• proprietà intellettuale
• copyright
• abolizione
• brevetti

Pur essendo consapevole della vastità e della complessità dell’ambito di studio scelto, che include la trattazione di tematiche anche molto diverse, in questo breve scritto mi propongo di formulare alcune considerazioni generali e fondamentalmente critiche nei riguardi della cosiddetta proprietà intellettuale (in inglese Intellectual Property,ricordata spesso dall’abbreviazione IP).
Da questo elaborato si evincerà come il dibattito sull’IP presenti il prevalere di due orientamenti contrapposti, quello cosiddetto collettivista da un lato, tendente a rifiutare la proprietà intellettuale in quanto generatrice di monopoli che minano il benessere sociale ostacolando l’avanzamento del progresso, e quello utilitarista dall’altro, che guarda ai property rights sulle idee e sulle innovazioni come ad una forma di proprietà privata, la quale rappresenta un’istituzione socialmente utile, che va per tale ragione merita di essere tutelata.
La mia tesi è che entrambe le linee di pensiero debbano convergere nella richiesta concreta di una riforma urgente e sostanziale della materia, alla luce soprattutto dei cambiamenti tecnologici e culturali in corso, nonché delle crescenti pressioni esercitate da parte degli attori di un mercato globale che sempre più spesso difendono i loro interessi praticando le vie legali.
Ma per accostarci meglio alla questione, è bene innanzitutto chiarire cosa si intende per proprietà intellettuale, analizzando nel dettaglio le aree che la compongono e gli elementi che hanno scosso gli equilibri economici e giuridici che si erano stabilizzati ormai da decenni.