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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-07062007-164255


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
Peretti, Federico
URN
etd-07062007-164255
Titolo
I leucograniti del promontorio del Monte Calamita, isola d'Elba
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE GEOLOGICHE
Relatori
Relatore Prof. Rocchi, Sergio
Relatore Dott. Dini, Andrea
Parole chiave
  • Calamita
  • isola d'Elba
  • Porto Azzurro
  • leucograniti
Data inizio appello
27/07/2007
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
27/07/2047
Riassunto
I plutoni sono spesso associati spazialmente a sciami di intrusioni tabulari (dicchi e sill) di dimensioni variabili. Le relazioni genetiche tra i due tipi di unità intrusive sono un interessante oggetto d’indagine per comprendere l’evoluzione della petrogenesi dei magmi. Inoltre, le giaciture delle intrusioni tabulari, per la loro forma planare regolare, sono solitamente collegate al regime tettonico attivo durante la loro messa in posto. Il caso dell’Elba orientale è particolarmente interessante per l’abbondanza delle intrusioni tabulari leucogranitiche, affioranti nelle zone di Porto Azzurro e del promontorio del M. Calamita. Il loro aspetto di terreno è quello di dicchi e sill di spessore ridotto (mediamente circa 0.1 m), di colore bianco, costituiti principalmente di quarzo + feldspati + tormalina ± muscovite ± biotite. I leucograniti si intrudono esclusivamente nell’unità degli Scisti del Calamita, la più profonda unità tettono-stratigrafica conosciuta all’isola d’Elba. Lo studio di terreno ha portato al “censimento” di oltre 600 intrusioni tabulari, di cui sono stati descritti spessore, giacitura, paragenesi e rapporti con l’incassante; i dati raccolti e rielaborati hanno permesso di suddividere l’area di studio in otto zone caratterizzate dalla presenza di leucograniti affini per ciò che si è potuto osservare sul terreno. Le rocce magmatiche affioranti sono state suddivise in Monzograniti di Porto Azzurro (MGPA: monzogranito a grana grossa a megacristalli di K-feldspato) e Leucograniti del Calamita (LGC: dicchi e sill). Gli studi petrografici hanno messo in evidenza che i leucograniti sono caratterizzati per la maggior parte da tessitura disequigranulare e hanno subito un’intensa cataclasi; inoltre, i leucograniti sono stati ulteriormente suddivisi su base petrografica in LGCbt (a biotite ± tormalina ± muscovite), LGCms (a muscovite ± tormalina ± rara biotite) e LGCtur (a tormalina ± rara muscovite ± rara biotite). Le analisi degli elementi maggiori e in traccia (XRF) sono state effettuate su un ampio numero di campioni; una selezione è stata sottoposta ad analisi di elementi in traccia mediante ICP-MS e a determinazione delle composizioni isotopiche di Sr e Nd. La variabilità interna della composizione isotopica dello Sr nelle singole sottounità suggerisce che i magmi originari si siano formati per processi di fusione parziale al disequilibrio di sorgenti crostali eterogenee (variabilità della composizione isotopica del Nd). L’insieme delle osservazioni raccolte permette di stabilire un parallelo con le rocce del complesso igneo dell’Elba occidentale. Sulla base di questo confronto, si ipotizza l’anteriorità dei leucograniti rispetto al plutone, la cui messa in posto avrebbe modificato la giacitura dei primi, sollevato gli Scisti del Calamita e attivato la faglia di Zuccale. Il plutone è probabilmente posizionato a E-SE del promontorio del M. Calamita.
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