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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-08312009-145245


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
TURBATO, ELISABETTA
URN
etd-08312009-145245
Titolo
Pisa: la ricostruzione del Ponte vecchio (1637-1666)
Dipartimento
INTERFACOLTA'
Corso di studi
STORIA DELL'ARTE
Relatori
relatore Prof.ssa Nuti, Lucia
Parole chiave
  • Edilizia Pubblica
  • Fiumi e Fossi
  • Seicento Pisano
  • Ferdinando I
Data inizio appello
21/09/2009
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
21/09/2049
Riassunto
Il presente lavoro ha avuto come obiettivo l’approfondimento delle vicende che nel Seicento videro protagonista il ponte Vecchio della città di Pisa, l’attuale ponte di Mezzo.
Il Seicento fu un secolo di grandi cambiamenti per la città, che si aprì con un periodo di splendore e fioritura sotto Ferdinando I de Medici, ma che subito mutò diventando seriamente problematico, in quanto la città fu travolta da una serie di sciagure.
Tra queste il crollo del principale ponte nel 1637, che fu un evento vissuto tragicamente dalla città, già fortemente provata dalla situazione di profonda crisi.
La necessità della ricostruzione fu subito avvertita dal Granduca, che prese immediati provvedimenti a riguardo, costituendo il Magistrato sopra la Fabbrica del Ponte, che si occupò del coinvolgimento degli ingegneri per questa nuova imponente costruzione.
La ricostruzione in realtà non avvenne nell’immediato, ma impegnò la città per circa trent’anni. Furono due le fasi costruttive per il nuovo ponte: una prima fase che iniziò sulla base dell’approvato progetto di Bernardino Contini, che prevedeva la costruzione di un ponte a tre luci e si concluse invece col progetto di Alessandro Bartolotti, che intendeva realizzare un ponte ad una sola luce, una costruzione talmente imponente che si sarebbe potuta chiamare l’”ottava meraviglia del mondo”.
L’imponenza e la maestosità dell’opera si rivelarono un totale fallimento quando nel 1644si levarono le centinature, il ponte crollò una seconda volta.
Dopo il crollo fu costruito un ponte in legno, nel tentativo di ovviare almeno provvisoriamente ai problemi legati alla viabilità.
Così si concluse la prima fase della riedificazione del ponte Vecchio, che lasciò spazio ad una nuova ondata di proposte.
Nel 1658, dopo l’elezione di una nuova magistratura iniziò la seconda fase delle vicende costruttive. Anche in quest’occasione furono diversi gli architetti e gli ingegneri che presentarono il loro progetto, ma nel 1659 Ferdinando II affidò l’esecuzione al romano Francesco Nave. Egli intendeva recuperare ciò che era rimasto dai precedenti tentativi e realizzare un ponte a tre arcate.
Nel 1666 si salutò l’inaugurazione del nuovo ponte con un’edizione straordinaria del Gioco del Ponte.
Questo ponte ebbe vita decisamente più lunga del precedente, infatti fu travolto nel 1944 dalle mine tedesche della seconda guerra mondiale.
In questa sede si è tentata una ricostruzione del cantiere attivo nella riedificazione del ponte, attraverso l’analisi delle varie componenti, come le maestranze impegnate e l’organizzazione del lavoro di queste ultime, i luoghi destinati alle svariate attività, le macchine da lavoro e gli attrezzi utilizzati, e infine anche i materiali.
La ricostruzione delle vicende, dei progetti e delle relazioni, delle attività e maestranze coinvolte nel cantiere, si è basata sullo studio delle fonti d’archivio, uno studio spesso difficoltoso per l’esiguità del materiale e per la comprensione stessa dei manoscritti, talvolta frammentari e illeggibili.
Le fonti d’archivio sono state fondamentali anche per il tentativo di delineare un’immagine il più veritiera possibile della fisionomia della zona del centro della città, cioè la zona intorno al ponte. Infatti la nuova costruzione comportò numerose demolizioni di case e di botteghe che ospitavano le attività commerciali presenti nella zona, e procedendo a ritroso da ciò che è stato demolito si è tentato di ristabilirne la composizione. A tal proposito sono state indispensabili le due serie di stime contenute nel fondo Fiumi e Fossi dell’Archivio di Stato di Pisa, le notizie pervenuteci grazie ad alcuni cronisti del tempo, e alle rappresentazioni grafiche della città, che hanno costituito un grande aiuto, sebbene non sia possibile considerarle fonti esatte.


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