ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06042007-081011


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
Scarabelli, Mauro
URN
etd-06042007-081011
Titolo
UNA NUOVA SCIENZA D'AMORE - Per un commento a "Donna me prega" di Guido Cavalcanti
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
LINGUA E LETTERATURA ITALIANA
Relatori
Relatore Prof. Ciccuto, Marcello
Parole chiave
  • Averroè
  • Avicenna
  • poesia
  • amore
  • medioevo
  • filosofia
  • aristotelismo
  • averroismo
  • Aristotele
  • medievale
  • guido
  • cavalcanti
  • donna
  • me
  • prega
  • lirica
Data inizio appello
25/06/2007
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
25/06/2047
Riassunto
Considerata la canzone-manifesto della poetica cavalcantiana dell’amore, Donna me prega è giustamente ritenuta una delle liriche più complesse e affascinanti di tutta la poesia medievale. Questa tesi ne propone una lettura complessiva, condotta verso per verso, nel tentativo di contribuire da un lato al chiarimento di alcuni dei numerosi problemi interpretativi che ne costellano le stanze, dall’altro ad una comprensione più approfondita dell’intera canzone nei suoi rapporti con la lirica e con la cultura medico-filosofica del XIII secolo.
Il metodo seguito per esaminare in profondità il testo di Donna me prega ha avuto come caratteristica principale la tensione a mettere in evidenza l’unità del testo, la sua coerenza e coesione, quel disegno complessivo che rende ragione delle singole parti, tenendo conto del fatto che questa unità nasce dalla volontà del poeta di costruire in questi settantacinque versi una trattazione dell’amore condotta secondo un metodo scientifico rigoroso.
In questa prospettiva abbiamo cercato innanzitutto di valutare fino in fondo le decisive implicazioni dell’affermazione del v. 8, con cui Guido dichiara di voler trattare della natura e delle caratteristiche fondamentali della passione amorosa seguendo il natural dimostramento; accanto a questo, determinante è stato anche il tentativo di verificare l’importanza del distribuirsi dell’argomentazione cavalcantiana su una serie di otto risposte a otto quesiti ben definiti (esplicitati nella prima stanza) e disposti in modo da costruire un’argomentazione estremamente serrata.
Sul piano delle singole scelte interpretative, si può dire che il metodo seguito ci abbia permesso da un lato di prendere posizione in maniera coerente tra la congerie di proposte esegetiche accumulatesi nel corso dei secoli, dall’altro di avanzare in alcuni casi ipotesi di lettura originali, che sembrerebbero consentire una migliore comprensione dei singoli passaggi nel contesto complessivo della canzone.
Su un piano più generale invece, osservando l’analisi del testo tentata in questa tesi, si può dire in primo luogo che Donna me prega sia emersa pienamente nella sua natura “anfibia” di lirica d’amore e di testo argomentativo, senza appiattire il testo di questo componimento sui testi filosofici e medici contemporanei (come purtroppo accade in alcuni saggi recenti, peraltro non privi di stimoli), e quindi permettendogli di risaltare in tutta la sua ricchezza.
In secondo luogo abbiamo potuto notare in più di un caso l’accuratezza estrema con cui Cavalcanti costruisce la sua argomentazione anche dal punto di vista retorico. Abbiamo visto infatti come la disposizione delle risposte e dei singoli argomenti all’interno di ogni risposta sia studiatissima, coerentemente finalizzata a fornire al lettore quelle informazioni con cui sarà in grado di comprendere anche il passo successivo. Tuttavia, su questo aspetto particolare, il discorso si fa ancora più sottile, andando a coinvolgere il legame profondo che si instaura nella canzone tra ornatus retorico e struttura dell’argomentazione. È stato interessante infatti notare come in Donna me prega la volontà di raggiungere il massimo rigore argomentativo porti ad escludere del tutto dal testo le più consuete e topiche metafore legate alla passione amorosa, ma al tempo stesso è stato ancora più interessante accorgersi del fatto che certe immagini e certe movenze retoriche, magari mai comparse prima d’ora in un contesto lirico (si pensi in particolare alla seconda e alla quarta stanza), siano desunte dal Canon di Avicenna o dal Commentarium magnum di Averroè al De Anima aristotelico.
Nel tentare di mettere in luce tutti questi aspetti di quella che è senza dubbio una delle più straordinarie canzoni del Duecento italiano, abbiamo in sostanza cercato di diventare più consapevoli della portata rivoluzionaria dell’operazione tentata da Cavalcanti con questa sua lirica, in cui temi ed espressioni del dibattito filosofico duecentesco in lingua latina sono trasportati con audacia eversiva in un contesto di lirica volgare. La canzone appare costruita e pensata nei minimi dettagli proprio per rifondare su nuove basi la lirica d’amore, per darle una nuova portata conoscitiva, liberandola dagli schemi imposti da una tradizione che ormai sembrava trasmettersi solo sotto forma di reimpiego acritico di topoi ormai esausti.
File