ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-08282017-173117


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CHINE', ALESSANDRA
URN
etd-08282017-173117
Titolo
Amblyosport: risultati della privazione a breve termine dell'occhio ambliope combinata con l'attività sportiva in pazienti adulti.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Dott. Figus, Michele
Parole chiave
  • adulto
  • attività sportiva
  • deprivazione sensoriale
  • ambliopia
Data inizio appello
19/09/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’ambliopia è un comune disturbo neurologico della visione, caratterizzato da una ridotta acuità visiva, che interessa più frequentemente un solo occhio. Riguarda approssimativamente il 2-4% della popolazione.
E’ dovuta all’inibizione di segnali neurologici nel percorso visivo dell’occhio ambliope da parte dell’occhio adelfo durante lo sviluppo visivo, in assenza di evidenti alterazioni anatomiche. Il trattamento standard nel bambino prevede l’occlusione dell’occhio dominante, limitando il suo ingresso corticale e spostando il dominio oculare verso l’occhio ambliope. Si pensa che la diagnosi e l'inizio del trattamento nella fase iniziale della vita siano fondamentali per il successo della terapia occlusiva. Pertanto, nei soggetti nei quali l'occlusione non è efficace non ci sono terapie alternative disponibili in età più avanzate. Recentemente si è cominciato ad osservare la persistenza di livelli di plasticità neuronale residui nel cervello adulto e gli scienziati hanno sviluppato nuovi interventi genetici, farmacologici e comportamentali per attivare questi latenti meccanismi al fine di ottenere un recupero dell’acuità visiva.
Sulla base di recenti studi che dimostrano come la riduzione dell’inibizione GABAergica dopo un breve periodo di privazione monoculare inneschi la plasticità omeostatica in V1 nell’adulto umano modificando l’equilibrio inaspettatamente a favore dell’occhio privato; e studi che dimostrano come la plasticità omeostatica indotta dalla deprivazione monoculare di breve durata sia fortemente potenziata da una moderata attività fisica volontaria; il nostro studio si propone di valutare il miglioramento dell’acuità visiva e della stereopsi combinando la privazione a breve termine dell’occhio ambliope con l’attività sportiva. Abbiamo reclutato 11 pazienti adulti ambliopi, con o senza storia precedente di occlusione dell’occhio dominante. Abbiamo misurato all’ingresso l’AV espressa in logMAR utilizzando tavole logaritmiche ETDRS e l’acuità stereoscopica mediante il TNO TEST. Sei pazienti hanno effettuato l’esperimento di controllo: per 3 giorni consecutivi hanno guardato un film occludendo l’occhio ambliope, senza fare esercizio fisico. A distanza di un mese, abbiamo implementato la condizione di controllo con l’attività fisica. E’ emerso che il miglioramento è di gran lunga maggiore quando all'occlusione dell'occhio ambliope si combina l’esercizio fisico.
Evidenziato il ruolo dell’esercizio fisico, tutti i pazienti hanno eseguito l’esperimento principale. È stata posizionata una benda di materiale plastico traslucido sull’occhio ambliope ed è stato proiettato un film della durata di 2 ore che il paziente ha guardato pedalando in maniera intermittente su una bicicletta stazionaria (10 min di attività fisica e 10 min di riposo). I partecipanti sono stati tenuti a mantenere una frequenza cardiaca di 120 battiti al min durante l'attività fisica. Tutti i pazienti hanno eseguito la procedura per 3 giorni consecutivi (D1,D2,D3) e 1 giorno alla settimana nelle 3 settimane successive come rinforzo (W1,W2,W3). Dopo 1 mese (M1) dopo 3 mesi (M3) e dopo 1 anno (1Y) abbiamo eseguito il follow-up per valutare la persistenza dei miglioramenti ottenuti.
L’analisi statistica ha evidenziato come pazienti ambliopi adulti possano essere efficacemente trattati, contrariamente al dogma terapeutico che prevede l’occlusione dell’occhio dominante in età infantile, mediante privazione a breve termine dell’occhio ambliope combinata con l’attività sportiva. In conclusione il presente studio suggerisce che: sono sufficienti poche ore di trattamento per ottenere un miglioramento fortemente significativo dell’acuità visiva, verificatosi in tutti i pazienti. Tale miglioramento persiste nel follow up a 1 mese, a 3 mesi e, in alcuni pz a 1 anno. La stereopsi, che è la proprietà più difficile da recuperare, sia durante che dopo il periodo critico, perché la plasticità deve avvenire a livello delle cellule binoculari, migliora in 6 pazienti su 10 in maniera statisticamente significativa con mantenimento nel follow-up del miglioramento ottenuto.
I dati emersi offrono quindi una nuova prospettiva terapeutica nell’adulto ambliope. Tale trattamento ha elevata compliance dal momento che è di breve durata e non invasivo. Il limite principale dello studio è stato essenzialmente il numero esiguo di pazienti e la breve durata del follow-up. E’ dunque auspicabile che ulteriori studi prospettici possano riconfermare i benefici di tale trattamento.
File