• requisito patrimoniale
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• derivati otc
• crisi finanziaria
• credit valuation adjustment
• cva
• rischio di controparte

Il presente lavoro fa luce sulla rilevanza assunta dal Credit Valuation Adjustment in seguito alla crisi finanziaria degli ultimi anni, quando si è originata la consapevolezza che nessuna controparte potesse essere considerata come priva di rischio di default e che, dunque, fosse necessario incorporare il prezzo del rischio di controparte nel fair value dei derivati, in particolare quelli OTC. Le evidenze della crisi hanno spinto sia il Comitato di Basilea che lo IASB a regolamentare questa misura. Le tecniche di valutazione si basano sulla quantificazione delle sue componenti: esposizione, probabilità di default della controparte e tasso di recupero. La più sofisticata si articola in cinque fasi che, implementate in MATLAB, hanno permesso di giungere alla stima del CVA per contratti di interest rate swaps. Un’analisi di sensitività del CVA ha consentito di comprendere l’impatto che variazioni delle componenti hanno sulla misura. Tra gli aspetti positivi dell’implementazione numerica si sono potuti osservare flessibilità, capacità di adattarsi a nuove esigenze, velocità, trasparenza, competitività, esaustività ed economicità. L’aspetto negativo è quello di dover possedere competenze tecniche avanzate ed un sistema informatico sofisticato. La sfida di ogni banca sta nel comprendere quali siano gli elementi che pesano di più, in modo tale da capire se questo tipo di implementazione possa essere più o meno vantaggiosa.