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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-07112011-123440


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione
Autore
VILLARI, LILIANA
URN
etd-07112011-123440
Titolo
Follow-up scintigrafico nei pazienti con embolia polmonare acuta
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MALATTIE DELL'APPARATO RESPIRATORIO
Relatori
relatore Prof. Palla, Antonio
relatore Dott. Celi, Alessandro
Parole chiave
  • embolia polmonare
  • scintigrafia polmonare da perfusione
  • recidiva embolica
  • follow-up scintigrafico
Data inizio appello
29/07/2011
Consultabilità
Completa
Riassunto
Scopo della presente tesi è stato quello di valutare l’evoluzione della perfusione polmonare e il ruolo dell’estensione dei difetti perfusori residui nel rischio di recidive emboliche in pazienti con diagnosi di embolia polmonare acuta sintomatica.
Mediante un’analisi retrospettiva è stata presa in esame una casistica di pazienti con diagnosi di embolia polmonare acuta sintomatica dall’aprile 2005 al maggio 2010 e in cui fosse disponibile un follow-up scintigrafico di almeno sei mesi, valutati presso la Medicina Nucleare della U.O. Pneumologia e Fisiopatologia Universitaria I dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Pisana. In tutti i pazienti è stata eseguita una lettura in doppio degli esami scintigrafici ai vari tempi e la concordanza tra le due letture è stata analizzata tramite il test kappa. L’eventuale presenza di recidive emboliche è stata diagnosticata sulla base della comparsa di difetti segmentali di perfusione non presenti al controllo precedente.
Nel periodo considerato sono state diagnosticate 374 embolie polmonari sintomatiche di cui 52 (13,90%) mediante angio-TC spirale non seguita da scintigrafia da perfusione, 73 (19,52%) mediante scintigrafia polmonare da perfusione concordante con la probabilità clinica e 249 (66,58%) mediante una combinazione TC-scintigrafia. Di queste, 120 sono state escluse per mancanza di follow-up scintigrafico ad almeno sei mesi dalla diagnosi e 2 pazienti per resezione chirurgica polmonare.
L’analisi si riferisce a 252 pazienti (91 maschi) di età 69 + 15 anni (media+DS) in terapia anticoagulante. L’indice kappa per la concordanza delle letture è stato compreso tra 0,84 e 0,98 ai vari controlli. Il numero dei segmenti non perfusi alla diagnosi ha confermato una distribuzione gaussiana con una media di segmenti non perfusi pari a 5,8. Dopo 6 mesi di terapia, il 50 % dei pazienti non ha più evidenziato difetti di perfusione o solo difetti minimi. Durante il follow-up si sono verificate 16 recidive in tempi successivi ad un mese e, nella maggior parte dei casi, dopo 6 mesi. Se dalla nostra casistica escludiamo i 16 pazienti con recidiva, è possibile osservare che mentre tra il numero dei segmenti non perfusi al basale e a sei mesi vi è una differenza statisticamente significativa (5,8 + 2,8 vs 2,1 + 2; p< 0,0001) non vi è alcuna differenza significativa tra 6 mesi e 12 mesi (1,7 + 1,8) (N.S.; ANOVA).
Il 50% dei soggetti ha presentato difetti residui in numero ≥ 2; dal confronto tra il numero di segmenti non perfusi al basale e il numero di segmenti non perfusi al controllo ad un anno è stato dimostrato che più è altro il numero dei segmenti non perfusi alla diagnosi e maggiore è la possibilità di presentare a 12 mesi difetti perfusori residui ≥ 2.
Inoltre, anche l’età media dei soggetti è risultata significativamente più alta nei pazienti che presentano a 12 mesi difetti perfusori residui ≥ 2.
Dal confronto tra l’ultimo controllo disponibile per i pazienti con recidiva e il controllo a 6 mesi per i soggetti che non hanno recidivato, non sono emerse differenze statisticamente significative in merito al numero dei segmenti non perfusi.
Infine è stato osservato che è possibile individuare un livello di gravità al momento della diagnosi, caratterizzato da un numero di segmenti non perfusi maggiore di 8, al di sopra del quale non aumenta il numero di segmenti non perfusi al controllo ad un anno.
In conclusione a sei mesi dall’evento acuto si osserva una netta significativa riduzione del numero dei segmenti non perfusi che non cambia successivamente in modo significativo. La persistenza di difetti di perfusione non è predittiva per lo sviluppo di recidive emboliche tardive.
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