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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-08202013-170449


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
RICCI, LUCA
URN
etd-08202013-170449
Titolo
Effetti della modulazione volontaria del respiro sulla sincronizzazione cardio-respiratoria: studio trasversale psicofisiologico in meditatori tibetani e occidentali
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
PSICOLOGIA CLINICA E DELLA SALUTE
Relatori
relatore Dott. Gemignani, Angelo
Parole chiave
  • respiro
  • meditazione
  • pranayama
  • sincronizzazione cardio-respiratoria
  • psicofisiologia
Data inizio appello
12/09/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/09/2053
Riassunto
Negli ultimi anni, il crescente interesse del mondo occidentale verso le pratiche meditative orientali, ha posto in luce come queste non appartengano ad una dimensione prettamente spirituale, bensì si configurino come discipline i cui effetti psicofisiologici ed esiti sulla salute possono essere dimostrati e confrontati con altre tipologie di intervento.
Le pratiche meditative impongono al soggetto che vuole raggiungere un elevato grado di expertise una disciplina ferrea che può svilupparsi nell’arco di anni; è per questo motivo che il livello di competenza determina effetti qualitativamente diversi. La componente del controllo del respiro, trait d’union delle diverse pratiche, ha un effetto particolare sulla sincronizzazione cardio-respiratoria che si rivela nella registrazione dell’Aritmia Sinusale Respiratoria (RSA). Sulla base di queste premesse, è lecito attendersi una diversificazione di questo parametro in base al livello dell’expertise raggiunto. Inoltre, il differente approccio a tali tecniche meditative da parte del mondo occidentale rispetto a quello orientale, pone ulteriori quesiti per capire i reali meccanismi fisiologici alla base del suddetto legame. In particolare, in base alla ben documentata sincronizzazione cardio-respiratoria, è cruciale studiare se questa è una caratteristica tipica di tali tecniche, oppure se è una prerogativa dei differenti approcci (occidentale ed orientale).
Alla luce di questo, lo scopo principale di questo lavoro di tesi è quello di indagare gli effetti della meditazione sulla sincronizzazione cardiorespiratoria in un campione di meditatori esperti orientali ed occidentali. Questo lavoro si inserisce nell’ambito di un progetto più ampio che ha come obiettivo quello di studiare le modificazioni dell’asse cuore-cervello-polmoni indotte dalle tecniche meditative in soggetti meditatori e non.
In particolare, la tesi si articola in tre parti:
a) una sezione introduttiva nella quale vengono contestualizzate e descritte le tecniche meditative, con particolare focus alle pratiche di respirazione. In particolare, verranno studiate nella loro relazione con gli effetti omeostatici e con le influenze sulla sincronizzazione cardiorespiratoria;
b) una sezione sperimentale ottenuta su di un campione di meditatori esperti orientali ed occidentali monitorati con elettrocardiogramma e respirogramma in condizioni di rilassamento e meditazione;
c) una sezione di appendice che fornisce maggiori dettagli sull’Aritmia Sinusale Respiratoria (RSA) con particolare riferimento alla sua relazione con le pratiche meditative.
Dal confronto tra 7 meditatori tibetani e 6 meditatori occidentali è emerso che questi due gruppi non differivano per le variabili di sesso, età, numero di anni di pratica meditativa e numero di anni di ritiro spirituale; da ciò si evince che i due gruppi erano omogenei.
Quando si andava a considerare mediante ANOVA a misure ripetute il fattore STATO (rilassamento vs. meditazione) e il fattore NAZIONALITA’ (Tibetani vs. Occidentali) è emerso che i meditatori occidentali durante la meditazione esibivano una più elevata heart rate variability (HRV) e una maggiore sincronizzazione cardiorespiratoria rispetto ai meditatori tibetani. Durante la fase di rilassamento, al contrario, i meditatori tibetani mostravano valori più elevati dell’entropia di Shannon ad indicare presumibilmente la presenza di sistemi di autocontrollo del battito cardiaco.
In conclusione, da questo lavoro di tesi emerge seppur ancora in via preliminare, come la meditazione, quindi come le tecniche del controllo volontario del respiro possano essere efficaci nell’aumentare la HRV e possano indurre la sincronizzazione cardiorespiratoria. Interessante è notare come questi due parametri, il cui aumento è indicatore di un livello di “benessere” psicofisico, siano più elevati nei meditatori occidentali rispetto ai tibetani, suggerendo così l’idea di un coinvolgimento di variabili etniche e sociali nella loro regolazione e mantenimento. Ulteriori indagini e l’aumento del campione sperimentale, saranno perciò necessarie al fine di stabilire con più chiarezza quali sono i meccanismi psicofisiologici alla base di tale rapporto.
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