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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-07122011-141226


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione
Autore
CARGIOLI, CLAUDIO
URN
etd-07122011-141226
Titolo
Ruolo dello screening precoce nella Depressione perinatale: dati preliminari del PND-ReScU II
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
PSICHIATRIA
Relatori
relatore Mauri, Mauro
Parole chiave
  • STAI
  • PDPI-R
  • gravidanza
  • EPDS
  • screening
  • depressione perinatale
  • depressione postpartum
Data inizio appello
29/07/2011
Consultabilità
Completa
Riassunto
Nel periodo perinatale la donna è particolarmente vulnerabile nei confronti del disturbo depressivo. Infatti, a seconda degli studi, la depressione maggiore e minore presenta tassi di prevalenza che variano rispettivamente tra l’8,5% e l’11,0% in gravidanza e tra il 6,5% e il 12,9% nel primo anno post-partum. Tuttavia, solo una piccola percentuale dei casi viene identificata e trattata con importanti conseguenze negative sia sulla madre che sul bambino. Appaiono quindi fondamentali l’identificazione dei fattori di rischio e uno screening precoce, al fine di attuare un tempestivo trattamento.
In questa tesi vengono confrontati due gruppi di donne nel primo mese postpartum: 271 donne seguite fin dal primo mese di gravidanza e 130 donne valutate per la prima volta nel primo mese postpartum. Le scale utilizzate sono la Edinburgh Postnatal Depression Scale (EPDS), la State-Trait Anxiety Inventory (STAI) e la Postpartum Depression Predictors Inventory-Revised (PDPI-R) e l’Intervista Clinica Strutturata per la diagnosi dei disturbi psichiatrici di Asse I (SCID-I).
L’analisi dei dati conferma che, nel primo mese postpartum, le donne seguite fin dalla gravidanza presentano una sintomatologia ansiosa e depressiva significativamente inferiore, testimoniata dai minori punteggi all’EPDS (t=-6.140; p<.001) e alla STAI (t=-4.800; p<.001). Pertanto, è possibile ipotizzare che uno screening precoce possa ridurre i tassi di psicopatologia perinatale e permettere di identificare le donne più a rischio, consentendo così una diagnosi più precoce e una migliore gestione del trattamento.
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