Tesi etd-07022008-125725 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
NASTASIO, SILVIA
Indirizzo email
silviaa@iol.it
URN
etd-07022008-125725
Titolo
Valutazione della mineralizzazione ossea in un gruppo di pazienti affetti da Sindrome di Prader-Willi prima e durante terapia con ormone della crescita
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
Relatore Prof. Saggese, Giuseppe
Parole chiave
- BMC
- BMD
- fratture
- mineralizzazione ossea
- ormone della crescita
- picco di massa ossea
- sindrome di prader-willi
- statura
Data inizio appello
22/07/2008
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
22/07/2048
Riassunto
Premessa. La Sindrome di Prader-Willi (SPW) è una malattia genetica rara, caratterizzata dall’assenza di una porzione del braccio lungo del cromosoma 15 di origine paterna, detta regione 15q11-q13. Si ritiene che tale alterazione sia responsabile di un danno a livello ipotalamico e che questo sia a sua volta alla base di gran parte dei sintomi.
Si tratta di una sindrome complessa caratterizzata da obesità, bassa statura, ipogonadismo e ritardo mentale.
Il quadro clinico si modifica con l’età: è caratterizzato da una fase iniziale di ipotonia nella primissima infanzia con conseguente difficoltà di alimentazione e scarso accrescimento.
Solo successivamente, tra i 2 ed i 4 anni, fa seguito la fase caratterizzata da iperfagia, causata dall’assente senso di sazietà che determina il tipico comportamento compulsivo nei confronti del cibo di questi pazienti.
Se l’iperfagia non viene trattata, può portare ad un’obesità di tipo centrale generalmente di grado medio-elevato, con un BMI spesso superiore a 40 kg/m2 negli adolescenti e negli adulti.
Numerosi studi hanno dimostrato come i soggetti affetti da Sindrome di Prader-Willi presentino una specifica composizione corporea se confrontata con quella dei soggetti con obesità essenziale e caratterizzata cioè da una obesità pronunciata, ridotta massa muscolare e ridotta densità minerale ossea.
Scopi dello studio. Lo scopo di questa tesi è stato di valutare la mineralizzazione ossea in un gruppo di pazienti affetti da Sindrome di Prader-Willi, esaminando i valori di BMD e BMC misurati mediante DEXA a livello delle vertebre lombari prima e durante la terapia con ormone della crescita.
Scopi secondari della tesi sono stati quelli di esaminare le variazioni staturali in corso di terapia, la statura definitiva e il raggiungimento del picco di massa ossea nei soggetti PW adulti, nonchè di valutare l’incidenza di fratture ossee.
Pazienti e metodi. Sono stati esaminati 12 soggetti affetti da sindrome di Prader-Willi (8 maschi e 4 femmine) con un’età compresa tra 6,5 e 32,3 anni (età media 18,8 ± 8,1 anni).
Tutti i pazienti erano stati sottoposti ad indagini genetiche che avevano confermato la diagnosi clinica di Sindrome di Prader-Willi.
Nove pazienti effettuavano terapia con ormone della crescita ricombinante umano al dosaggio di 0,035 mg/Kg/die nei bambini e 0,01 mg/Kg/die negli adulti. La durata del trattamento con ormone della crescita variava dai 1 anno a 8 anni (media ± DS 4,0 ± 2,3 anni).
In tutti i soggetti sono stati valutati peso, statura, BMI; i valori sono stati acquisiti prima dell’inizio della terapia con ormone della crescita e ogni anno in corso di terapia. La valutazione della mineralizzazione ossea è stata effettuata tramite DEXA prima di iniziare la terapia e approssimativamente una volta ogni 2 anni fino ad oggi.
Risultati. Nei pazienti Prader-Willi, bambini e adulti, la mineralizzazione ossea risulta spesso compromessa con valori di BMDarea e BMDvolume significativamente ridotti rispetto alla media.
In questo senso è stato visto che, tutti i bambini ad eccezione di uno, e tutti gli adulti in terapia con GH, hanno avuto, durante il trattamento, un incremento dei valori di BMD e dopo alcuni anni di somministrazione dell’ormone hanno presentato una mineralizzazione ossea compresa nell’87% dei casi entro i limiti di normale variabilità della popolazione (>-1 DS).
La statura che all’inizio dello studio risultava nella maggior parte dei casi al di sotto della norma ha subito un incremento in corso di terapia con GH evidente nei bambini più che negli adulti.
Nei pazienti adulti inoltre i valori di BMD risultavano in continuo aumento evidenziando il non raggiungimento del picco di massa ossea che dovrebbe essere raggiunto, in condizioni fisiologiche entro la seconda decade di vita.
Infine, nel nostro studio, la percentuale di fratture è risultata dell’8,3%.
