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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06292006-155320


Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
Pardini, Andrea
Indirizzo email
mucephei@libero.it
URN
etd-06292006-155320
Titolo
Studio della proteina fotorecettrice in Blepharisma japonicum
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE BIOLOGICHE
Relatori
Relatore Checcucci, Giovanni
Parole chiave
  • Blepharisma japonicum
  • fotorecettore
  • cromatografia
  • elettroforesi
Data inizio appello
17/07/2006
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
17/07/2046
Riassunto
Uno dei parametri ambientali che hanno maggiormente condizionato l’evoluzione degli organismi viventi è la luce; infatti, grazie alla capacità di convertire l’energia luminosa in energia chimica, alcuni essere viventi possono sintetizzare molecole organiche ex novo.
Tra gli eventi biologici indotti e/o regolati dalla luce, di particolare interesse sono quelli basati sull’abilità di alcuni microorganismi di utilizzare lo stimolo luminoso non come sorgente di energia, bensì come fonte di informazione sull’ambiente circostante.
Il nostro studio si è focalizzato su Blepharisma japonicum, un ciliato eterotrico che normalmente vive sul fondo di acque dolci stagnanti, dove ci sia assenza di luce. L’obbiettivo della tesi è quello di caratterizzare e purificare la cromoproteina fotorecettrice responsabile della risposta fotomotoria, una risposta fotofobica di step-up che induce il microorganismo ad accumularsi in aree buie; il cromoforo (blefarismina) della cromoproteina appartiene ad una nuova classe di fotorecettori sensoriali analoghi dell’ipericina.
Se irraggiata sia in vivo che in vitro per lunghi periodi di tempo, la blefarismina (di colore rosso, con picco di assorbimento a 580 nm) va incontro ad una fotoossidazione convertendosi in ossiblefarismina (di colore blu, con picco di assorbimento a 590 nm); la fotoconversione del cromoforo, quando ottenuta in vivo, non ne inficia la capacità di provocare la risposta fotofobica nel ciliato.
Il lavoro di tesi si è basato sull’utilizzo di cellule blu di B. japonicum, in quanto dopo la fotoconversione il cromoforo è più saldamente legato alla proteina e non si distacca dall’apoproteina neanche a seguito di passaggio in colonna cromatografica. Questo permette di avere una resa di cromoproteina maggiore a seguito dei passaggi di purificazione.
La fase iniziale della tesi ha previsto l’affinamento delle tecniche di estrazione della proteina fotorecettrice facendo uso di diversi tipi di detergenti e metodiche di lisi cellulare (quali sonicazione, congelamento). In un secondo tempo, si è cercato di purificare la cromoproteina mediante l’utilizzo di colonne cromatografiche. A questo scopo si è fatto uso di cromatografia su idrossiapatite e su sephadex.
Mediante tecniche elettroforetiche è stato possibile verificare il grado di purificazione raggiunto nell’isolare la proteina; tramite elettroforesi si è cercato inoltre di saggiare alcune caratteristiche biochimiche della cromoproteina in esame.
Infine, i campioni ottenuti sono stati sottoposti ad analisi spettrofotometrica per studiarne le proprietà di assorbimento e di fluorescenza.
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