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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06152016-103646


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PIRRO', ROBERTO
URN
etd-06152016-103646
Titolo
Il rapporto banca-impresa -Possibili evoluzioni alla luce della Capital Markets Union-
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Prof.ssa Carlesi, Ada
Parole chiave
  • Transaction lending
  • sistema produttivo italiano
  • sistema finanziario
  • settore bancario italiano
  • Relationship lending
  • Rapporto Banca-Impresa
  • Pluriaffidamento
  • Piano di investimenti per l'Europa
  • Multiaffidamento
  • Ministero dell’Economia e delle Finanze
  • MEF
  • META-Group
  • Jobs Growth and Investment Package
  • Investitori istituzionali
  • Investitori istituzionali
  • Intermediari creditizi
  • First statuts report
  • H- FARM
  • Dottor Giuseppe D’Agostino
  • Dottor Gian Paolo Ruggiero
  • CONSOB
  • Dipartimento del tesoro
  • Commissione Europea
  • CNA
  • Capital Markets Union
  • Banking Union
  • Banco Popolare
  • Banca D’Italia
  • Associazione Bancaria Italiana
  • Action plan
  • ABI
  • Unione Bancaria
  • Unione dei mercati dei capitali
Data inizio appello
04/07/2016
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
04/07/2086
Riassunto
Il lavoro ha come obiettivo una analisi del rapporto banca-impresa contestualizzata rispetto all’attuale situazione, permettendo di valutare come le recenti e importanti novità normative comunitarie possano esercitare un’influenza sugli equilibri odierni.
Il rapporto fra la banca e l’impresa è stato più volte oggetto di studio in numerosi lavori, che ne hanno analizzato e studiato le principali variabili che favoriscono il successo o il fallimento del rapporto da un punto di vista economico. Negli anni più recenti, questo tema ha riacquisito centralità specialmente in un’ottica di stabilità e di un’auspicata crescita economica; infatti, è stata proprio la crisi finanziaria iniziata nel 2007 che, con il coinvolgimento degli istituti finanziari di quasi tutto il mondo e in seconda battuta dell’economia reale, ha stravolto le dinamiche che governavano il rapporto banca-impresa.
Sicuramente non è stata compromessa la validità di molti degli studi passati, che rimangono tutt’ora attuali per chi voglia approfondire l’argomento, ma i molteplici cambiamenti che si sono susseguiti hanno certamente comportato l’esigenza di una significativa revisione.
Al fine di riuscire a fornire una rivisitazione del tema nei seguenti capitoli viene progressivamente introdotto, attualizzato e analizzato l’intero rapporto banca-impresa.
Più specificamente nel primo capitolo si introduce il tema, dapprima attraverso una serie di indicazioni storiche sugli sviluppi che si sono susseguiti in Italia, di seguito per mezzo dell’analisi dei principali modelli teorici di riferimento del rapporto banca impresa. Presentati i punti di forza e di debolezza di questi modelli teorici, l’intera analisi viene rivolta e focalizzata allo studio delle implicazioni non solo teoriche ma anche pratiche connesse al fenomeno del multiaffidamento.
Al fine di comprendere al meglio quale sia l’attuale background delle imprese italiane e consecutivamente di condurre un’analisi strutturata sui possibili futuri cambiamenti previsti dalle nuove normative, nel prosieguo del lavoro viene dedicato un ampio spazio all’analisi della condizione attuale riguardante le imprese italiane. Come precedentemente enunciato, le imprese italiane vivono un periodo di difficile interpretazione, sono infatti molteplici le variabili che a causa prevalentemente della crisi sono nel tempo mutate, condizionando il naturale funzionamento aziendale e apportando numerose novità anche in termini di rapporto con gli istituti finanziari.
Osserveremo come al variare di alcuni fattori quali: il settore in cui un’azienda opera, le scelte manageriali effettuate in passato, la dimensione e talvolta gli incentivi e le disposizioni regolamentari emanate dal governo italiano, si possa modificare in modo significativo anche la condizione economica delle imprese.
Lo studio effettuato su queste realtà imprenditoriali si snoda da un lato, introducendo e analizzando le variabili “chiave” che influenzano le dinamiche economiche, dall’altro lato, considerando ulteriori variabili che intervengono sugli andamenti finanziari. Più nello specifico i temi affrontati riguarderanno: le strategie intraprese dalle imprese, l’innovazione, gli investimenti fissi effettuati, la redditività conseguita e le dinamiche reddituali e finanziarie. Da un punto di vista prettamente finanziario si evidenzierà come recentemente sia mutata la dinamica dell’indebitamento delle imprese, del credito a loro riservato e del capitale di rischio.
