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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06242011-100345


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
BARBATO, SALVATORE
URN
etd-06242011-100345
Titolo
REPERTI OTONEUROLOGICI NELLA VERTIGINE EMICRANICA
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Casani, Augusto Pietro
Parole chiave
  • Areteo
  • IHS
  • migraine
  • Pagnini
  • vertigo
  • vestibular tests
Data inizio appello
19/07/2011
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’emicrania è un’affezione neurologica che è caratterizzata da ricorrenti attacchi di cefalea spesso associata ad altri sintomi, tra cui vertigini, intolleranza al movimento della testa o vertigine di rotazione. I rapporti fra emicrania e vertigine sono conosciuti da più di duemila anni, come testimonia Areteo di Cappadocia che nel 131 a.C. descriveva un paziente che “… aveva mal di testa, il suo capo roteava con senso di instabilità e negli orecchi aveva come il suono di un fiume che scorreva con grande rumore …”. Il legame tra le due entità è stato trascurato per lungo tempo ma negli ultimi due decenni un gran proliferare di pubblicazioni testimonia un rinnovato interesse internazionale sull’argomento, sebbene non vi sia ancora un comune accordo sulla definizione di vertigine emicranica (VE) e sull’inquadramento nosologico di tale entità né una chiara convergenza sui criteri classificativi. Tali studi si sono concentrati nel suffragare gli stretti rapporti epidemiologici tra emicrania e disturbi otoneurologici (vertigine); alcuni autori hanno dimostrato l´elevata prevalenza di disturbi vertiginosi nell´emicranico ed altri specularmente hanno dimostrato elevata prevalenza di emicrania in pazienti affetti da vertigine ricorrente o da sindromi vestibolari definite. Nonostante ciò la classificazione attualmente in uso dell’emicrania dell’ International Headache Society (IHS), sia nel 1988 che nel 2004, non considera la VE come entità clinica ma riferisce la vertigine come un sintomo emicranico solo in caso di emicrania di tipo basilare, vertigine parossistica benigna del bambino nell’ambito delle sindromi periodiche dell’infanzia comunemente precursori di emicrania, e come un sintomo dell’aura. Personalmente riteniamo che la migliore modalità razionale per classificare la vertigine emicranica sia quella proposta da Pagnini nel 2003 basata sulle correlazioni temporali tra cefalea e vertigine, sia come relazione temporale tra singolo episodio di vertigine e singola crisi di cefalea, sia come relazione temporale fra esordio della vertigine ed andamento della cefalea nel corso della vita del paziente emicranico. Secondo questa classificazione la vertigine emicranica (VE) è suddivisa in 2 grandi famiglie: (a) la VE Associata (VEA) nella quale, durante il singolo attacco, cefalea e vertigine si manifestano contemporaneamente e (b) la VE Equivalente (VEE) nella quale cefalea e vertigine rappresentano sintomi alternativi che si presentano in momenti diversi. Ognuna delle due famiglie è suddivisa in sottofamiglie in base a differenti tipologie di correlazione temporale. Mentre nella VEA ritroviamo la VE come Aura e la VE Concomitante come classificate già dall’ IHS, il problema nasce con la VEE dove l’attacco vertiginoso non è contemporaneo alla cefalea. La Classificazione di Pagnini in VEE Precoce, Intercritica e Tardiva descrive in modo esaustivo le correlazioni temporali tra cefalea e vertigine.
L’emicrania è spesso associata ad altri sintomi, tra cui vertigini, intolleranza al movimento della testa o vertigine di rotazione. L’esame neuro-otologico dei pazienti emicranici spesso da risultati poco incisivi, in particolare nel periodo senza sintomi. Ad oggi non si è completamente capito perché alcuni pazienti emicranici lamentano sintomi vestibolari ed altri no, se le anomalie neuro-otologiche nei pazienti emicranici sono più comuni in quelli che lamentano sintomi vestibolari, se tali anomalie possono essere considerate loro stesse un segno distintivo di emicrania. Lo scopo dello studio è quindi Valutare gli Aspetti Otoneurologici nel paziente che soffre di emicrania con o senza sintomi vestibolari. Quarantaquattro pazienti emicranici sono stati divisi in 2 gruppi in base alla presenza (22 pazienti) o assenza (22 pazienti) di sintomi vestibolari, e i risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti da un gruppo di controllo (22 soggetti normali). Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un completo studio neuro-otologico per verificare la presenza di anomalie vestibolari.
