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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-08172017-175358


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
GIUSIANI, FRANCESCO
URN
etd-08172017-175358
Titolo
PAOLO BENVENUTI. Il pittore con la macchina da presa
Settore scientifico disciplinare
L-ART/06
Corso di studi
STORIA, ORIENTALISTICA E STORIA DELLE ARTI
Relatori
tutor Prof.ssa Lischi, Alessandra
Parole chiave
  • Pittore
  • macchina da presa
  • Benvenuti
Data inizio appello
23/08/2017
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
23/08/2087
Riassunto
La struttura della ricerca
Il fulcro centrale di questa ricerca vuole proporre un’analisi riguardante la messa in forma e l’evoluzione del linguaggio nel cinema di Paolo Benvenuti.
Quello di Paolo Benvenuti è un cinema monolitico che l’autore pisano costruisce armonizzando, col tempo e con l’esperienza, i tasselli del suo discorso artistico.
Nella ricerca qui di seguito presentata si è cercato di lavorare con attenzione analitica sul tessuto connettivo che lega questi tasselli e che fa acquistare coerenza e compattezza al discorso di Benvenuti.
In questo senso, era di fondamentale importanza inoltrarsi nelle intersezioni poetiche dell’autore, abbracciando un’analisi metodologica meno classificatoria e proprio per questo più inclusiva.
Dopo un’accurata analisi e revisione della filmografia esistente, mi è stato chiaro come il corretto metodo di lavoro dovesse svilupparsi tramite due linee comunicanti: un accurato studio bibliografico e una dettagliata ed esaustiva intervista all’autore.
L’intervista rappresenta però anche uno strumento parziale e limitato a livello analitico perché non contempla una distanza critica necessaria e potremmo dire che tende a privilegiare l’idea che l’autore si è fatto della sua opera piuttosto che analizzare ciò che l’opera è o rappresenti. L’intervista tende ad esprimere senza filtri ciò che è nella mente dell’autore penalizzando quella distanza necessaria che serve per giudicare un’opera e privilegiando invece «il giudizio intenzionale» che l’autore si è creato a riguardo della sua stessa opera. Tutti questi limiti esistono e la riflessione che ha preceduto la mia scelta è stata lunga e fitta di ripensamenti. Infine ho seguito il percorso dell’intervista tenendo ben presente i miei obiettivi di ricerca. Se l’intervista da un lato si mostrava inadeguata nell’analizzare le opere dell’autore, d’altro canto poteva rivelarsi un efficace strumento per ricostruire il percorso poetico del regista pisano. In questo senso ho utilizzato le informazioni desunte dall’intervista mettendole sempre a confronto con l’altro aspetto metodologico della mia ricerca: lo studio bibliografico.
Le interviste sono così strutturate: una prima sezione rivolge uno sguardo dettagliato sulle esperienze della formazione artistica di Paolo Benvenuti analizzando inoltre la genesi di tutte le opere che l’autore realizza tra il 1968 con il suo primo corto Il Balla Balla fino a Il giorno della regata del 1983. In questo capitolo l’intervista fornisce non solo un chiaro e dettagliato viatico per comprendere le esperienze che hanno formato la coscienza autoriale di Paolo Benvenuti ma prova anche a tracciare, in modo trasversale, un approfondimento all’interno del tessuto storico dentro cui l’autore pisano si è trovato a gravitare tra la fine degli Sessanta e per tutti gli anni Settanta e Ottanta.
Il successivo capitolo, Paolo Benvenuti: genesi di uno sguardo consapevole, tira sostanzialmente le fila dell’intervista precedente, delineando in 10 punti chiave le essenziali esperienze nella formazione di Paolo Benvenuti che l’autore pisano ha successivamente e a più riprese sublimato e introiettato nel suo sguardo autoriale.
Seguono le sei sezioni d’interviste, ognuna divisa rispettivamente in base ai sei lungometraggi dell’autore: Il bacio di Giuda (1988), Confortorio (1992), Tiburzi (1996), Gostanza da Libbiano (2000), Segreti di Stato (2003), Puccini e la fanciulla (2008).
In questi capitoli, attraverso la voce di Paolo Benvenuti, ricostruiamo la genesi di ciascun film soffermandoci nel dettaglio sul metodo di lavoro dell’autore: il primo studio sul documento storico, l’essenziale passaggio dal documento storico alla sceneggiatura e le successive problematiche di produzione: scelta delle location, selezione degli attori, rapporto con le maestranze, etc.
