Tesi etd-07022008-183052 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
BENEDETTI, GIOVANNI
URN
etd-07022008-183052
Titolo
Stenosi aortica degenerativa: risultati iniziali dell'impianto percutaneo della protesi valvolare aortica CoreValve
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
Relatore Prof.ssa Petronio, Anna Sonia
Parole chiave
- aortic stenosis
- corevalve
- impianto percutaneo di protesi valvolare aortica
- percutaneous aortic valve replacement
- stenosi aortica
Data inizio appello
22/07/2008
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
22/07/2048
Riassunto
TITOLO DELLA TESI
STENOSI AORTICA DEGENERATIVA: RISULTATI INIZIALI DELL’IMPIANTO PERCUTANEO DELLA PROTESI VALVOLARE AORTICA COREVALVE
RIASSUNTO
Introduzione.
La stenosi aortica degenerativa è la forma più frequente di restringimento della valvola aortica nell’adulto.
Questa patologia presenta un evoluzione lenta, ed a lungo asintomatica; tuttavia la comparsa dei tre sintomi fondamentali: angina, dispnea e sincope è espressione, generalmente, di un peggioramento della prognosi del paziente.
Il trattamento chirurgico è inidicato nei pazienti sintomatici, con stenosi severa. In aggiunta ad esso, è disponibile oggi una nuova metodica terapeutica: l’impianto percutaneo di una protesi aortica.
Materiali e Metodi.
Il presente studio prende in considerazione 25 pazienti trattati medianti l’impianto percutaneo di una protesi valvolare aortica autoespandibile (CoreValve, Irvine, California), dal settembre 2007 al luglio 2008.
Tutti i pazienti sono stati selezionati in base all’età (maggiore o uguale di 75 anni), al rischio chirurgico (maggiore od uguale al 15% di EuroScore), o alla presenza di gravi comorbilità in associazione ad un’età superiore ai 65 anni. Lo studio prende in considerazione i dati preoperatori ed alla dimissione, nonché i dati clinico strumentali ad 1 mese, ed a 3 mesi.
Il follow-up è stato eseguito mediante una visita cardiologica, un elettrocardiogramma, ed un ecocolordoppler cardiaco.
Risultati.
La procedura di impianto percutaneo della protesi è stata eseguita sotto anestesia generale, mediante un’approccio transfemorale in 22 casi, e con un accesso succlavio nei rimanenti 3 casi. Tutte e 25 le procedure hanno avuto successo. Non si sono verificati problemi nell’impianto della protesi né decessi intraprocedurali, né gravi complicanze durante l’intervento.
I gradienti transvalvolari di picco e medio, sono migliorati nettamente subito dopo l’impianto della protesi. Il Gradiente medio è stato stimato 56 +∕− 21 mmHg prima dell’intervento e 10 +∕− 4 mmHg subito dopo. Il gradiente di picco è passato da 86 +∕− 30 mmHg, prima della procedura a 18 +∕− 8 mmHg subito dopo questa. Dopo la procedura si sono verificati 3 decessi (12%), tutti durante il ricovero post-operatorio.
I dati alla dimissione, a 30 giorni, ed a 90 giorni dalla procedura dimostrano un netto miglioramento della sintomatologia per tutti i pazienti trattati, ciò è stato valutato mediante la classe funzionale NYHA. Il 64% dei soggetti presentavano prima dell’intervento una classe NYHA III/IV, mentre a 90 giorni dall’impianto il 93% dei pazienti aveva una classe NYHA I.
Conclusioni.
L’impianto percutaneo della protesi valvolare aortica CoreValve per i pazienti ad alto rischio chirurgico si presenta come una metodica fattibile avente una ottima percentuale di successo procedurale ed una mortalità più bassa di quella predetta dagli algoritmi di previsione del rischio chirurgico.
STENOSI AORTICA DEGENERATIVA: RISULTATI INIZIALI DELL’IMPIANTO PERCUTANEO DELLA PROTESI VALVOLARE AORTICA COREVALVE
RIASSUNTO
Introduzione.
La stenosi aortica degenerativa è la forma più frequente di restringimento della valvola aortica nell’adulto.
Questa patologia presenta un evoluzione lenta, ed a lungo asintomatica; tuttavia la comparsa dei tre sintomi fondamentali: angina, dispnea e sincope è espressione, generalmente, di un peggioramento della prognosi del paziente.
Il trattamento chirurgico è inidicato nei pazienti sintomatici, con stenosi severa. In aggiunta ad esso, è disponibile oggi una nuova metodica terapeutica: l’impianto percutaneo di una protesi aortica.
Materiali e Metodi.
Il presente studio prende in considerazione 25 pazienti trattati medianti l’impianto percutaneo di una protesi valvolare aortica autoespandibile (CoreValve, Irvine, California), dal settembre 2007 al luglio 2008.
Tutti i pazienti sono stati selezionati in base all’età (maggiore o uguale di 75 anni), al rischio chirurgico (maggiore od uguale al 15% di EuroScore), o alla presenza di gravi comorbilità in associazione ad un’età superiore ai 65 anni. Lo studio prende in considerazione i dati preoperatori ed alla dimissione, nonché i dati clinico strumentali ad 1 mese, ed a 3 mesi.
Il follow-up è stato eseguito mediante una visita cardiologica, un elettrocardiogramma, ed un ecocolordoppler cardiaco.
Risultati.
La procedura di impianto percutaneo della protesi è stata eseguita sotto anestesia generale, mediante un’approccio transfemorale in 22 casi, e con un accesso succlavio nei rimanenti 3 casi. Tutte e 25 le procedure hanno avuto successo. Non si sono verificati problemi nell’impianto della protesi né decessi intraprocedurali, né gravi complicanze durante l’intervento.
I gradienti transvalvolari di picco e medio, sono migliorati nettamente subito dopo l’impianto della protesi. Il Gradiente medio è stato stimato 56 +∕− 21 mmHg prima dell’intervento e 10 +∕− 4 mmHg subito dopo. Il gradiente di picco è passato da 86 +∕− 30 mmHg, prima della procedura a 18 +∕− 8 mmHg subito dopo questa. Dopo la procedura si sono verificati 3 decessi (12%), tutti durante il ricovero post-operatorio.
I dati alla dimissione, a 30 giorni, ed a 90 giorni dalla procedura dimostrano un netto miglioramento della sintomatologia per tutti i pazienti trattati, ciò è stato valutato mediante la classe funzionale NYHA. Il 64% dei soggetti presentavano prima dell’intervento una classe NYHA III/IV, mentre a 90 giorni dall’impianto il 93% dei pazienti aveva una classe NYHA I.
Conclusioni.
L’impianto percutaneo della protesi valvolare aortica CoreValve per i pazienti ad alto rischio chirurgico si presenta come una metodica fattibile avente una ottima percentuale di successo procedurale ed una mortalità più bassa di quella predetta dagli algoritmi di previsione del rischio chirurgico.
File
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