Nei nostri pazienti con vertigine emicranica (VE), abbiamo trovato una marcata prevalenza nel sesso femminile e un’età media di insorgenza della vertigine relativamente bassa (41.2 anni) rispetto ad altre malattie vestibolari. La vertigine emicranica era più comune nei pazienti affetti da emicrania senza aura, ed elevata è l’intolleranza al movimento del capo. Per quanto riguarda il tipo di vertigine, nei nostri campioni il più comune è stato l’episodio ricorrente di vertigine vera spontanea nella maggior parte dei casi di durata inferiore ad un’ora. Tutti i pazienti del Gruppo 1 hanno riferito che l’insorgenza della vertigine avviene sempre dopo la comparsa di emicrania, suggerendo che il coinvolgimento del sistema vestibolare potrebbe essere compensato nella fase iniziale dell’emicrania; con la progressione della malattia, le interferenze ripetute con il sistema vestibolare potrebbero portare ad una malattia clinicamente evidente. Infine, è molto importante riconoscere che la vertigine e l’emicrania possono essere dissociate in molti pazienti con VE. Nei nostri campioni, solo nel 27% dei pazienti i due sintomi erano regolarmente associati. La mera associazione di vertigine ed emicrania è certamente insufficiente per effettuare la diagnosi di VE.
In sintesi, i nostri risultati evidenziano anomalie neuro-otologiche nel 34% del totale e l’incidenza era molto simile nei 2 gruppi (36.3% gruppo 1 verso 31.8% gruppo 2). Un coinvolgimento vestibolare centrale è stato osservato nel 18 % dei pazienti del gruppo 1 e nel 18% dei pazienti del gruppo 2. Un coinvolgimento vestibolare periferico è stato dimostrato nel 18% dei pazienti del gruppo 1 e nel 16% dei pazienti del gruppo 2.
In conclusione i nostri dati sembrano confermare che: L’emicrania può compromettere le vie vestibolari sia a livello centrale che periferico anche se i pazienti non lamentano sintomi vestibolari. L’emicrania e i sintomi vestibolari possono presentare differenti manifestazioni con la stessa fisiopatologia sottostante; così le alterazioni vestibolari possono rappresentare un segno distintivo del paziente con emicrania, indipendentemente dai disturbi vestibolari. Purtroppo, data l’alta variabilità ed eterogeneità della VE, è logico pensare che la stessa emicrania non sia un’entità unica, che ci sono diverse manifestazioni cliniche di VE e che ogni caso sospetto di VE può richiedere criteri specifici per la diagnosi. Per queste ragioni quindi, una storia familiare e clinica dettagliata sembra essere la chiave per risolvere un dilemma diagnostico nel paziente con emicrania e vertigine evidenziando i seguenti criteri divisi in
Essenziali Diagnosi di emicrania secondo i criteri IHS
Ricorrenti episodi di vertigine e/o alterazioni posturali
Assenza di altre malattie neurologiche o vestibolare note
e Importanti Sesso femminile
Età giovanile
Storia di cinetosi
Aura associata a vertigine
Sintomi emicranici durante la vertigine
Fattori precipitanti di VE (privazione del sonno ,cambiamenti ormonali)
Risoluzione improvvisa e completa della vertigine (es. dopo aver dormito o vomitato)
Scomparsa della vertigine durante la gravidanza
Risposta alla profilassi dell’emicrania
L‘assenza, riscontrata in molti casi, di un rapporto temporale chiaramente definito tra vertigine e attacco emicranico indica che la diagnosi di VE deve essere basata su una attenta e completa valutazione anamnestica, i cui risultati sono spesso più significativi di un esame otoneurologico completo. In questo momento ciò che realmente non si è ancora ben compreso è perché alcuni pazienti emicranici lamentano sintomi vestibolari ed altri no. Ulteriori studi sono necessari per confermare i nostri dati e per rispondere a questa domanda.
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