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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06062015-200802


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
VERO, MARTA
URN
etd-06062015-200802
Titolo
"Das ungeheure Streben, alles zu seyn". Studio sui rapporti tra il concetto di tragico e la filosofia della natura di Friedrich Holderlin
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Amoroso, Leonardo
Parole chiave
  • idealismo tedesco
  • estetica
  • natura
  • tragico
  • Hölderlin
Data inizio appello
29/06/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Per tentare di raggiungere gli scopi summenzionati, si partirà dall’analisi dei luoghi del “primo” pensiero e formazione di Hölderlin per rintracciare in essi lo scaturire del problema della natura e per evidenziare il prendere forma del metodo che ritroveremo nella “fase” tragica. Nel primo capitolo verranno, dunque, analizzati i frammenti giovanili e posta particolare attenzione nella messa in evidenza delle influenze filosofiche del dibattito fine settecentesco e degli autori con cui il nostro autore più si confronterà: Platone, Kant, Jacobi, Spinoza, Schiller, Fichte, Schelling, Hegel sono soltanto alcuni dei personaggi con cui Hölderlin si confronterà da subito e che contribuirono, direttamente o meno, a costruire il primo impianto della sua filosofia della natura.
Successivamente, dopo aver descritto sommariamente il tragitto ideale che conduce Hölderlin alla composizione di Hyperion e aver tratteggiato le peculiarità dei frammenti preparatori e delle varie Fassungen, ci si volgerà nuovamente a Hyperion per scovare, questa volta, i nuclei della concezione tragica che esso contiene. Per far questo, ci si affiderà alla ricerca delle tracce eraclitee nel romanzo, che ben spiegano in quali punti e in che forma nella concezione della natura che vi è contenuta, apparentemente irenica e inerte, irrompa il concetto di tragico senza che il nostro autore lo denomini tale; quello che si scoprirà grazie alla presenza dell’oscuro Eraclito nel romanzo è che è con l’entrata del movimento diveniente nella concezione hölderliniana, il più autentico terreno di conciliazione tra il regno della natura e quello degli uomini, che fa il suo ingresso in scena una concezione pienamente tragica e che, dunque, è originata direttamente dalla filosofia della natura.
Sempre nel corso del secondo capitolo verrà, a questo punto, analizzata la “fascinazione” hölderliniana per il motivo della morte, in cui egli ha identificato quel Trauer che rende luttuoso il dramma; ci si volgerà al processo di scelta del personaggio tragico, analizzando gli elementi del dibattito storico, svoltosi intorno a Empedocle e, prima, a Socrate, che possono aver giocato nella scelta di Hölderlin di scrivere Der Tod des Empedokles. Da questo, scaturirà l’analisi dei primissimi tentativi di composizione per estrarre i primi fondamenti teorici del concetto di tragico e, in seguito, essa culminerà nell’esame del Grund zum Empedokles, ossia il primo scritto critico compiuto sulla questione del tragico in filosofia e in poesia.
Il terzo capitolo si proporrà, infine, di analizzare le tre stesure incompiute del Tod, per comprendere in che misura il concetto di tragico, emerso precedentemente, sia sempre e comunque in relazione con la natura, e nella natura trovi, prima, l’antagonista per eccellenza alla soggettività, poi la sua più fedele alleata e, infine, l’unico terreno di riconciliazione. Alla fine si tornerà a Urtheil und Seyn, il frammento del ’95 in cui la critica ha rintracciato, in modo assai controverso, il luogo di massima espressione della prima concezione filosofica hölderliniana; ne evidenzieremo i nuclei tragici e i punti di estrema continuità con la concezione che si annida nei frammenti del Tod.
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