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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-08272008-143120


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
BEVILACQUA, RAFFAELE
URN
etd-08272008-143120
Titolo
Tomografia (OCT) e campo visivo computerizzato nella diagnosi precoce della tossicità retinica da idrossiclorochina (Plaquenil(R))
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
Relatore Prof. Benelli, Umberto
Parole chiave
  • Nessuna parola chiave trovata
Data inizio appello
25/09/2008
Consultabilità
Completa
Riassunto
Lo studio ha avuto come obiettivo la valutazione dell’effettiva possibilità di diagnosi precoce del danno retinico da accumulo di idrossiclorochina, molecola in origine usata come antimalarico, oggi ampiamente utilizzata nella terapie di diverse malattie di pertinenza reumatologica, quali lupus eritematosus sistemico, sindrome di Sjögren, connettiviti e artriti di vario tipo, tutte accumunate da una significativa partecipazione del sistema immune al determinismo della patologia.
Le strumentazioni a cui si è deciso di ricorrere, oltre alla visita normalmente svolta, sono state principalmente il campo visivo computerizzato, dispositivo utilizzato da anni per le patologie di interesse retinico, e il tomografo computerizzato (OCT), strumento di più recente introduzione nella diagnostica oculare e dotato di altissima precisione; a questi sono stati affiancati esami quali il reticolo di Amsler, le tavole di Ishihara, il test di Shirmer e la pachimetria con microscopia.
Per ogni paziente sono state programmate ed eseguite 4 visite, una basale e le altre a 30, 60 e 90 giorni dall’inizio della terapia con idrossiclorochina, e tutte le visite sono state svolte nell’arco di 18 mesi su un gruppo di 20 pazienti a cui era stata prescritta per la prima volta tale terapia.
I risultati ottenuti non hanno portato all’individuazione di segni precoci di danno retinico. Infatti, sia la visita oftalmologica standard che i test eseguiti sono risultati tutti negativi. Più in particolare l’OCT non ha evidenziato aree foveali alterate e il campo visivo non ha subito cambiamenti sostanziali nell’arco dei 90 giorni.
Dato il numero relativamente limitato di pazienti che è stato possibile reperire in 18 mesi, a fronte dei risultati negativi circa l’insorgenza di danno retinico, è difficile fare affermazioni in un senso o nell’altro sulle possibilità diagnostiche e l’utilità che può avere nella pratica clinica l’introduzione di questi esami come approccio routinario al paziente che deve eseguire questa terapia. Visti anche i dosaggi oggi utilizzati e i pochi lavori in letteratura che hanno affrontato l’argomento, con risultati analoghi ai nostri, il sentimento comune è che l’utilità del nostro approccio è piuttosto limitata e che sono probabilmente sufficienti visite oftalmologiche standard a intervalli più lunghi (almeno 3-6 mesi e solo dopo almeno qualche mese di terapia) per garantire comunque un adeguato follow-up.
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