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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05282012-202354


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
FRANCHI, MARIANNA
Indirizzo email
mariannafranchi@gmail.com
URN
etd-05282012-202354
Titolo
Studi sul "Dizionario Moderno" di A. Panzini e B. Migliorini (1905-1963). Supplementi, deonomastica, linguaggio di cucina
Settore scientifico disciplinare
L-FIL-LET/12
Corso di studi
STUDI ITALIANISTICI
Relatori
tutor Prof. Tavoni, Mirko
commissario Prof. Fanfani, Massimo
commissario Prof. Serianni, Luca
Parole chiave
  • ARTUSI
  • DEONOMASTICA
  • EDIZIONE CRITICA
  • FASCISMO
  • LESSICOGRAFIA
  • LINGUAGGIO GASTRONOMICO
  • MIGLIORINI
  • NEOPURISMO
  • PANZINI
Data inizio appello
12/06/2012
Consultabilità
Completa
Riassunto
Cap. I. «Banchiere, cuoco, bizzarro, caro signore, e molto benefico»; Artusi secondo Panzini

Panzini conosce e apprezza La scienza in cucina almeno dal 1905, anno in cui la cita nel suo Dizionario Moderno. Artusi continuerà ad essere presente nella miscellanea panziniana, e addirittura nel 1931 il suo nome verrà lemmatizzato come sinonimo antonomastico di «libro di cucina».
Oltre all’origine romagnola e alla passione per la buona tavola, i due scrittori hanno in comune l’esperienza diretta della vita (e delle cucine) in diverse regioni italiane, la lunga fortuna presso il pubblico (che offre suggerimenti non di rado dichiaratamente recepiti nelle due opere), l’attenzione alla proprietà della loro scrittura e in particolare delle diverse designazioni delle pietanze, per cui si impegnano a proporre nomi italiani, pur accettando talvolta le designazioni correnti, specie francesi, «per farsi intendere». A questo proposito, Panzini si dimostra molto meno “purista” di Artusi, e include nella sua miscellanea –che pure non è un testo dedicato alla culinaria- molti dialettismi e forestierismi gastronomici che il predecessore non cita.
La presenza di Artusi nel Dizionario Moderno è indagata partendo dall’analisi delle dieci voci in cui egli è citato, proseguendo con la comparazione fra il DM e il corpus artusiano, in particolare le Spiegazioni di voci premesse al ricettario e i titoli delle 790 ricette (parecchi sono lemmatizzati, in toto o in parte, anche in DM, altri compaiono negli interpretamenta), poi rintracciando altri termini e espressioni gastronomiche che a vario titolo tornano nella Scienza e nel DM. È particolarmente significativa una piccolacampionatura di riscontri non gastronomici bensì letterari, che conferma la matrice culturale comune dei due autori.

Cap. II. Deonomastica panziniana fra antonomasia, tendenze enciclopediche, metafore, metonimie e marchionimi

Delle molte voci del Dizionario Moderno (1905-1942) dedicate a nomi propri, parecchie non illustrano traslati deonimici, bensì si riferiscono a personaggi o luoghi che Panzini segnala al suo pubblico come se stesse compilando un’enciclopedia (a cui il DM per molti aspetti assomiglia).
Oltre che a questo interesse enciclopedico, l’accoglimento nel DM di molti nomi propri è dovuto alla precoce consapevolezza panziniana dell’importanza dei nomi per catalizzare l’attenzione del pubblico su qualcosa o qualcuno.
Panzini spesso commenta gli usi traslati dei nomi propri servendosi della categoria di “antonomasia” (§ 1). Pur non avendo le idee chiarissime sull’antonomasia (parola che a volte usa come sinonimo di frase fatta), raccoglie nel DM, oltre alle molte voci il cui significato passa “dal nome proprio al nome comune” (il saggio miglioriniano farà parte della bibliografia solo nella settima edizione), anche parecchi termini che seguono l’iter inverso.
Fra i termini dipendenti da traslati metaforici (§ 2) o metonimici (§ 4), corrispondono ai più peculiari interessi dell’autore la ricca collezione di nomi deonimici di cibi e bevande, di capi di abbigliamento, di nuovi prodotti reclamizzati, di usi estensivi derivati da eventi storici (fin dal 1923 è lemmatizzato l’uso metaforico del nome Caporetto), da fenomeni culturali o sociali, o da fatti di cronaca, spesso presentati con il tipico umorismo panziniano (p. es. le voci Ferravilliano, Lobbia (Cappello alla), Minervino, Offenbachiano, Quartarellista, Prussianesimo, Wilsonismo, Zoliano).
Un nutrito gruppo di voci riguarda termini appositamente dedicati ad un nome proprio (§ 3), come il dirigibile Zeppelin, le varietà di grano Edda e Mentana, il minerale Polonio, i sigari Cavurrino e Minghetti (la collezione di nomi commerciali di tabacchi, sigari e sigarette del DM è talmente ricca da meritare un paragrafo a parte, § 3.3).
Oltre alla classificazione in base al meccanismo di derivazione e alle tipologie dei designata, sono stati distinti i detoponimi e i deantroponimi, i derivati dagli etnici, e gli aggettivi per cui il DM documenta un’accezione metaforica. Una categoria particolarmente ricca è quella dei marchi commerciali dedotti metonimicamente dal nome del fondatore della ditta, non di rado trasmesso anche ai prodotti (§ 4.6). Il DM lemmatizza molti marchionimi, anche d’invenzione (una piccola campionatura è qui presentata nel § 4.7), spesso accolti dichiaratamente a causa della martellante réclame di cui godevano.
Data la ricchezza di deonimici del DM, l’esemplificazione si sofferma quasi esclusivamente su termini e locuzioni per cui il DM costituisce la prima (e in diversi casi unica) attestazione, dando particolare risalto a quelli più legati all’attualità dei primi decenni del ’900 (da Balcanizzare alla cravatta alla Lavallière, da Murrismo a Yprite).

