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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09082016-171946


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
ALBO, VALERIA
URN
etd-09082016-171946
Titolo
Dalle teorie dello sviluppo a quelle del benessere: un'esperienza di prevenzione e riduzione dei disagi psicosociali causati dalla crisi
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
SCIENZE PER LA PACE: COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO, MEDIAZIONE E TRASFORMAZIONE DEI CONFLITTI
Relatori
relatore Prof.ssa Bonciani, Barbara
correlatore Prof. Paolinelli, Andrea
Parole chiave
  • counseling
  • crisi
  • disagio psicosociale
  • sviluppo
  • benessere
Data inizio appello
26/09/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
DALLE TEORIE DELLO SVILUPPO A QUELLE DEL BENESSERE: UN’ESPERIENZE DI PREVENZIONE E RIDUZIONE DEI DISAGI PSICOSOCIALI CAUSATI DALLA CRISI.
RIASSUNTO
Il termine sviluppo ha assunto negli ultimi decenni un significato centrale ed una concezione multidimensionale e multidisciplinare. Possiamo dire che per definire lo sviluppo vanno specificati due approcci sostanzialmente opposti: "il primo presuppone che ogni sistema socio-culturale-territoriale abbia un proprio cammino di sviluppo diverso e non comparabile con gli altri; il secondo, che lo sviluppo sia tracciato da una cultura dominante che tutte le altre devono seguire rinunciando alla loro specificità. Il primo approccio conduce a una geografia delle diversità che osserva lo sviluppo come un fenomeno complesso; il secondo conduce a tracciare una geografia delle diseguaglianze rispetto a un unico modello che mette in discussione la grande varietà culturale e territoriale riscontrabile sul pianeta[…]" .
Nel linguaggio corrente e in quello dei media, lo sviluppo presuppone un aumento in termini di crescita (growth) della disponibilità dei beni materiali attraverso il processo consequenziale di produzione, vendita, consumo. Questa definizione è molto vicina a quella più specifica di sviluppo ed alle conseguenze che il secondo approccio apporta nella società attuale.
Nel primo capitolo si presenterà brevemente il percorso storico che ha portato alla nascita del paradigma scientifico dominante, risalendo alle sue principali radici filosofiche e culturali e mostrando le conseguenze negative che l’assolutizzazione di alcuni suoi assunti iniziali ha poi prodotto sul piano ambientale, politico, socioeconomico, culturale ed esistenziale, fino ad arrivare ai giorni nostri ed alle più recenti teorie in materia. In quest'epoca odierna, siamo di fronte a due paradigmi culturali che nel corso dell'evoluzione del concetto di sviluppo si sono articolati e continuano a farlo, presentando nella loro convivenza un carattere conflittuale. Si parla del Paradigma riduzionistico e quello olistico.
"Olos” in greco significa "intero", "tutto" e l'olismo è un modo globale e sistemico di vedere la realtà, che considera i fenomeni fisici, biologici, psichici, linguistici e sociali nelle loro molteplici interrelazioni, che si sviluppa a partire dalla fine del XIX secolo a livello scientifico e filosofico, benché il concetto sotteso da questo termine sia presente già nella filosofia classica. Ed è solo a partire dalla seconda metà del XX secolo che la visione olistica della realtà ha cominciato a diffondersi nei diversi ambiti della scienza - dalla biologia alla sociologia, dalla medicina alla psicologia - acquisendo via via sempre maggiore credibilità e delineando i contorni di quello che possiamo oggi chiamare “un nuovo paradigma scientifico, alternativo a quello riduzionista e meccanicista che da secoli predomina incontrastato in tutti i campi della ricerca scientifica.”
Il termine “paradigma” deriva dal greco e significa "schema" o "modello". A livello epistemologico per "schema" s' intende un insieme di teorie, leggi e metodi sulla realtà, che può essere condiviso dalla maggioranza della comunità scientifica o solo da una parte di questa. Un paradigma, quello dominante o riduzionista, che ha reso indubbiamente possibile uno sviluppo tecnologico ed economico senza precedenti, ma che presenta non pochi limiti conoscitivi e pericolosi effetti collaterali. È proprio a causa di ciò che il suddetto paradigma è stato messo in discussione, prima da un piccolo gruppo di pionieri e poi da un numero sempre maggiore di persone - anche al di fuori del mondo scientifico - preoccupate per i dissesti da esso direttamente o indirettamente prodotti.