Seguire questo metodo, ovvero partire dalla pratica produttiva che sottende il film, mi ha permesso di indagare in modo approfondito la poetica dell’autore. Questo perché la risoluzione di molti problemi produttivi implica, nel cinema, una rilettura e un’interpretazione della drammaturgia. Quest’interpretazione continua, che l’autore deve fare ogni qual volta se ne manifesti l’esigenza, è un cammino verso un grado di consapevolezza sempre più elevato rispetto all’essenza dell’opera che egli sta realizzando.
In questo senso, questa scelta metodologica che parte dalla ‘bassa cucina del cinema’ si è rivelata come la porta d’ingresso per comprendere il modus operandi cinematografico di Paolo Benvenuti.
I frutti analitici di questi sette blocchi d’interviste sono confluiti nella sezione principale della ricerca di dottorato. Questa sezione è composta da nove capitoli che si propongono di delineare un aggiornato sentiero critico per comprendere il linguaggio poetico dell’autore, analizzandone la formazione e l’evoluzione in itinere.
Nell’impostare un percorso che guidasse il lettore attraverso gli snodi della poetica di Paolo Benvenuti, si è voluto approfondire le intersezioni fra i vari passaggi del discorso poetico cercando di coglierne le connessioni esplicite e implicite.
Inoltre dallo studio emerge come Paolo Benvenuti integri nella sua poetica due essenze opposte e contrarie: un’anima razionale e rigorosa (nel lavoro sul documento storico, sulla sceneggiatura e nella pianificazione produttiva) e un’anima istintuale (nel momento delle riprese e nella scelta non programmata della messa in quadro e della messa in scena).
I primi tre capitoli analizzano il discorso storico nei film di Benvenuti, interrogandosi sia su quale tipo di storia venga affrontata nel discorso dell’autore (Il cinema di Paolo Benvenuti: storia del quotidiano, storia dal basso, storia di una microstoria), sia sul metodo che Benvenuti utilizza nel suo lavoro storico e come il tutto venga poi sublimato nei suoi film attraverso la ricerca della credibilità (Lo storiografismo eretico di Paolo Benvenuti: il metodo, la ricerca, la credibilità).
Chiude infine questo primo settore analitico un saggio in cui si analizza la delicata transizione dal documento storico alla sceneggiatura in un percorso che ci guida alla scoperta sia della dimensione etica del cinema dell’autore sia al fulcro tematico della sua intera filmografia (Dalla riscrittura storica alla scrittura cinematografica: interferenza, traduzioni, reciprocità).
Nel capitolo Da Roberto Rossellini a Paolo Benvenuti: assimilazione e ricerca si propone un’analisi comparata che, dalle dichiarazioni di Roberto Rossellini, permette di leggere in filigrana le scelte poetiche nel cinema di Paolo Benvenuti.
Per chiarezza d’analisi ho individuato tre aspetti fondamentali che avvicinano il discorso dei due autori: 1) Il metodo di lavoro, 2) L’ideologia: etica ed estetica 3) Il senso didattico e informativo dell’arte.
Tramite questo approccio comparativo è stato così possibile approfondire le assimilazioni ideologiche e le differenziazioni metodologiche che nel corso del tempo hanno portato il cinema di Benvenuti a una sua completa autonomia rispetto alle lezioni del Maestro.
Nel capitolo Da Danilo dolci a Paolo Benvenuti: il cinema maieutico si sottolinea come la concezione maieutica nel cinema di Paolo Benvenuti abbia assunto consapevolezza dall’incontro con il pedagogo Danilo Dolci.
Ai fini del nostro discorso ci sembra importante richiamare questa esperienza perché ciò possa ergersi a chiave di lettura per il cinema dell’autore. La definizione di «Cinema maieutico» infatti è stata coniata da Dolci, che in generale non amava il cinema e lo riteneva, come tutti i mass-media, uno strumento di trasmissione e non di comunicazione. Grazie alla vicinanza con Benvenuti, Dolci scopre una diversa forma di cinema: film dalla forma ‘aperta’, che ricerchino un contatto attivo con lo spettatore e siano per lui stimolo di riflessione. Dopo la conoscenza di Danilo Dolci, Benvenuti fa propria la lezione del metodo struttural-maieutico sublimandola nel suo linguaggio cinematografico e applicandola nelle lezioni sul linguaggio audiovisivo tenute presso la sua scuola di cinema Intolerance di Viareggio.
