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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06082015-142946


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (3 anni)
Autore
CARLINI, GIOVANNA
URN
etd-06082015-142946
Titolo
Approccio omotossicologico delle cheratiti croniche non ulcerative del cane
Dipartimento
SCIENZE VETERINARIE
Corso di studi
PATOLOGIA E CLINICA DEGLI ANIMALI D'AFFEZIONE
Relatori
relatore Dott. Barsotti, Giovanni
Parole chiave
  • occhio
  • cane
  • omotossicologia
  • cheratiti non ulcerative
Data inizio appello
23/07/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’obiettivo di questo studio è quello di valutare se un approccio omotossicologico può risultare efficace nelle cheratiti croniche non ulcerative nel cane. L’omotossicologia si presenta sulla scena medica negli anni ’40 grazie al medico tedesco Hans Heinrich Reckeweg che contribuì con le proprie idee alla formulazione di un razionale scientifico che, partendo dalla conoscenze di anatomofisiologia, potesse facilitare la comprensione e, talvolta, anche il superamento dei concetti classici dell’omeopatia. Nell’ambito del crescente ed attuale interesse nei confronti delle medicine non convenzionali, l’omotossicologia si configura come un vero e proprio “ponte” tra omeopatia classica e medicina convenzionale. Omotossicologia significa “studio delle tossine”, cioè tutte quelle sostanze endogene ed esogene in grado di provocare danni biologici. Queste tossine, in condizioni fisiologiche, cioè di una buona reattività ed efficienza dell’organismo, non interferiscono con i normali processi disintossicanti propri dell’organismo stesso. Ciò che viene comunemente denominata “salute”, dunque, non è altro che un equilibrio dinamico; in quest’ottica le malattie, di conseguenza, sono l’espressione del naturale sforzo dell’organismo al mantenimento od al ripristino dell’equilibrio. La malattia è, secondo l’approccio omotossicologico, causata dal sistema immunitario che si mette in moto per combattere ed espellere i veleni che inquinano i tessuti. Nel momento in cui l’organismo si trova con un eccesso di tossine (alimentazione errata, intolleranze, stress, infezioni, ambiente) si attiva per la loro espulsione tramite i vari organi e apparati. A volte il sistema immunitario riesce a neutralizzare e successivamente a eliminare l’”omotossina”, ma se quest’ultima riesce a sopravvivere dà origine alla malattia vera e propria. Reckeweg attribuisce, inoltre, un’importanza fondamentale al processo infiammatorio, definito da lui stesso “fase di reazione” identificandolo non come un fenomeno negativo da bloccare, bensì come un processo endogeno mediante il quale l’organismo brucia le tossine. A questa interpretazione va aggiunta la riflessione che l’interruzione forzata della malattia ( con FANS, corticosteroidi, antibiotici, immunosoppressori a dosi ponderali) ne impedisce l’evoluzione fisiologica. L’omotossicologia ha, dunque, una visione biologica del processo di guarigione. I farmaci omotossicologici, infatti, hanno proprio lo scopo di stimolare la capacità di auto- guarigione del paziente attraverso il ripristino delle sue capacità metaboliche, enzimatiche, immunologiche, emuntoriali, giungendo alla definitiva eliminazione del carico tossico responsabile del quadro morboso. Per tutti questi motivi il tentativo di trattare le cheratiti croniche non ulcerative del cane, considerandole come “patologie di accumulo di omotossine”, spesso complicate da una forte componente infiammatoria, attraverso protocolli omotossicologici comprendenti preparati composti, catalizzatori intermedi e derivati d’organo potrebbe rappresentare,la possibilità di bloccare i meccanismi eziopatogenici e permettere al paziente di ripristinare i propri processi disintossicanti. Inoltre i farmaci omotossicologici non presentano nessun effetto collaterale contrariamente ai corticosteroidi e gli immunosoppressori usati quasi sempre per lunghi periodi per il trattamento di suddette patologie.
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