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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-09022013-182813


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
PETRACCA, GABRIELE LUCIANO
URN
etd-09022013-182813
Titolo
Il trapianto di rene da donatore anziano: "a tailored approach"
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Boggi, Ugo
Parole chiave
  • biopsia
  • donatore anziano
  • rene
  • trapianto
Data inizio appello
24/09/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
In questo studio sono stati analizzati i risultati di 275 trapianti di rene eseguiti da donatori ultrasessantenni sia viventi che cadavere, dal Gennaio 2000 al Dicembre 2012 presso il reparto di Chirurgia Generale e dei Trapianti dell’Università degli Studi di Pisa, con un follow-up massimo di 120 mesi. Abbiamo, inoltre, eseguito dei confronti tra i risultati dei trapianti nelle seguenti sottopopolazioni:
- CKT (Cadaveric donors Kidney Transplant; 226 tx) vs LKT (Living donors Kidney Transplant; 49);
- SKT (Single Kidney Transplant; 137 tx) vs DKT (Dual Kidney Transplant; 89 tx);
- Trapianti effettuati dopo biopsia (183 tx) vs trapianti effettuati senza biopsia (83 tx);
- SKT con score bioptico di 4-5 (42 tx) vs DKT con score bioptico di 4-5 (48 tx);
- SKT con score bioptico di 4-5 (42 tx) vs SKT con score bioptico inferiore o uguale a 3 (48 tx).
La selezione del donatore vivente è stata effettuata sulla base di criteri clinici, di imaging e tramite la valutazione del filtrato renale ottenuto mediante scintigrafia renale. Abbiamo, invece, basato la nostra scelta di utilizzare il rene del donatore cadavere non solo sulla base delle caratteristiche cliniche del donatore (età, BMI, diabete, ipertensione, funzione renale, CMV IgG+) e dello score bioptico del graft pre-trapianto secondo Karpinski (quando è stata effettuata la biopsia) ma anche analizzando attentamente in ogni singolo caso le caratteristiche del ricevente (età, BMI, mesi dialisi pre-trapianto, CMV IgG+) per ottenere il miglior “match” possibile donatore-ricevente.
I nostri risultati mostrano, in pieno accordo con la letteratura, che la sopravvivenza del graft e del paziente sia migliore nel gruppo LKT rispetto al gruppo CKT (graft: 92,12% vs 61,59% p=0,004; paziente: 92,12% vs 74,25% p=0,05 paziente). Confrontando, invece, i gruppi SKT e DKT, che risultano omogenei per le principali caratteristiche generali, abbiamo visto come non vi siano differenze statisticamente significative tra i due gruppi in termini di sopravvivenza del graft (55,64% vs 74,82%, p=NS) e del paziente (71,29% vs 80,96%, p=NS). La popolazione dei riceventi un trapianto dopo esecuzione di biopsia pre-trapianto per l’allocazione dell’organo non presenta un miglior outcome di quella in cui non è stata eseguita la biopsia (sopravvivenza del graft: 63,10% vs 56,81% p=NS; sopravvivenza del paziente: 78,12% vs 64,56% p=NS). Risultati interessanti derivano dall’analisi del confronto tra i gruppi SKT 4-5 vs DKT 4-5 e SKT 4-5 vs SKT ≤ 3. In entrambi i confronti non abbiamo riscontrato differenze statisticamente significative per sopravvivenza del graft (SKT 4-5 56,83% vs DKT 4-5 63,10%; SKT 4-5 56,83% vs SKT ≤ 3 50,5%) e del paziente (SKT 4-5 86,31% vs DKT 4-5 86,20%; SKT 4-5 86,31% vs SKT ≤ 3 66,30%). Questi dati sembrano avvalorare il nostro approccio circa la possibilità di eseguire trapianti singoli anche con score bioptico secondo Karpinski di 4 o 5, grazie ad una accurata selezione della coppia donatore-ricevente. In questo modo si riuscirebbe a garantire il trapianto di rene ad un maggior numero di pazienti in lista di attesa per trapianto; questo aspetto, in accordo con la letteratura internazionale, porterebbe direttamente ad un allungamento della sopravvivenza e ad un miglioramento della qualità di vita di questi pazienti. Nel caso del donatore cadavere ultrasessantenne, quindi, un’attenta valutazione dei parametri clinici, accompagnata dalla valutazione istopatologica del rene, quando necessaria, permette di raggiungere buoni risultati anche a lungo termine per quanto riguarda sopravvivenza del graft e del paziente. Questo approccio sembra essere una valida risposta alla carenza di organi, all’invecchiamento della popolazione dei donatori e al sovraffollamento delle liste d’attesa.
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