Il capitolo 3 è speculare rispetto al precedente; all’interno viene completata l’analisi concernente la condizione attuale in cui versano gli istituti bancari italiani e gli investitori istituzionali nazionali.
Nello specifico per quanto riguarda le banche saranno mostrate e discusse le dinamiche inerenti: le attività, ponendo forte enfasi sul credito, la raccolta, la redditività e il patrimonio; analoga analisi sarà compiuta anche nei confronti degli istituti finanziari.
Tutto quanto sopra introduce ai capitoli centrali del lavoro, in particolar modo al quarto e al quinto capitolo, che sono interamente dedicati all’analisi critica del nuovo progetto della Commissione Europea, denominato Capital Markets Union (CMU). Fu proprio Jean-Claude Juncker presidente della Commissione Europea a sottolineare in un suo discorso nel 2014, come la progettazione del processo di integrazione dei mercati rappresentasse una sfida cruciale per il futuro dell’intera Unione Europea.
I lavori di pianificazione della Capital Markets Union hanno visto la luce nel febbraio 2015 e in poco più di un anno, a seguito di molteplici consultazioni sulle tematiche più rilevanti e di alcune pubblicazioni da parte della Commissione, il progetto ha preso forma; nonostante si preveda la sua piena operatività nell’anno 2019, fin dal principio la CMU ha preannunciato numerosi cambiamenti, andandosi a collocare al centro fra gli equilibri che gestiscono il rapporto banca-impresa-mercato dei capitali.
Nel capitolo sono trattate tutte le tematiche oggetto di studio da parte della Commissione, le disposizioni ad oggi emanate e inoltre sono presentate le molteplici normative su cui la Commissione si è pronunciata ma che solo in futuro saranno suffragate (a tal fine sono stati inseriti nel capitolo i risultati espressi dal “First status report”, pubblicazione della Commissione Europea risalente al 25/04/2016).
Al fine di interpretare al meglio il progetto, inserirlo nell’attuale sistema economico e fornire indicazioni sulle implicazioni future, è stata poi condotta un’indagine (inserita in appendice all’elaborato di tesi) che ha coinvolto alcuni fra i più autorevoli enti pubblici e privati interessati dalla CMU, ovvero: la Banca D’Italia, il Dottor Giuseppe D’Agostino Vice Direttore Generale della CONSOB, l’ABI, il Dottor Gian Paolo Ruggiero capo Ufficio per le Relazioni Internazionali nella Direzione Generale per la Regolamentazione del Settore Bancario e Finanziario del Dipartimento Del Tesoro - Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Banco Popolare, la CNA e ai Venture Capitalist H-FARM e META-Group.
I risultati dell’indagine sono stati legati, tramite una loro rielaborazione, omogeneizzazione ed analisi critica, per una interpretazione del fenomeno dal punto di vista di alcuni dei principali “attori” che saranno coinvolti in questo grande progetto di cambiamento che ne evidenzierà i punti critici e quelli di forza.
Nell’elaborato di tesi siamo partiti studiando il rapporto banca-impresa analizzando i suoi modelli di riferimento e l’importante dinamica del multiaffidamento.
Seguendo un approccio economico e finanziario si è fornita poi una panoramica generale sulle caratteristiche attuali del settore bancario italiano, degli Investitori istituzionali e delle imprese.
Proseguendo l’analisi siamo passati alla presentazione, allo studio e alla contestualizzazione di uno fra i più ambiziosi progetti promossi in Europa ovvero la Capital Markets Union; abbiamo visto quali sono i suoi strumenti, i suoi obiettivi e osservato a che punto è la sua realizzazione.
Come mostrato la CMU si colloca naturalmente al centro degli equilibri finanziari, ma anche di quelli economici, questo grazie ad una pluralità di misure che direttamente o indirettamente sono rivolte a mutare i risultati e le dinamiche negative fatte registrare in questi anni dall’economia reale all’indomani della crisi del 2007-2008.
Passare però dalla teoria e promozione di un progetto come quello della Capital Markets Union alla sua completa implementazione, attualmente prevista per il 2019, è cosa ardua.
Infatti, il progetto oltre ad essere contraddistinto da un lungo percorso di completa attivazione, risulta di difficile realizzazione a causa delle innumerevoli variabili e tematiche di cui implica una revisione.
