frammentazione determina un danno rilevante nonostante l’estensione totale dell’azienda ne garantisca la sopravvivenza.
Infine si può affermare che la quasi totalità delle aziende che subiscono un impatto rilevante hanno territori agricoli adibiti a seminativi; ciò conferma la tendenza nazionale di riduzione maggiore di quella parte di terreno agricolo da cui provengono i principali prodotti di base dell’alimentazione degli Italiani.
È importante sottolineare che alcuni passaggi operativi per la stima del consumo di suolo sono stati condotti “a mano”, portando ad inevitabili errori. I dati ottenuti non pretendono quindi di essere numericamente corretti ma lo scopo è quello di illustrare una metodologia procedurale per una valutazione di impatto che dia una stima del danno quanto più realistica possibile.
Il metodo proposto ha quindi permesso di evidenziare efficacemente il consumo di suolo sommerso, la perdita di funzioni produttive dei terreni agricoli e l’impatto sulle imprese agricole. La stima del danno tuttavia è esclusivamente di tipo qualitativo, motivo per cui, un possibile miglioramento della metodologia proposta, potrebbe essere l’introduzione di un indice che consenta una valutazione di carattere quantitativo.
Nell’analisi condotta è stato fondamentale l’uso di un software gis (Q-GIS) che ha permesso di valutare in modo “automatico” i diversi impatti utilizzando i dataset (Catasto, Artea, uso suolo, ortofoto, ecc.) disponibili.
Per concludere possiamo quindi affermare che la metodologia proposta potrebbe essere integrata a procedure di VIA per le infrastrutture stradali.

















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