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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06132013-094803


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
NOCERA, VALERIA
URN
etd-06132013-094803
Titolo
Mondi distopici. Il linguaggio e le masse in Nineteen Eighty-Four di G. Orwell
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUE E LETTERATURE MODERNE EUROAMERICANE
Relatori
relatore Stara, Arrigo
Parole chiave
  • linguaggio
  • Orwell
  • distopia
Data inizio appello
01/07/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
01/07/2053
Riassunto
CONCLUSIONE

Nel presente lavoro abbiamo condotto un’analisi approfondita dell’opera di G. Orwell in generale e in particolare ci siamo soffermati sul suo romanzo più conosciuto Nineteen Eighty-Four che ci è servito per riuscire a comprendere quale sia il comportamento delle masse e la loro possibile manipolazione. Per comprendere a fondo le motivazioni che hanno spinto Orwell a chiudere la sua carriera con questa opera abbiamo deciso di ripercorrerne la vita servendoci direttamente della sua imponente mole di scritti che comprendono attività giornalistica, saggistica e romanzi. Abbiamo potuto osservare come lo scrittore inglese abbia sempre messo in primo piano l’importanza di una scrittura utile che serva a migliorare la società. Quello di Orwell non è tanto un impegno politico, quanto un impegno civile che lo spinge a denunciare e combattere ogni forma di male. Per quanto riguarda il romanzo stesso e il genere letterario a cui appartiene abbiamo condotto un’analisi sulla storia della distopia osservando come questa affondi le radici nel genere utopico e come se ne sia invece distaccata nel corso del tempo. Analizzando romanzi di altri scrittori come Brave New World di A. Huxley e Fahrenheit 451 di R. Bradbury abbiamo visto come il tema della realtà e della sua manipolazione sia un argomento che ha angosciato e interessato molti autori che hanno voluto denunciare i mali della società del loro tempo.
La manipolazione della realtà all’interno di Nineteen Eighty-Four avviene soprattutto attraverso il linguaggio che viene lentamente modificato per poter riuscire a raggiungere un vocabolario scarno che impedisca la creazione di ogni tipo di pensiero eterodosso. L’interesse per il linguaggio di Orwell è stato una costante in tutta la sua carriera e ha dedicato ad esso molti saggi. Ne abbiamo trattati tre in particolare New Words, Politics and the English language e l’appendice al romanzo Nineteen Eighty-Four, The Principles of Newspeak. Questo problema è una costante che ha occupato la mente dello scrittore da sempre, ma invece di avere un atteggiamento passivo nei confronti della degenerazione della lingua, propone un approccio pratico che consiste in un intervento diretto sulla lingua (quella inglese in particolare) per creare quelle parole che mancano per esprimersi. Nell’appendice a Nineteen Eighty-Four il problema viene rovesciato paradossalmente e si tenta d’intervenire per creare una vera e propria lingua del male. In ogni caso, sia che la lingua venga ampliata o che essa venga distrutta si nota come essa sia percepita come un mezzo fondamentale per l’uomo in grado quasi di poter determinare i suoi stessi pensieri.
Nel terzo capitolo, parte centrale dell’elaborato, indaghiamo la struttura della massa e la sua composizione, attraverso la lettura di Psicologia delle folle di G. Le Bon e Psicologia delle masse e analisi dell’io di S. Freud. Sappiamo dalla sua biografia che Orwell parla molto raramente o cita poche volte il tema della psicoanalisi che era sicuramente molto attuale in quegli anni. Secondo le testimonianze di persone che gli sono state vicino, Orwell guarda alla psicoanalisi con una lieve ostilità. Altri invece affermano che durante tutta la sua carriera, Orwell non abbia mai menzionato il nome di Freud e si può ritenere che questo sia un aspetto della scarsa curiosità ed interesse che lo scrittore ha per il tema della psicoanalisi. Sebbene molti eminenti psicologi fossero proprio di origine britannica, Orwell non ha nessun tipo di contatto con loro. D’altro canto neanche lo stesso Freud sembra aver mai menzionato lo scrittore inglese e i suoi gusti letterari sono ben diversi dal genere in cui scrive Orwell. Le due figure sembrano quindi completamente diverse tra loro ma all’interno delle opere di Orwell ci sono non pochi aspetti interessanti che riguardano non solo la psicologia delle masse ma la psicologia del singolo, il suo rapporto con le paure e il mondo onirico. Quindi possiamo respingere l’ipotesi che Orwell si sia ispirato a Freud per riprendere e approfondire alcune tematiche presenti nella sua opera. Alla luce dell’analisi condotta possiamo affermare che la motivazione che spinge lo scrittore inglese a occuparsi questi temi sia un urgente bisogno di denuncia di ogni tipo di stortura o misfatto che osserva all’interno della società. I suoi scritti e soprattutto il suo romanzo più famoso, sono frutto dell’analisi attenta del mondo in cui vive e si pongono come un’amara denuncia dei crimini compiuti da tutti i totalitarismi in generale. Nineteen Eighty-Four è anche un’analisi introspettiva; Orwell penetra all’interno dell’animo dell’ultimo uomo in Europa e porta alla luce tutte le paure e le angosce che sono proprie di ogni cittadino che abbia vissuto gli orrori della seconda guerra mondiale.
L’opera di Orwell è spesso stata strumentalizzata per affermare che la sua volontà fosse quella di denunciare il comunismo piuttosto che il nazismo o il fascismo. Alla luce di questa analisi possiamo concludere ricordando una frase già citata, ma molto esemplificativa, che ci fa capire il vero obiettivo del suo scrivere:
Ogni riga di serio lavoro che ho scritto dal 1936 è stata scritta, direttamente o indirettamente, contro il totalitarismo e a favore del socialismo democratico come io lo intendo.
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