Come detto, non sono ancora attivi gli strumenti operativi preposti a mutare l’attuale contesto, per cui abbiamo pensato di chiedere a testimoni privilegiati, rappresentanti alcuni tra i principali attori del processo economico e finanziario, di rispondere ad alcuni quesiti nell’ambito di un’indagine che potesse far emergere quali si pensano potranno essere le problematiche applicative che si presenteranno e quali invece saranno i reali vantaggi che l’economia potrà ottenere dai provvedimenti previsti.
E’ emersa all’unanimità una approvazione e un apprezzamento del progetto europeo della Capital Markets Union che spinge a realizzare alcuni fra gli stessi principi fondanti l’UE primo fra tutti quello della libera circolazione dei capitali.
Infatti, le tracce del progetto della Capital Markets Union le ritroviamo quasi 60 anni fa dopo la firma del “Trattato di Roma” del 1957, ma anche negli stessi propositi e obiettivi emersi nel trattato che sanciva l’inizio dell’Unione Economica e Monetaria Europea ovvero il “Trattato di Maastritcht”.
Mentre il progetto complessivo della CMU è stato accolto con pieno favore, diffusi scetticismi di molteplice natura sono stati invece dichiarati per quanto concerne i temi e i provvedimenti previsti.
La sensazione è che le norme inserite e programmate siano sicuramente valide e importanti al fine di realizzare un maggiore sviluppo e integrazione dei mercati dei capitali europei, ma che da sole non sembrano essere sufficienti per il raggiungimento di quanto in principio annunciato.
Probabilmente riprendendo le parole del Dottor D’Agostino, la “cura” di cui i mercati hanno bisogno è molto più invasiva e da promuovere in maniera più prorompente e decisa di quanto sia stato fatto fino ad oggi.
Vi è necessità di velocizzare le tempistiche di implementazione, ma ancora di più di cambiare l’ottica di riferimento e cominciare a prevedere norme maggiormente studiate per le piccole oltre che medie imprese, che in Europa e specialmente in Italia caratterizzano il sistema produttivo; inoltre la realizzazione della CMU implica necessariamente cambiamenti e armonizzazioni in altre discipline che invece tutt’ora non sono state trattate da nessun progetto europeo.
Probabilmente servirà anche l’implementazione di nuovi organi, come faceva notare la Banca D’Italia sarebbe utile un’Autorità Unica dei Mercati o come sostenuto dall’ABI, un’Autorità di Supervisione Europea che sovrintenda e catalizzi l’intero processo di implementazione dell’Unione dei Mercati dei Capitali.
A livello politico vi è necessità di rilasciare segnali più forti da parte delle istituzioni europee, di diffondere maggiormente il sentimento e la cultura europea che ad oggi, complice anche la recente uscita del Regno Unito, sembra sempre più vacillare; le stesse singole nazioni ancora parte dell’UE hanno nel tempo lasciato trasparire possibilità di uscita dall’Unione e tutto ciò non può far altro che indebolire e ledere la credibilità dei progetti avanzati.
Sia il progetto della CMU ma anche quello della Banking Union o il Jobs Growth and Investment, necessitano di più vigore e di ugual spinta al fine di realizzare l’auspicata Unione Economica Europea, sarebbe sbagliato pensare di raggiungere l’obiettivo puntando maggiormente su un singolo progetto.
Attualmente la CMU necessita quindi di una profonda revisione al fine di trasformare le molteplici criticità emerse in prossime opportunità; questo non vuol dire che in futuro non sarà possibile realizzare una Unione dei Mercati dei Capitali, ma che così come strutturata la normativa risulta sterile nei confronti della realizzazione di quanto dichiarato.
Alla luce di quanto trattato possiamo adesso trarre alcune considerazioni finali anche per quanto concerne il futuro del rapporto banca-impresa.
Possiamo affermare che almeno nel breve termine non sono previsti cambiamenti particolari rispetto all’attuale situazione.
Con il tempo però le banche saranno probabilmente ancor più selettive nei confronti delle imprese che andranno a finanziare, questo sia a causa dei requisiti prudenziali sempre più stringenti, sia dei cambiamenti che sta vivendo l’intero settore bancario che spinge gli intermediari creditizi verso un nuovo modello operativo più orientato sulla prestazione di servizi, sulla consulenza e sulla concessione di finanziamenti a breve termine in quanto sono più flessibili e remunerativi.
Il tessuto delle PMI italiane ed europee dovrà invece cercare di reinventarsi, ampliare e talvolta modificare le competenze interne e la cultura finanziaria sfruttando maggiormente i canali che hanno a disposizione sia per finanziarsi ma anche per commercializzare i propri prodotti, la ripartenza dell’economia reale passa sicuramente dallo sviluppo e crescita di questo tipo di imprese.
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