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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-08232013-113930


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
BIANCHI, NICOLA
URN
etd-08232013-113930
Titolo
L'artroplastica di rivestimento dell'anca con accoppiamento metallo-metallo: risultati clinici, radiologici e tribologici.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Scaglione, Michelangelo
Parole chiave
  • protesi di rivestimento
  • tribologia
  • metallo-metallo
  • ARMD
Data inizio appello
24/09/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
24/09/2053
Riassunto
La sostituzione protesica dell’anca è un intervento che è andato incontro a numerosi progressi, sia per quanto riguarda la tecnica chirurgica che dal punto di vista dei materiali utilizzati, tanto che oggi viene considerata una delle procedure più idonee ed affidabili in chirurgia ortopedica. L’intervento elettivo di protesi d’anca viene eseguito principalmente allo scopo di alleviare il dolore, la rigidità, la deformità, la limitazione funzionale che colpiscono l’articolazione dell’anca, migliorando così la qualità della vita dei pazienti.
Nel corso degli anni sono state sviluppate fondamentalmente tre tipologie di protesi d’anca: protesi totali , endoprotesi e protesi di rivestimento.
Nel paziente giovane affetto da patologia d'anca necessaria di artroplastica la soluzione più indicata è la protesi di rivestimento. Essa si differenzia dalle tradizionali protesi in quanto si sostituisce solo la superficie articolare: la componente femorale è una emisfera che “riveste” la testa femorale opportunamente modellata evitando la rimozione del collo femorale, la componete acetabolare è una coppa protesica metallica. Questo tipo di protesi consente pertanto la massima conservazione del bone stock del paziente e associa la mini-invasività ossea a quella dei tessuti molli. Inoltre l'ampia superficie articolare, grazie alla presenza di grosse teste femorali, permette un range of motion sovrapponibile a quello fisiologico.
Le protesi di rivestimento di nuova generazione sfruttano un accoppiamento metallo-metallo (lega metallica di cromo-cobalto-molibdeno), questa soluzione riduce al minimo gli attriti e soprattutto la produzione di particelle per usura che sono una delle cause maggiormente responsabili del fallimento delle protesi.

In questa tesi descriviamo la nostra esperienza presso la clinica ortopedica di Pisa riguardo l’artroprotesi di rivestimento dell’anca con accoppiamento metallo-metallo.
Dal 2004 al 2008 abbiamo trattato 82 pazienti con questo tipo di protesi. Questo impianto è costituito da due componenti metalliche in cobalto-cromo-molibdeno e prevede una fissazione ibrida: superficie porous-coated rivestita di idrossiapatite press-fit per la componente acetabolare e fissazione con cemento per la componente femorale. Degli 82 impianti 62 sono stati applicati a uomini e 20 a donne (età media dei pazienti 48 anni).
Abbiamo richiamato per le indagini del caso 42 pazienti (45 anche), 3 dei quali hanno la protesi di rivestimento bilateralmente. Il follow-up va da un minimo di 4 anni ad un massimo di 9 anni.
Alla visita i pazienti sono stati valutati clinicamente mediante la scheda Harris Hip Score (HHS); abbiamo poi sottoposto i pazienti ad una ecografia muscolo scheletrica dell’anca ed a una valutazione radiografica verificando il posizionamento delle componenti e la presenza di eventuali radiolucenze evolutive; tutti i pazienti sono stati inoltre sottoposti ad esami ematochimici ed urinari dosando gli ioni metallo Cr e Co.
I risultati raggiunti fino ad ora possono essere considerati soddisfacenti: tutti i pazienti che sono stati visitati hanno ripreso l’attività lavorativa e/o sportiva con successo precedentemente svolta; dal punto di vista radiografico si è notato una eccellente integrazione delle componenti protesiche e in nessun caso mobilizzazione degli impianti; dalle ecografie e dai risultati tribologici è emerso che 2 pazienti presentano una reazione locale da rilascio di detriti metallici dalla protesi (ARMD, Adverse Reaction to Metal Debris) e contemporaneamente livelli di Cr e Co più elevati nel sangue e nelle urine rispetto agli altri pazienti, questo è indice di probabile usura della protesi anche se dal punto di vista clinico e radiografico i 2 pazienti stanno bene e non intendono sottoporsi ad alcun intervento di revisione protesica.
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