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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06142011-113427


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
COLUMBANO, FRANCESCA
Indirizzo email
francescacolumbano@yahoo.it
URN
etd-06142011-113427
Titolo
Legge penitenziaria e prassi della vita carceraria: Italia e Danimarca a confronto. Ricerca empirica sulle dinamiche detentive formali e informali
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
PROGRAMMAZIONE E POLITICA DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Prof. Villa, Matteo
Parole chiave
  • controllo
  • carcere
  • Danimarca
  • criminalità
  • Bateson
  • informali
  • penitenziario
  • adattamenti
  • bisogni
  • relazioni
  • pena
Data inizio appello
04/07/2011
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
04/07/2051
Riassunto
La tesi ha l'obiettivo di indagare la realtà detentiva italiana, mettendola a confronto col sistema carcerario di un paese nordeuropeo, la Danimarca. Il lavoro si struttura in una prima parte teorica e di contesto (capitoli 1-3), seguita da una seconda parte dedicata ai casi di studio e alla ricerca empirica (capitolo 4).

Il primo capitolo si sofferma sulla genesi dell'istituzione carceraria, entro la quale si contestualizza il presente. Una revisione della letteratura di rilievo ha permesso di inquadrare l’origine della «singolare pretesa di rinchiudere per correggere» (Foucault 1975).

Il sistema detentivo danese, analizzato nel secondo capitolo, prevede molteplici tipologie di strutture detentive: prigione locale, carcere chiuso, carcere aperto e half-way house. A queste va aggiunta una serie di misure alternative che, come le strutture elencate, non vengono solo previste, ma anche concretamente realizzate coinvolgendo una varietà di ruoli e competenze.
L’analisi del nostro sistema penitenziario prende le mosse dalla bibliografia tradizionale, affiancata dalla letteratura grigia di diverso genere, e mette in luce quanto la realtà si allontani dalle previsioni del legislatore e quanto la creatività e l’alchimia degli operatori sociali incidano nel conseguimento dei risultati. Case circondariali, case mandamentali, case di arresto, case di reclusione, colonie agricole, case di lavoro, case di cura e custodia, ospedali psichiatrici giudiziari, centri di osservazione … sono tante le strutture che negli anni sono state previste dall’ordinamento penitenziario italiano, talune istituite, altre mai nate, altre ancora sperimentate, ma senza che si sia tenuto conto dei risultati della sperimentazione.
Due dimensioni formali a confronto dunque, molto diverse tra loro, ma accomunate dall’appartenenza alla stessa tipologia di istituzioni totali.

Dopo aver analizzato gli aspetti regolativi-formali, si è dunque cercato di verificarne gli effetti sulle dinamiche interne dei sistemi detentivi italiano e danese. Lo studio si è articolato in una ricerca empirica, sfruttando molteplici risorse e metodologie di ricerca: pubblicazioni elettroniche, dossier, osservazioni sul campo (fuori e dentro il carcere, in Italia e in Danimarca), interviste semi-strutturate ad operatori penitenziari e detenuti, realizzate in entrambi i paesi.
La prima parte della ricerca empirica si sviluppa, avvalendosi di uno strumento teorico la “scala dei bisogni” di Maslow e del contributo di Goffman relativo agli gli “adattamenti secondari”. Attraverso le interviste sono emerse le differenze circa i bisogni considerati meritevoli di attenzione da parte dell’amministrazione penitenziaria danese e italiana. Si è rilevato che in entrambi i paesi sono presenti adattamenti secondari, seppure su due differenti livelli rispetto alla scala di Maslow.
Ma qual è la matrice di questa diversa concezione dei bisogni che genera differenti tipi di adattamenti? Può essere spiegata solo facendo riferimento alla dotazione di risorse oppure ha origine da un divario nella concezione dei diritti dei detenuti, che dà luogo ad approcci metodologici distanti? Attraverso le osservazioni sul campo e le interviste, sono state ipotizzate diverse motivazioni che fanno capo ad aspetti legislativi, di cultura professionale, ma soprattutto alle peculiarità dell’istituzione totale.
La seconda parte della ricerca si sofferma sul rapporto tra norma e dimensione sociale. Con riferimento alla teoria batesoniana, calata nel contesto detentivo, sono state evidenziate le dinamiche che nascono all’interno del carcere e che favoriscono lo sviluppo di schemi e relazioni informali, lontani da ciò che la norma prevede e difficilmente alterabili. La teoria di riferimento e l’analisi delle interviste condotte presso la half-way house Lysholmgård hanno contribuito ad evidenziare limiti e pregi dei provvedimenti legislativi italiani e dei loro effetti sulle interazioni sociali e sul contesto di riferimento. Si sottolineano i benefici derivanti da un’evoluzione del sistema che proceda in modo progressivo, alternativo alle grandi riforme tipiche dei provvedimenti normativi italiani. Graduali cambiamenti di tipo confermativo consentirebbero di sfruttare e valorizzare la messa in gioco e la creatività degli attori del sistema oggetto di mutamento.

Molte delle domande che hanno ispirato questa ricerca, e soprattutto i nodi nati in itinere, non hanno portato a conclusioni certe e ben delineate, tuttavia si sono rivelati utili per ulteriori spunti di riflessione critica e di approfondimento, confermando la necessità di studi comparativi per la comprensione della realtà sociale.
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