Cap. III. Neopurismo, parole d’autore, fascismo e (auto)censura nell’Appendice di Bruno Migliorini

Fra i molti aspetti degni di nota delle Appendici di Migliorini al Dizionario Moderno (1942-1963), viene qui analizzato innanzi tutto il modo in cui si esplicita il “neopurismo” dell’autore, cioè essenzialmente attraverso una ricca e variegata serie di «formule» (§ 2) che sintetizzano il giudizio su termini (neologici ma anche non neologici) per diversi motivi disapprovati, in particolare perché forestierismi male adattati o mal recepiti (§ 3).
Vengono inoltre segnalati usi scorretti (§ 4) e parole fuori “tono” (§ 5); non sono molti, invece, i vocaboli elogiati da Migliorini. In parecchie voci la disapprovazione è espressa tramite giochi di parole o tramite una delle celebri freddure miglioriniane (§ 6). Il § 7 è un excursus sulle molte «parole di conio letterario e giornalistico» comprese nei supplementi al DM, a partire da quelle di Alfredo Panzini. L’“autore” più citato in assoluto è Mussolini (§ 8), che continua ad essere molto presente anche dopo la caduta del regime: da DM9 in poi molte sue citazioni saranno espunte (§ 8.1) o ridotte o presentate in tono meno enfatico; in particolare, diminuisce considerevolmente la frequenza dell’appellativo “Duce” e dell’aggettivo “mussoliano” (§ 8.2). Ma alcuni termini coniati o lanciati da Mussolini vengono addirittura aggiunti in DM9 (§ 8.3), assieme a un nutrito gruppo di voci che per prudenza non potevano comparire in DM8, come i vari soprannomi del Duce (§ 8.4) o altre voci più o meno ironicamente critiche nei confronti del fascismo (§ 9). Vengono passate in rassegna le voci politicamente connotate che subiscono modifiche nell’edizione del 1950: i termini “fascista” e “italiano” smettono di essere sinonimi, cambia completamente la connotazione delle voci relative all’Italia prefascista e all’(ex-)alleato tedesco, vengono fatti espliciti riferimenti alla censura e alle pressioni della propaganda (§ 10). Molte altre voci vengono riformulate con toni meno trionfalistici o meno eufemistici; ad es., la «guerra di Spagna» può ora essere chiamata «guerra civile spagnola» (§ 11), mentre vengono tolte osservazioni denigratorie nei confronti degli Inglesi, degli Americani e dei partigiani di France libre (§ 12).

Cap. IV. Edizione storico-critica delle appendici di Parole nuove al Dizionario Moderno

L’edizione storico-critica delle Appendici miglioriniane alle edizioni ottava (1942), nona (1950), decima (1963) del Dizionario Moderno prosegue e completa l’edizione critica dell’opera panziniana (che ebbe sette edizioni, dal 1905 al 1935, più l’ottava postuma nel 1942), già messa a punto dalla candidata.
Il testo-base (T) è costituito dall’ultima edizione (invece, per la parte panziniana si era scelta la settima, l’ultima pubblicata vivente l’autore). I lemmi presenti nelle edizioni ottava e/o nona ma esclusi dalla decima sono raccolti nel Supplemento 3 (che si affianca ai due supplementi della parte panziniana).
I criteri di edizione riprendono quelli già messi a punto per la parte panziniana; l’apparato risulta però notevolmente più semplice in quanto le voci delle Appendici - sia per il numero minore di edizioni, sia per la loro ridotta estensione, sia per la maggiore “professionalità” dell’autore – vengono modificate in maniera meno radicale, oppure vengono variate un numero minore di volte: l’elenco delle varianti (in particolare delle varianti grafiche) non segnalate in quanto irrilevanti è per le Appendici notevolmente più breve che per la prima parte del Dizionario Moderno.
Per seguire l’evoluzione di molti lemmi, è sufficiente seguire le parentesi quadre che datano la comparsa delle voci o dei segmenti di voci. Gli unici punti un po’ complessi riguardano le bibliografie (nella versione elettronica saranno riprodotte integralmente in un link anche le bibliografie delle edizioni ottava e nona) e l’intreccio fra termini derivati (spesso i primi ad essere lemmatizzati) e i rispettivi primitivi (che spesso vengono preferiti nell’ultima edizione, togliendo dal lemmario il derivato). Come per la parte panziniana, permane qualche dubbio per la correttezza dell’attribuzione di alcuni asterischi (che contrassegnano i termini stranieri, dialettali, gergali), in particolare per I nomi propri.
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