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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06112009-191620


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
MARONGIU, BACHISIO
URN
etd-06112009-191620
Titolo
Banditismo e sequestri di persona in Sardegna
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
POLITICHE E RELAZIONI INTERNAZIONALI
Relatori
Relatore Coppini, Romano Paolo
Parole chiave
  • Banditismo
  • Cagnetta
  • De Andrè
  • Lombroso
  • Mesina.
  • Sequestri
Data inizio appello
29/06/2009
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
29/06/2049
Riassunto
Banditismo e Sequestri di Persona in Sardegna.

Introduzione:
La Tesi qui sviluppata studia l’argomento del banditismo e dei sequestri di persona in Sardegna. Il fenomeno viene analizzato trattando innanzitutto le possibili cause che han determinato il nascere di tale particolare forma di criminalità, oltre a visionare alcune interessanti teorie come, ad esempio, quelle degli antropologi Cesare Lombroso e Franco Cagnetta. Si passa poi ad una seconda fase in cui vedremo i principali fatti storici che han determinato le vicende banditesche, dunque i primi sequestri, le bardane, gli abigeati e le faide, a partire dal VXIII secolo sino agli anni ’60 del Novecento: è questo il periodo in cui si può parlare di Banditismo Sociale, di cui Graziano Mesina è probabilmente suo ultimo esponente. Dopodiché giungiamo alla seconda parte dell’elaborato che tratterà nello specifico lo sviluppo del fenomeno dei sequestri di persona a scopo di estorsione. Di questo verranno analizzate le caratteristiche generali, in Italia e in Sardegna, e le principali fasi che determinano il compimento del crimine stesso. Dopo aver seguito poi le vicende relative al più famoso bandito sardo del dopoguerra: Graziano Mesina, e dopo la ricostruzione del sequestro del noto cantautore Fabrizio De Andrè e di sua moglie, Dori Ghezzi, giungiamo alla parte conclusiva della tesi. Qui si tratteranno gli attuali sviluppi della criminalità e del banditismo in Sardegna, con le modifiche e i mutamenti che si son registrati negli ultimi anni. Mutamenti che vedono il fenomeno dei sequestri di persona “tradizionali”, lunghi dal punto di vista temporale (spesso molti mesi) e minuziosamente organizzati, oltre che economicamente dispendiosi per le bande stesse, in costante calo. Si sviluppano invece i cosiddetti “sequestri lampo”, più rapidi, meno rischiosi, e con un guadagno immediato rispetto a quelli tradizionali. Un sequestro che diviene sempre più un "affare" insomma: soldi facili e puliti da reinvestire o in nuove attività criminose, che progressivamente prendon piede nell’isola, o nell’acquisto di beni immobili ed attività commerciali. Un “affare” nel quale son coinvolti, al giorno d'oggi, anche esponenti della borghesia cittadina, le vere e proprie menti delle bande. Li ritroviamo spesso, infatti, nel ruolo di "basisti" dei sequestri stessi. Dunque non più un crimine di sola origine agro-pastorale com’era in passato. Si conclude il tutto con l'analisi dell’ultimo sequestro di persona avvenuto nella regione: quello di Titti Pinna, allevatore di Bonorva, tenuto prigioniero dai suoi carcerieri per ben 253 giorni. In allegato tre interessanti documenti. Il primo relativo alla lettura del “Codice Barbaricino. La vendetta come ordinamento giuridico” secondo la trasposizione e codificazione effettuata dal giurista e filosofo isolano Antonio Pigliaru. Un secondo documento relativo ad uno studio svolto da alcuni docenti delle cattedre di storia e sociologia dell’Università di Sassari dal titolo “primo rapporto sulla criminalità: Sardegna, è nata la nuova mala” che analizza i mutamenti dei reati commessi nell’isola dal passato ai giorni nostri. Un terzo documento poi che tratta il fenomeno in questione dal punto di vista del sequestrato, in uno studio denominato: “il sequestro come evento traumatico” che presenta le conclusioni tratte da una serie di interviste cliniche effettuate ad un gruppo di vittime. Per finire l’ultima parte della tesi che si conclude con un’interessante ricerca giornalistica che scorre i principali avvenimenti storici, così come trattati nel corso di tutto l’elaborato, estrapolati da quotidiani sia sardi che nazionali. Un percorso parallelo che, seguendo l’andamento della tesi appunto, racconta i fatti dal punto di vista delle cronache giornalistiche di differenti periodici. Si conclude così il viaggio alla scoperta di quella che è la forma criminosa maggiormente conosciuta ed associata alla malavita sarda, ossia appunto il Banditismo e, nel particolare, il sequestro di persona a scopo estorsivo.
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