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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06192012-184103


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
MERLI, VALERIO
URN
etd-06192012-184103
Titolo
Il restauro ecologico delle aree imide palustri dulciacquicole dell'entroterra toscano con particolare riguardo al recupero degli habitat dell'avifauna acquatica
Dipartimento
AGRARIA
Corso di studi
PROGETTAZIONE E PIANIFICAZIONE DELLE AREE VERDI E DEL PAESAGGIO
Relatori
relatore Cinelli, Fabrizio
correlatore Bertacchi, Andrea
Parole chiave
  • ripristino
  • restauro
  • ramsar
  • phragmitetum
  • magnocaricion
  • eutrofizzazione
  • ecologia
  • corridoi ecologici
  • caricetum elatae
  • avifauna
  • stepping stones
  • toscana
  • zone umide
Data inizio appello
09/07/2012
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
09/07/2052
Riassunto

Negli ultimi secoli, il numero e le dimensioni delle aree umide in Europa, ed in generale nei paesi industrializzati, si è drammaticamente ridotto: è stato stimato che solo un terzo delle aree umide esistenti all’inizio del XX secolo sia attualmente presente (SCHULTLINK & VLIET 1997).
Lo sfruttamento delle torbiere, il drenaggio delle aree destinate all’agricoltura e alla selvicoltura, l’abbassamento dei divelli idrici di laghi, fiumi e delle falde acquifere, l’ inquinamento e l’eutrofizzazione, hanno determinato un netto decremento delle aree umide, della fauna e della flora ad esse associate (DUGAN 1990; WHEELER 1995; DIERSSEN 1998; PFADENHAUER & GROOTJANS 1999) ed hanno causato lo stato di degrado in cui versano molte delle aree umide attualmente esistenti (SUCCOW 1988; VERHOEVEN et al. 1993; HEATHWAITE 1995).
Le autorità nazionali ed internazionali sono concordi nel considerare le aree umide rimaste, ecosistemi di rilevante importanza sia per il ruolo di ambienti ad elevata biodiversità, sia per il compito che assumono nella lotta ai cambiamenti climatici attraverso lo stoccaggio del carbonio (vedi ad esempio Direttiva 2009/28/CE).
Sono pertanto ritenuti meritevoli di protezione, così come statuito da diverse convenzioni e direttive europee ed internazionali.
Prima fra tutte la Convenzione di Ramsar, trattato internazionale riguardante la cooperazione nella conservazione delle aree umide di importanza internazionale (RAMSAR BUREAU 1990); poi la Convenzione di Berna, che mira alla conservazione della flora, della fauna e dei loro habitat naturali (SCHULTLINK & VLIET, 1997). Infine le Direttive 92/43/EEC (Direttiva Habitat) e 79/409/EEC (Direttiva Uccelli) che danno ulteriore supporto alla conservazione delle aree umide.
Pertanto, poiché le aree umide naturali indisturbate, ricche di biodiversità e con sistema idrologico più o meno intatto stanno divenendo molto rare, si assiste ad un crescente interesse per le attività di restauro ecologico di quelle degradate (WHEELER et al. 1995; PFADENHAUER & KLÖTZLI 1996; PFADENHAUER & GROOTJANS 1999; TREPEL 2000).
Il mondo scientifico ha perciò iniziato a mettere a disposizione elementi per affrontare correttamente questo tipo di attività. I paesi dell’Europa settentrionale, e il mondo anglosassone in genere, hanno dimostrato, rispetto all’Italia, un maggior interesse per il restauro delle zone umide, producendo sull’argomento una letteratura più ricca, anche se ancora spesso frammentaria e ovviamente riferita al proprio territorio. In Italia solo negli ultimi anni si è sviluppata una certa sensibilità per questo argomento, con un conseguente ritardo di conoscenze e strumenti di lavoro.
Nato anche dalla richiesta della Provincia di Firenze di avere maggiori strumenti per affrontare le problematiche relative al restauro e alla gestione di alcune aree umide provinciali, il presente lavoro cerca quindi di ridurre queste lacune e, oltre a definire un modello concettuale per il restauro ecologico in genere, mira ad evidenziare le possibili soluzioni tecniche e le conoscenze floristico-vegetazionali per il restauro delle zone umide dulciacquicole interne alla Regione Toscana, con particolare riferimento agli habitat per l’avifauna acquatica.
Cerca anche di fare chiarezza su una certa promiscuità terminologica relativa all’uso di numerosi lemmi (ripristino, riqualificazione, recupero, ecc.), che vengono spesso impiegati come sinonimi, pur riferendosi invece a attività ed interventi diversi tra loro, anche se complementari o integrati ed integrabili in uno stesso progetto.
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