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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06092012-194110


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
PANEBIANCO, GIOVANNI
URN
etd-06092012-194110
Titolo
Il visibile e l'invisibile. Un'analisi antropologica di cultura materiale domestica
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
correlatore Prof. Dei, Fabio
relatore Prof. Paoletti, Giovanni
Parole chiave
  • cultura materiale domestica
Data inizio appello
02/07/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
02/07/2052
Riassunto
La nostra quotidianità si presenta come una immane raccolta di oggetti. Essi ci stanno dinanzi continuamente e nelle forme più svariate: dagli strumenti utili alla vita come attrezzi da lavoro e beni di consumo primario, agli effetti personali, senza tralasciare tutto ciò che riguarda la costruzione della nostra figura e l'arredamento delle nostre abitazioni. Spesso, però, gli oggetti possono presentarsi anche sotto l'ambigua forma di cose che stanno ai margini del nostro utilizzo; si pensi infatti agli oggetti artistici e da collezione o a tutta quella “robaccia desueta” (Orlando 1993) buona soltanto per essere gettata o relegata alla sfera dell'antiquariato.
Tuttavia, è evidente che dall'avvento della rivoluzione industriale e in seguito del capitalismo, si sono prodotti, scambiati e consumati un numero sempre maggiore di oggetti materiali. Con un'estensione senza precedenti, che oramai può definirsi globale, la tendenza ad accumulare oggetti di qualsiasi forma e dimensione e per ogni tipo di scopo, è cresciuta in maniera esponenziale. A partire poi dalla seconda metà del secolo scorso1 «Il consumo cosiddetto di “massa” è divenuta, forse, l'espressione più compiuta di questo periodo» (Turgeon 2007, trad., it., 2011, pp. 13-36).
Gli oggetti sono diventati, pertanto, parte integrante della vita e dell'identità dei singoli individui e delle comunità in cui vivono. Giocano un ruolo sempre più importante a cui è difficile non prestare attenzione: sono in grado di assorbire ricordi, sentimenti, passioni e spesso anche il desiderio di felicità delle persone. Attraverso loro possono manifestarsi concezioni, norme e valori del sistema culturale2 di riferimento, e al contempo possono costituirsi canali di comunicazione con i quali scambiarsi informazioni sulle proprie visioni del mondo. Gli oggetti sembrano dunque lasciare un segno importante nelle vite dei soggetti, incarnando obiettivi e competenze che danno forma alle identità sociali delle persone che ne usufruiscono.
Seguendo queste prospettiva sembra quasi che le cose tocchino gli individui che li posseggono oltre che essere toccate da loro: «inevitabilmente finiamo per chiamarle con un nome proprio, inevitabilmente diventano presenze, amici, amori, parenti, nemici [...]» (La Cecla 1992). Una tale concezione non può che rimandare ad una chiave interpretativa di stampo tipicamente maussiano, come è già stato sottolineato da Dei (2011, p. 8): «il modo in cui gli oggetti recano traccia indelebile delle persone è uno dei grandi temi unificanti del Saggio sul dono».
Gli oggetti materiali non sono dunque mai stati semplici cose per gli esseri umani; la loro mutezza e immobilità non è così neutrale come sembra. Ad uno sguardo più attento si può mostrare come alcuni di loro abbiano sempre rivestito il ruolo di supporti di significato.
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