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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06072014-113639


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
AMATO, MICHELE
URN
etd-06072014-113639
Titolo
Il carcere e la mafia. Profili critici di un trattamento speciale
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Dott. Bresciani, Luca
Parole chiave
  • carcere
  • ordinamento penitenziario
  • 41 bis
  • mafia
Data inizio appello
07/07/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Si può giustificare la tortura in un'ottica utilitaristica: benessere per molti con il “sacrificio” di dignità (tortura) per pochi?
Ebbene, la tortura, la compressione delle libertà fino all'annichilimento della dignità, è una realtà ben nota all'Italia che guarda alle sue carceri, tanto da portare la Corte di Strasburgo (Corte Europea dei Diritti dell'Uomo) ad emanare una sentenza pilota nel 28 maggio 2013, in quanto il sistema carcerario nostrano è inadeguato alla previsione dell'inviolabilità del diritto alla dignità dei detenuti, garantito dall'art. 3 CEDU (Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali).
Ma le carenze del sistema penitenziario italiano sono varie e variegate; il problema del sovraffollamento è solo la punta dell'iceberg, restano nascoste questioni altrettanto terribili che, in quanto silenti (o silenziate), rimangono irrisolte; mi riferisco, fra tante, alla questione attinente al carcere (giornalisticamente detto “duro”) ai mafiosi, descritto dall’articolo 41 bis comma 2 dell'ordinamento penitenziario, le cui prassi applicative si rivelano pericolosamente borderline, scivolando nell'area di quei trattamenti che l'art. 3 CEDU vieta perchè inumani e degradanti, o tortura.
Il pericolo è che i problemi oggi più in vista, come quello del sovraffollamento, portino altre criticità del nostro sistema punitivo in un cono d'ombra.
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