Due sono le principali obiezioni mosse al paradigma meccanicista riduzionista: una di natura epistemologica, proveniente dall’interno della comunità scientifica, relativa ai limiti conoscitivi di tale modo di vedere la realtà e più precisamente alla sua scarsa capacità di comprendere i processi ad elevato grado di complessità; l’altra di natura etica, proveniente anche dalla società civile, riguardante i molti effetti collaterali negativi che l’applicazione indiscriminata e acritica di tale paradigma ha prodotto sull’ecosistema, sui sistemi socio-economici e sui singoli individui.
È proprio a partire da tali obiezioni che, nel corso del XX secolo, si sono andati configurando, in diversi ambiti disciplinari, alcuni modelli teorici alternativi che si caratterizzano per una visione processuale e globale della realtà: dalla fenomenologia alla psicologia della gestalt, dalla teoria dei sistemi all’ecologia, dalle medicine olistiche alla PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia).
Questi modelli alternativi, anche se tra loro distinti e spesso distanti, possono essere considerati come parti diverse di un unico paradigma olistico emergente.
Nonostante sia ancora immaturo e applicato solo da una ristretta minoranza di scienziati, questo paradigma viene da molti considerato superiore a quello riduzionista e soprattutto portatore di assai minori effetti collaterali negativi. In considerazione di ciò sono in molti ad auspicare una rivoluzione scientifica e culturale che sancisca un passaggio dall’uno all’altro modello.
Entrambi i paradigmi se presi isolatamente presentano infatti, sia pregi che limiti, mentre assieme possono portare ad una comprensione assai più soddisfacente della realtà. Questa affermazione, che per molti potrebbe apparire di "sano buon senso", non è però affatto scontata e incontra non poche resistenze ed anche vere e proprie opposizioni: le incontra tra gli scienziati più conservatori e ortodossi, perché mette in discussione alcuni dei fondamenti storici e metodologici della scienza moderna, e le trova anche tra gli intellettuali e gli scienziati più innovatori e radicali, che vorrebbero liquidare tout-court il vecchio paradigma riduzionista a favore di una visione esclusivamente olistica della realtà. “Considerare i rapporti tra la visione olistica emergente e il paradigma riduzionista dominante in termini antagonistici è un modo distorto e conflittuale di affrontare la questione, che non favorisce certo una sua evoluzione positiva.”
Negli ultimi decenni sempre più studiosi, dopo aver apprezzato e utilizzato a fondo i modelli e le metodologie riduzioniste e quantitative, sono giunti a scontrarsi con alcuni loro gravi e insanabili limiti; allora, superando un iniziale scetticismo, si sono orientati verso approcci qualitativi olistici, cogliendone gli evidenti vantaggi ma comprendendo poi che anche essi hanno dei limiti e che nessuna delle due strade, da sola, è realmente superiore all’altra.
Nel secondo capitolo si esamina il concetto di benessere e come questo, nel corso degli anni, si stia non solo affiancando al concetto di sviluppo ma lo stia integrando, avvicinandosi sempre più alla visione di convivenza armonica tra uomo e ambiente, risultato di un processo di adattamento a molteplici fattori che incidono sullo stile di vita. Si approfondiranno gli ultimi studi in materia di benessere di Amartya Sen e Vandana Shiva.
In seguito si presenta il rapporto Stiglitz come documento odierno di concezione di sviluppo in termini di processo integrato: un processo che non ha variabili costanti per tutte le società e le culture ma che parte, appunto, dal concetto per il quale lo sviluppo è un processo che, attraverso i concetti di abilità e capacità, "estrae" dal contesto culturale e sociale i bisogni e le necessità essenziali per il gruppo sociale in questione.
