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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06182017-113432


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BOZZI, SARA
URN
etd-06182017-113432
Titolo
Progettazione e sintesi di nuovi sistemi solfonammido-chinazolinici quali potenziali inibitori dell' anidrasi carbonica.
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
FARMACIA
Relatori
relatore Dott.ssa Salerno, Silvia
Parole chiave
  • anidrasi carbonica
  • solfonammidi
  • pirimido chinazoline
  • pirazolo chinazoline
Data inizio appello
10/07/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Le anidrasi carboniche (CAs) sono una superfamiglia di zinco-enzimi che catalizzano la conversione dell’anidride carbonica in ione bicarbonato, rappresentate in modo ubiquitario sia nel regno procariote che eucariote. Ad oggi se ne conoscono sei distinte famiglie genetiche. Le α–CAs sono le più rappresentate nell’uomo, dove sono state identificate quindici differenti isoforme a diversa localizzazione cellulare . Il meccanismo catalitico delle α-CAs è conosciuto in dettaglio: il sito attivo è rappresentato dallo ione Zn(II) che è coordinato con tre residui di istidina e con una molecola d’acqua/ione idrossido. Quest’ultima costituisce la specie attiva, agendo come un potente nucleofilo. Il meccanismo dello zinco idrossido è valido anche per le CA β- e γ-, sebbene alcuni enzimi della classe β- non abbiano l’acqua direttamente coordinata allo ione metallico. Le CAs svolgono un ruolo cruciale in molti processi fisiologici oltre che patologici, rappresentando un target ideale per il trattamento di varie patologie. Le CAs vengono inibite principalmente da due classi di composti: gli anioni (tra cui molti carbossilati) complessanti il metallo e le solfonammidi/sulfamati/sulfammidi. Le solfonammidi, andandosi a legare direttamente allo ione zinco nella cavità enzimatica, rappresentano da oltre 50 anni la principale classe di inibitori delle CAs (CAIs) con svariate applicazioni in terapia come agenti diuretici, anti-glaucoma, anti-convulsivanti, anti-obesità e più recentemente come agenti anti-tumorali/anti-metastatici oltre che come diagnostici. Il problema principale che la ricerca si è trovata ad affrontare negli ultimi decenni, dato l’elevato numero di isoforme presenti e le loro molteplici implicazioni nei processi fisiologici, è stato quello di sintetizzare composti isoforma-selettivi in modo da esaltare gli effetti terapeutici e limitare gli effetti collaterali. Il gruppo di ricerca presso il quale ho svolto il mio lavoro di tesi ha recentemente descritto nuovi derivati triciclici contenenti lo scaffold benzotiopiranopirazolico e piridotiopiranopirazolico sul quale è stata inserita una funzione benzensolfonammidica in posizione 1 del nucleo pirazolico. Questi composti erano stati progettati quali analoghi rigidi di celecoxib e valdecoxib che, nati come inibitori selettivi della COX2 hanno mostrato di essere anche potenti inibitori delle CAs.
La caratteristica principale dei derivati pirazolici ottenuti è risultata la predominante elevata inibizione dell’anidrasi carbonica umana (hAC) I e II mentre la loro attività inibitoria verso hCA III, IV, VA, VB, VI, VII, IX, XII, XIII, e XIV è risultata di due ordini di grandezza più bassa. La cristallografia a raggi X e studi di sovrapposizione hanno permesso di spiegare il profilo di inibizione delle pirazolo-solfonammidi. Successivamente sono state effettuate delle modifiche sui sistemi benzo- e pirido-tiopirano che ha portato da una parte allo spostamento della porzione benzen-solfonammidica dalla posizione 1 alla posizione 2 del nucleo pirazolico e dall’altra, alla sintesi degli omologhi superiori contenenti il nucleo pirimidinico al posto di quello pirazolico. Le modifiche effettuate hanno però dato risultati meno interessanti.
Proseguendo le ricerche in questo campo, lo scopo della mia tesi è stato quello di modificare gli scaffold principali (benzotiopirano e piridotiopirano) ed in particolare ho sintetizzato nuovi sistemi pirazolo-chinazolinici e pirimido-chinazolinici con la funzione benzensolfonammidica, direttamente legata in posizione 1 dell’anello pirazolico o legata in posizione 2 dell’anello pirimidinico per interposizione di un linker NH che potrebbe fornire un’ulteriore punto di interazione con il sito catalitico dell’enzima.
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