Nel successivo capitolo, Le scatole cinesi della rappresentazione: Cinema, pittura, teatro. Dall’utilizzo storiografico del ‘documento pittorico’ all’etica del punto di vista si analizza come l’inquadratura (letta nel senso etimologico di in-quadrare, mettere in quadro), vada a costituire per Benvenuti il punto nevralgico della sua coscienza autoriale. Come si deve guardare il mondo e come scegliere il punto di vista della macchina da presa? È questa pulsione a caratterizzare le prime giovanili ricerche del regista pisano; un interrogarsi continuo sul senso e sulle modalità (tecniche e artistiche) del punto di vista.
Proseguendo nel nostro studio mostriamo come a risolvere questi interrogativi siano intervenuti due incontri fondamentali nella formazione del giovane Benvenuti: l’incontro con Roberto Rossellini e la scoperta del Teatro del Maggio.
È proprio a partire dal Teatro del Maggio che Benvenuti compie un’analisi storico-antropologica che gli permetterà di leggere e ridefinire la pittura come documento storico-figurativo. Il frutto di questa riflessione sarà la pittura eletta come medium di riferimento per cogliere il respiro del tempo.
Da questa presa di coscienza Benvenuti intensifica la riflessione sull’essenza della consapevolezza artistica. Afferma Benvenuti: «Io so perfettamente che quando compongo un’inquadratura sto facendo una rappresentazione (il cinema) di una rappresentazione (la pittura) di una rappresentazione (il teatro)».
L’autore pisano dichiara altresì di essere perfettamente cosciente che il cinema non è la «realtà» ma la «rappresentazione della realtà attraverso un rettangolo».
È a partire da quest’analisi che possiamo comprendere la natura del senso pittorico che si respira nelle pellicole di Paolo Benvenuti.
Nel capitolo Dall’immagine pittorica all’immagine filmica: prospettiva e composizione. si analizza il rapporto tra il concetto di prospettiva e il concetto di composizione (messa in scena e messa in quadro).
Paolo Benvenuti nei suoi studi giovanili presso il Magistero d’arte a Firenze approfondisce la ricerca della dinamica prospettica che più tardi entrerà nel suo cinema proprio tramite il concetto d’inquadratura.
Essendo la composizione una ricerca costante verso la distribuzione armonica delle forme, la conoscenza della prospettiva permette di elaborare le scelte linguistiche ed estetiche, padroneggiando pienamente le forme all’interno del quadro. La cura verso questo principio compositivo Paolo Benvenuti la immetterà a più riprese, nel suo modus operandi cinematografico.
Nel capitolo Il pittore con la macchina da presa: Paolo Benvenuti e lo sguardo-Lumière cerchiamo di delineare come il cinema di Paolo Benvenuti prenda vigore dalla pittura (in particolare dai grandi maestri artisti fiorentini del Quattrocento e del Cinquecento), ma rimanga altresì fermamente radicato al cinema delle ‘vedute’ Lumière. In particolare crediamo che il legame fascinatorio che Paolo Benvenuti nutre nei confronti del cinema dei fratelli Lumière sia riconducibile a due principali aspetti dei cineasti francesi messi in luce da Jacques Aumont ovvero: 1) il senso arcaico del concetto di inquadrare tramite il primo strumento cinematografico, 2) l’immissione nella dinamica di scelta e di realizzazione delle prime vedute, dell’essenza percettiva e istintuale dei pittori impressionisti.
Cosa assimila Benvenuti dai fratelli Lumière? Cosa assimila Benvenuti dai Lumière-creatori d’immagini, definiti da Aumont come «l’ultimo occhio impressionista»? In questo senso, il ragionamento presente nel capitolo parte da queste due domande e cerca delle risposte, delle linee di assimilazione, di confronto, di congiunzione; al fine di definire un ragionamento teso a individuare ciò che sottende il concetto di composizione nel cinema di Paolo Benvenuti.
Chiudiamo così l’ultima sezione della nostra ricerca delineando come, Benvenuti assembli in sé lo sguardo del pittore e lo sguardo delle vedute Lumière: uno sguardo sospeso tra Pittura e Cinema, uno sguardo consapevole, uno sguardo di un cineasta e di un pittore, un pittore con la macchina da presa.
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