ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09042017-171745


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
STEFANELLI, GRETA
URN
etd-09042017-171745
Titolo
Luci ed ombre del private enforcement in materia di aiuti di Stato
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Calamia, Antonio Marcello
Parole chiave
  • aiuti di Stato
  • private enforcement
Data inizio appello
25/09/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto

Il presente lavoro di tesi si prefigge di analizzare, tanto da un punto di vista normativo quanto dottrinale e giurisprudenziale, la complessa disciplina del private enforcement, quale strumento di tutela utilizzabile dai concorrenti lesi a causa della violazione delle norme antitrust europee in materia di aiuti di Stato.
Esso costituisce un meccanismo che consente ad imprese o a privati cittadini di esperire una tutela in sede civilistica nei confronti di una situazione giuridica soggettiva che si ritiene lesa a seguito di un comportamento anticoncorrenziale nei confronti di quelle imprese che abbiano violato le regole anitrust europee.
Nella fattispecie, nel primo capitolo, dopo aver introduttivamente proceduto in modo generale a ripercorrere storicamente quali siano i fattori che hanno generato il diritto della concorrenza in Europa, e aver, quindi, inquadrato sistematicamente la disciplina degli aiuti di Stato nella politica dell’ Unione, con uno sguardo alla loro relativa evoluzione nel contesto comunitario, si porrà in risalto la problematica concernente la loro definizione, giacché l’art 107 TFUE, sebbene li regolamenti, non provvede ad una loro delimitazione.
Si continuerà, nel secondo capitolo, attraverso un’ attenta disamina del public enforcement, vale a dire, la procedura di controllo degli aiuti di Stato espletata ad opera della Commissione, analizzando dapprima, il principio d’ incompatibilità e successivamente, le relative ipotesi derogatorie, ravvisabili in deroghe de iure e deroghe discrezionali, sulla base di quanto stabilito dall’ art 107, par. 2, lett. a) - c) e 107, par. 3, lett. a) – e) , TFUE.
Successivamente, nel terzo capitolo, si entrerà nel cuore del problema oggetto della nostra valutazione, focalizzandoci sul private enforcement in materia di aiuti di Stato, mediante uno studio circa la problematica questione della relativa disciplina, proseguendo attraverso un’analisi circa le origini e i presupposti di tale strumento di tutela privatistico, e le modalità di cooperazione instaurate tra giudici nazionali e Commissione, conseguentemente all’ intervento promozionale esercitato da quest’ ultima a favore dell’ istituto in esame, essendo, l’ istituzione comunitaria consapevole del fatto che tale strumento di tutela privatistico, rappresenti un importante baluardo capace di garantire la conservazione di una concorrenza non falsata all’interno dell’ Unione Europea. Quindi, si focalizzerà l’attenzione sui rimedi di private enforcement concretamente esperibili dal terzo concorrente leso dalla violazione della normativa europea in materia di aiuti di Stato, ravvisabili nella concessione di misure provvisorie cautelari; nella possibilità di ottenere un risarcimento del danno e nel recupero dell’ aiuto illegale.
Infine, nel quarto ed ultimo capitolo, l’attenzione sarà rivolta alle modalità in base alle quali i rimedi di private enforcement precedentemente menzionati vengono espletati nell’ordinamento italiano, soffermandoci sul peculiare problema della qualificazione delle posizioni giuridiche soggettive attribuite dalla normativa comunitaria al terzo concorrente leso dall’ aiuto illegale. Sempre all’interno del corpo del presente capitolo le considerazioni di chiusura verranno poste in essere attraverso un bilanciamento complessivo dei pro e dei contro dello strumento di tutela indagato, mettendone in luce punti di forza e carenze. I primi, come vedremo dettagliatamente in seguito, sono rappresentati dal fatto che esso rappresenta sia un’ opportunità per imprese e terzi consociati, lesi dall’ erogazione di aiuto di Stato illegale, di esercitare presso i propri giudici nazionali, un diritto soggettivo che l’ordinamento comunitario si è imposto di salvaguardare in modo consono; sia un rimedio in grado di far rispettare agli operatori economici esercenti in territorio europeo, le norme comunitarie a tutela della libera concorrenza, in maniera nettamente superiore rispetto alla sanzione pecuniaria amministrativa erogata a seguito di un procedimento di public enforcement.
Per quanto riguarda invece le carenze ed i limiti di cui soffre l’ istituto e che destano maggiore preoccupazione, questi sono imputabili ad una serie di ragioni, quali la scarsa chiarezza sulle autorità nazionali competenti a dare esecuzione alle procedure di recupero, nonché sulle imprese tenute alla restituzione delle somme e sul loro esatto ammontare; la difficoltà nell’ individuazione del diritto applicabile causata dalla mancanza di uniformità e armonizzazione della disciplina in questione; la difficoltà dell’onere probatorio gravante sull’attore che si ritiene leso da una violazione della disciplina in tema di aiuti di Stato e che conseguentemente chiede di essere risarcito per la perdita subita; ed infine, il conflitto di interesse dello Stato membro, dispensatore dell’ aiuto ma al tempo stesso soggetto preposto al suo recupero.
Tutti fattori che, come analizzeremo, rendono eccessivamente lente le procedure risarcitorie e di recupero. Conseguentemente, nonostante l’azione promozionale avviata dalla Commissione, al fine di diffondere maggiormente il private enforcement, come strumento di tutela esperibile dai privati in seguito alla violazione di norme antitrust europee, si ravvisa uno scarso interesse da parte di quest’ultimi nei confronti di queste procedure incapaci, ad oggi, di garantire un vantaggio effettivo nell’immediato.



File