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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06132018-173544


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LELLI, GIANNA
URN
etd-06132018-173544
Titolo
Una visione romantica, regionalista e avanguardista della natura ispano-americana.
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUE E LETTERATURE MODERNE EUROAMERICANE
Relatori
relatore Ghezzani, Alessandra
Parole chiave
  • tre visioni della natura ispano-americana.
Data inizio appello
02/07/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
02/07/2088
Riassunto
Le tre opere considerate, María (1827) di Jorge Isaacs, La vorágine (1924) di Eustasio Rivera e Los pasos perdidos (1953) di Carpentier, mettono in risalto, ciascuna a modo proprio, l'evoluzione e la trasformazione della visione della natura ispano-americana. Intellettuali e scrittori locali dopo secoli di dominio spagnolo sentirono la necessità di distanziarsi dalla cultura egemone individuando nella natura l'elemento autoctono che avrebbe potuto rappresentare l'identità ispano-americana. La natura romantica è uno spazio idealizzato, profondamente umano, a tratti materno: è specchio del mondo interiore del protagonista, grazie ai mutamenti del paesaggio notiamo il susseguirsi di emozioni diverse nell’anima del giovane Efraín. Egli vede la natura come uno spazio accogliente, emozionante, è una sorta di prolungamento della sua anima e del suo universo interiore. La natura è un spazio sensibile, cambia in base ai sentimenti dell’individuo. Ne “La vorágine”, al contrario, la selva si scontra apertamente e in modo violento con il protagonista della natura la cui superiorità è riconosciuta per il potere di annichilire l’uomo civilizzato. Da oggetto delle descrizioni, la natura, mediante il romanzo della selva, si riappropria del ruolo suo ruolo di personaggio centrale della narrazione. La personificazione delle forze naturali che operano in contrasto o in accordo con l’uomo, permettono, pertanto la reciproca integrazione: l’essere umano si adatta all’ambiente e diviene parte di esso. Ne “Los pasos perdidos” di Carpentier si sottolinea lo real maravilloso di una realtà concreta e maestosa, ammaliante per gli occhi che la contemplano. La natura di Carpentier non è riflesso dei sentimenti del protagonista e neppure una Dea malvagia che annienta l’uomo, essa è descritta in modo concreto cercando di evidenziarne gli aspetti straordinari. Il viaggio del protagonista all’interno della selva si configura come un cammino a ritroso nel tempo e nello spazio sino a recuperare le proprie origini. Nel mondo primitivo l’uomo recupera le pontenzialità frustrate e avvilite dall’ambiente urbano della città occidentale e a tal proposito non è un caso che il protagonista sia privo di un nome: egli è uno dei tanti individui-automi alienati dalla civiltà, alla perenne ricerca di un significato da dare alla propria esistenza del tutto inutile e meccanica.
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