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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06272012-121414


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
SOSCIA, GIAN LUCA
URN
etd-06272012-121414
Titolo
Varianti istologiche poco comuni del carcinoma vescicale: risultati della cistectomia radicale
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Selli, Cesare
Parole chiave
  • carcinoma vescicale
  • cistectomia radicale
  • istotipi poco comuni
  • prognosi infausta
Data inizio appello
24/07/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
24/07/2052
Riassunto
Lo spettro dei carcinomi vescicali risulta molto ampio ma il carcinoma uroteliale rappresenta l’istotipo più frequente. Il 90-95% dei carcinomi vescicali sono carcinomi uroteliali puri ed il restante 5-10% consiste nel carcinoma uroteliale con differenzazione aberrante o carcinomi non uroteliali. Le varianti del carcinoma vescicale sono neoplasie non-uroteliali o carcinomi uroteliali misti ad altri tipi istologici.
Lo scopo del nostro studio, osservazionale retrospettivo di un singolo centro, consiste nel valutare la prevalenza e la prognosi di pazienti affetti da varianti poco comuni del carcinoma vescicale che siano stati sottoposti a cistectomia radicale.
Dal Novembre 2000 all’Agosto 2011, presso l’Urologia Universitaria di Pisa, sono state eseguite 380 cistectomie radicali. All’esame istologico dei pezzi operatori, in 341 casi (89,73%) è stato diagnosticato un carcinoma uroteliale puro mentre in 39 casi (10,26%), è stata fatta diagnosi istologica di varianti poco comuni del carcinoma uroteliale della vescica e di carcinomi non uroteliali. Lo studio anatomo-patologico è stato condotto da un singolo gruppo di anatomopatologi.
Dai risultati possiamo concludere che le varianti istologiche del carcinoma vescicale aumentano la probabilità di malattia localmente avanzata e di metastasi. La classificazione delle varianti istologiche è basata soprattutto sulle caratteristiche morfologiche, ma ogni differenziazione è caratterizzata da un distinto comportamento biologico. Ciascuno di questi, ha una differente propensione a dare metastasi a distanza e recidiva locale. Ciascun sottotipo, inoltre, risponde in maniera diversa a differenti modalità di trattamento. Una caratteristica comune a tutti i sottotipi, come confermato nel presente studio, è che la variante istologica determina una peggiore prognosi. Nelle curve di Kaplan Meier di sopravvivenza della nostra serie, tutti i sottotipi si associano ad una cattiva prognosi, con solo un lieve vantaggio in termini di sopravvivenza cancro-specifica a favore del carcinoma uroteliale a variante squamosa ed a variante ghiandolare rispetto alle restanti varianti della nostra serie (p=0.06), senza però evidenziare una chiara significatività statistica. La scarsa numerosità della nostra casistica dovuta alla bassa frequenza di queste peculiari varianti istologiche dei carcinomi vescicali, non consente, comunque, di trarre, attraverso questo nostro studio osservazionale retrospettivo, alcuna conclusione definitiva e di univoca interpretazione.
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