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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06092015-130555


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CASAGNI, ALICE
URN
etd-06092015-130555
Titolo
Grammatica araba e logica aristotelica: Avicenna e la sua interpretazione del Peri Hermeneias di Aristotele ( ‘Ibāra I.1-4)
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof.ssa D'Ancona, Cristina
relatore Prof. Bertolacci, Amos
Parole chiave
  • ‘Ibāra
  • Peri Hermeneias
  • Aristotele
  • Avicenna
Data inizio appello
29/06/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
La tesi ha per oggetto la prima traduzione italiana dei capitoli 1-4 della prima parte dell’ ‘Ibāra di Avicenna, trattato facente parte della sezione logica del Kitāb al-Šifā’ in cui il filosofo rielabora i temi esposti nei primi tre capitoli del Peri Hermeneias di Aristotele. La traduzione è corredata da un commento, in cui si ricostruisce l’argomentazione avicenniana evidenziandone il rapporto con la tradizione esegetica del Peri Hermeneias, sia tardo-antica (in particolare, i commenti di Ammonio e Stefano), sia araba (nella fattispecie, il grande commento di al-Fārābī), ed i punti di maggiore originalità. Questi ultimi sono legati a due direttrici principali che attraversano l’argomentazione condotta da Avicenna in questi primi quattro capitoli e che riguardano il rapporto fondamentale tra la logica aristotelica e la grammatica araba. La tradizione grammaticale costituisce infatti, in questo contesto, un interlocutore privilegiato per Avicenna, il quale nel definire l’espressione semplice, il nome e il verbo da una parte resta estremamente fedele ad Aristotele, dall'altra mette in evidenza i punti problematici che sorgono dall'applicazione della teoria logica alla lingua araba. Le tensioni derivanti da tale applicazione sono risolte secondo due principi: il primo è il principio per cui la logica si colloca su un piano superiore rispetto ai linguaggi naturali; il secondo riguarda l’intenzione da parte di Avicenna di non ridurre le particolarità della lingua araba appiattendole sulla logica, ma anzi di valorizzarle in quanto tali instaurando confronti con altre lingue (in particolare, Greco e Persiano) e postulando una divisione dei campi di competenza della logica e della grammatica.
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