Conclusioni.In generale, i risultati di questo studio ci dimostrano l’effetto favorevole del GH su tutti i fronti qui indagati: la mineralizzazione ossea, il picco di massa ossea e la crescita staturale e ci suggeriscono come un inizio tempestivo del trattamento con ormone della crescita possa permettere di giungere a risultati ancora più soddisfacenti ed efficaci.
Ulteriori indagini condotte con un maggior numero di pazienti e più a lungo termine sono necessarie per confermare queste osservazioni preliminari.
Si tratta di una sindrome complessa caratterizzata da obesità, bassa statura, ipogonadismo e ritardo mentale.
Il quadro clinico si modifica con l’età: è caratterizzato da una fase iniziale di ipotonia nella primissima infanzia con conseguente difficoltà di alimentazione e scarso accrescimento.
Solo successivamente, tra i 2 ed i 4 anni, fa seguito la fase caratterizzata da iperfagia, causata dall’assente senso di sazietà che determina il tipico comportamento compulsivo nei confronti del cibo di questi pazienti.
Se l’iperfagia non viene trattata, può portare ad un’obesità di tipo centrale generalmente di grado medio-elevato, con un BMI spesso superiore a 40 kg/m2 negli adolescenti e negli adulti.
Numerosi studi hanno dimostrato come i soggetti affetti da Sindrome di Prader-Willi presentino una specifica composizione corporea se confrontata con quella dei soggetti con obesità essenziale e caratterizzata cioè da una obesità pronunciata, ridotta massa muscolare e ridotta densità minerale ossea.
Scopi dello studio. Lo scopo di questa tesi è stato di valutare la mineralizzazione ossea in un gruppo di pazienti affetti da Sindrome di Prader-Willi, esaminando i valori di BMD e BMC misurati mediante DEXA a livello delle vertebre lombari prima e durante la terapia con ormone della crescita.
Scopi secondari della tesi sono stati quelli di esaminare le variazioni staturali in corso di terapia, la statura definitiva e il raggiungimento del picco di massa ossea nei soggetti PW adulti, nonchè di valutare l’incidenza di fratture ossee.
Pazienti e metodi. Sono stati esaminati 12 soggetti affetti da sindrome di Prader-Willi (8 maschi e 4 femmine) con un’età compresa tra 6,5 e 32,3 anni (età media 18,8 ± 8,1 anni).
Tutti i pazienti erano stati sottoposti ad indagini genetiche che avevano confermato la diagnosi clinica di Sindrome di Prader-Willi.
Nove pazienti effettuavano terapia con ormone della crescita ricombinante umano al dosaggio di 0,035 mg/Kg/die nei bambini e 0,01 mg/Kg/die negli adulti. La durata del trattamento con ormone della crescita variava dai 1 anno a 8 anni (media ± DS 4,0 ± 2,3 anni).
In tutti i soggetti sono stati valutati peso, statura, BMI; i valori sono stati acquisiti prima dell’inizio della terapia con ormone della crescita e ogni anno in corso di terapia. La valutazione della mineralizzazione ossea è stata effettuata tramite DEXA prima di iniziare la terapia e approssimativamente una volta ogni 2 anni fino ad oggi.
Risultati. Nei pazienti Prader-Willi, bambini e adulti, la mineralizzazione ossea risulta spesso compromessa con valori di BMDarea e BMDvolume significativamente ridotti rispetto alla media.
In questo senso è stato visto che, tutti i bambini ad eccezione di uno, e tutti gli adulti in terapia con GH, hanno avuto, durante il trattamento, un incremento dei valori di BMD e dopo alcuni anni di somministrazione dell’ormone hanno presentato una mineralizzazione ossea compresa nell’87% dei casi entro i limiti di normale variabilità della popolazione (>-1 DS).
La statura che all’inizio dello studio risultava nella maggior parte dei casi al di sotto della norma ha subito un incremento in corso di terapia con GH evidente nei bambini più che negli adulti.
Nei pazienti adulti inoltre i valori di BMD risultavano in continuo aumento evidenziando il non raggiungimento del picco di massa ossea che dovrebbe essere raggiunto, in condizioni fisiologiche entro la seconda decade di vita.
Infine, nel nostro studio, la percentuale di fratture è risultata dell’8,3%.
Conclusioni.In generale, i risultati di questo studio ci dimostrano l’effetto favorevole del GH su tutti i fronti qui indagati: la mineralizzazione ossea, il picco di massa ossea e la crescita staturale e ci suggeriscono come un inizio tempestivo del trattamento con ormone della crescita possa permettere di giungere a risultati ancora più soddisfacenti ed efficaci.
Ulteriori indagini condotte con un maggior numero di pazienti e più a lungo termine sono necessarie per confermare queste osservazioni preliminari.
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