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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09012016-155140


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
PAREO, CATERINA
URN
etd-09012016-155140
Titolo
Il licenziamento disciplinare: indagine sulla fattispecie e analisi delle tutele alla luce delle recenti riforme
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Albi, Pasqualino
Parole chiave
  • licenziamento
  • licenziamento disciplinare
  • reintegra
  • tutela indennitaria
  • art. 18 St. Lav.
  • riforma Fornero
  • D. Lgs. 23/2015
  • Jobs Act
  • rito Fornero
  • giusta causa
  • giustificato motivo soggettivo
  • potere disciplinare
  • insussistenza del fatto
  • fatto materiale
  • conciliazione facoltativa incentivata
Data inizio appello
19/09/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Con il presente lavoro di tesi si è inteso analizzare il tema della fattispecie ‹‹licenziamento disciplinare››, riservando particolare attenzione alla genesi e all'evoluzione della stessa e alle questioni sistematiche sorte a seguito delle novità apportate dalla Legge 28 giugno 2012, n. 92 (meglio nota come riforma Fornero) e a quelle contenute nel D. Lgs. 4 marzo 2015, n. 23, di attuazione della delega contenuta nella Legge 10 dicembre 2014, n. 183 (a tutti nota con la formula Jobs Act). Pertanto, l'oggetto della trattazione risulta limitato alle sole ipotesi di recesso datoriale per motivi disciplinari nei rapporti di lavoro privati.
L'elaborato si compone di tre capitoli: nel primo capitolo si affronta il tema della nascita e dell'evoluzione della fattispecie ‹‹licenziamento disciplinare›› e dei presupposti richiesti per la sua integrazione. Inoltre, sono presenti dei cenni relativi alla natura e ai limiti del potere disciplinare del datore di lavoro, anche con riferimento alla nuova disciplina dei controlli a distanza (di cui all'art. 23 del D. Lgs. 14 settembre 2015, n. 151), la quale potrebbe incidere notevolmente sull'esercizio del potere di irrogare sanzioni.
Nel secondo capitolo, invece, viene esaminata l'ipotesi patologica di mancata integrazione dei presupposti della fattispecie: in questi casi l'atto di recesso, non essendo legittimo, dà origine a risposte sanzionatorie nei confronti del datore di lavoro che abbia abusato del suo diritto di recedere dal contratto. In questa sede si cerca di dare un giudizio sulle scelte sanzionatorie fatte dal legislatore, tenuto conto del quadro economico di riferimento e soprattutto della cornice giuridica nazionale ed internazionale.
Il terzo capitolo si articola in una prima parte in cui si analizzano le garanzie processuali previste dalla legge e gli strumenti di prevenzione del conflitto; nella seconda parte del capitolo si discute del contenuto della tutela indennitaria, con particolare attenzione alle problematiche insorte in relazione alla modalità di quantificazione dell'indennità prevista dal D. Lgs. 23/2015. Nel medesimo capitolo, si riflette anche sul ruolo sociale ricoperto dal giudice del lavoro.
Il motivo per cui si è deciso di limitare la trattazione a tale specifica fattispecie risiede negli elementi di novità contenuti nel D.Lgs. 23/2015, che ha innovato la disciplina dei licenziamenti per i lavoratori che abbiano stipulato un contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti ‒ a far data dal 7 marzo 2015 ‒ e per i lavoratori ad essi equiparati ai sensi dell'art. 1 del medesimo decreto.
Si è deciso però di analizzare tali elementi di novità alla luce dell'art. 18 della legge n. 300/1970: gli artt. 3 e 4 del D. Lgs. 23/2015 sembrano scritti sulla falsariga dell'art. 18 St. Lav., poiché presentano numerosi elementi di assonanza. Tuttavia, lo studio qui esposto mira a mettere in evidenza proprio i tratti di discontinuità tra la nuova e la vecchia disciplina (vecchia, ma ancora in vigore).
L'attenzione si è concentrata in misura rilevante sulla corretta interpretazione della nozione di "fatto" prevista sia dall'art. 18 St. Lav. sia dall'art. 3 del D. Lgs. 23/2015. A tal proposito si è cercato di prospettare una interpretazione correttiva del dettato normativo, atta a rintracciare una mediazione tra la voluntas legis e la ragionevolezza di cui all'art. 3 Cost.
E' costante, lungo tutto il corso della trattazione, il rimando al tema della ‹‹stabilità reale››: la parabola tracciata dall'art. 18 St. Lav. registra oggi un movimento discendente, che va necessariamente indagato, con il chiaro obiettivo di individuarne e rafforzarne i punti di debolezza.
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