Subito di seguito e per dovere di cronaca si parlerà del BES: Benessere Equo Sostenibile. Con il “Benessere Equo e Sostenibile (Bes)”, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) e l’Istituto nazionale di statistica (Istat) italiani hanno risposto alla necessità, sentita a livello internazionale, di darsi indicatori sullo stato di salute di un Paese che vadano “al di là del Pil”. Si tratta di un’iniziativa di grande rilevanza scientifica, che pone l’Italia all’avanguardia.
Esiste già una parte della popolazione che vive da anni con nuovi valori, più vicini all’ambiente ed all’etica e che fa uso delle risorse naturali e personali in modo critico. Tra la metà degli anni ’80 e la fine degli anni ’90 il sociologo Paul H. Ray e la psicologa Sherry R. Anderson hanno svolto negli USA approfondite indagini con l'obiettivo di individuare l'entità numerica e le caratteristiche socioculturali ed economiche della popolazione adulta maggiormente partecipe di questo processo di cambiamento culturale. Alla fine del secondo capitolo si parlerà di questa ricerca, quella americana e quella italiana che fanno entrambe una fotografia dello stato delle cose riguardo la partecipazione a questo nuovo modo di intendere le cose: ciò che si evince da entrambe le ricerche è che chi è orientato ad un mondo più etico ed ecosostenibile non ha la coscienza del gruppo, ovvero crede di esser da solo o quanto meno di appartenere ad una ristrettissima nicchia di persone che come lui/lei intende contribuire col proprio stile di vita alla creazione di nuove realtà oltre a quella già conosciuta. La ricerca americana è quella italiana chiamano questo gruppo "creativi Culturali".
Nel terzo ed ultimo capitolo si procede nell'approfondimento del concetto e del fenomeno sociale della "crisi" e di come questo rappresenti la diretta conseguenza del sistema di matrice riduzionistica nel quale viviamo e che, più o meno consapevolmente, sosteniamo. Si parlerà del conseguente fenomeno della disoccupazione e del disagio psicosociale che il suddetto provoca. Nello specifico si presenteranno alcuni dati statistici sulla situazione italiana a riguardo, sui precisi disturbi di ansia e depressione, ludopatia, alcolismo e tossico dipendenza nella presentazione del Progetto Co-senza Stress attuato, ed ancora in corso, sul territorio cosentino dall'associazione Kirone: crescita personale e psicosomatica.
Il progetto prevede un programma di educazione alla gestione dello stress, allo sviluppo della resilienza e del benessere psicosomatico e relazionale principalmente attraverso l’utilizzo di modalità esperienziali di provata efficacia ed attraverso la divulgazione di informazioni che permettano alle persone di migliorare il controllo sulla propria salute: ad. esempio tecniche di gestione dello stress e dell’ansia; programmi di comunicazione empatica volti a stimolare relazioni più profonde; tecniche di gestione dell’ emozioni; informazioni su alimentazione, ecologia, diritti umani, ecc., partendo dal presupposto base che un qualsivoglia cambiamento parte proprio dalla consapevolezza di una singola persona
Lo scopo del progetto è bilanciare le ripercussioni psicofisiche che la crisi economica ha sugli individui equipaggiandoli meglio alla gestione dello stress mirando allo sviluppo di una maggiore consapevolezza e di favorire l’innesco di dinamiche di evoluzione sociale, maggiormente volte al mutuo-sostegno, lo scambio empatico e la condivisione.
Per ultimo e non per importanza, il carattere sperimentale della tesi fa riferimento: 1) al tipo di approccio e studio innovativo che il progetto propone: la prevenzione e la riduzione del disagio psicosociale causato dalla crisi. 2) Agli interventi sul campo: contatti con enti di promozione della salute e della cultura e di quelli che sostengono e si occupano di fasce sociali a disagio nella città di Cosenza (es, associazioni per i disabili, casa circondariale, comunità di tossicodipendenti, università della terza eta, Arcigay, università, scuole primarie e sulla popolazione tutta interessata ad occuparsi del proprio benessere)e all’organizzazione di incontri mirati 3) Il Progetto Co-Senza Stress è, inoltre, un programma di educazione alla consapevolezza globale di sé stessi ed alla salute psicofisica, orientato a promuovere una migliore integrazione sociale e fornire nuovi strumenti umani e culturali per superare o gestire in modo funzionale le problematiche del mondo in cui viviamo.

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