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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05282012-174725


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
SALERNO, EMANUELE
Indirizzo email
coolemax@libero.it
URN
etd-05282012-174725
Titolo
Giusnaturalismo e discussione politica nella Toscana della prima metà del Settecento. Neutralità, indipendenza e governo giusto da Sutter a Buondelmonti (1703-1755).
Settore scientifico disciplinare
M-STO/02
Corso di studi
STORIA E SOCIOLOGIA DELLA MODERNITA'
Relatori
tutor Prof.ssa Bertuccelli Migliorini, Anna Vittoria
commissario Prof. Verga, Marcello
commissario Prof. Guasti, Niccolò
commissario Prof.ssa Aglietti, Marcella
Parole chiave
  • Toscana - Tuscany - Ne
  • Niccolò Francesco <1663-1722> - Averani
  • Giuseppe Maria <1713-1757> - Florence - Firenze
  • Giuseppe <1662-1738> - Buondelmonti
Data inizio appello
18/06/2012
Consultabilità
Completa
Riassunto
La ricerca intende indagare le forme di recezione del moderno diritto di natura da parte del ceto culturale e di governo del Granducato toscano nella prima metà del Settecento. Il percorso parte dall’identificazione delle opere, effettivamente circolanti, dei maggiori giusnaturalisti, quali Barbeyrac, Burlamaqui, Bynkershoek, Grozio, Hobbes, Leibniz, Locke, Pufendorf, Thomasius e Wolff, e dei lettori toscani, per giungere all’individuazione dei temi oggetto della discussione politica.

A seguito di una prima ricognizione è emerso che: 1) il giusnaturalismo era presente sia nella cultura dei professori dell’Università di Pisa, sia nello strumentario politico dei membri del ceto dirigente; 2) il momento in cui la presenza del moderno diritto di natura diviene più evidente è quando i due lettori si incontrano per necessità. Queste sono le ragioni per le quali la ricerca è stata indirizzata verso una storia della recezione – né di tipo puramente filologico, né di tipo filosofico – volta ad illustrare quelle specifiche congiunture in cui è possibile riscontrare concretamente una forma di recezione, ossia una recezione con funzione politica.

Nel capitolo I, lo studio delle edizioni ha confermato che il giusnaturalismo divenne popolare negli ambienti intellettuali toscani solo nella prima metà del Settecento, e che le traduzioni di Sorbière, Coste e Mazel, assieme a quelle di Barbeyrac, ebbero un ruolo decisivo nella diffusione delle opere giusnaturalistiche: il giusnaturalismo divenne toscano, dunque, non prima di essere divenuto europeo.

Nei capitoli II, III e IV, lo studio dei testi di alcuni giuristi ed esponenti del ceto dirigente, quali Niccolò Antinori, Giuseppe Averani, Francesco Frosini e Giuseppe Maria Buondelmonti ha mostrato l’esistenza di un processo di selezione delle dottrine giusnaturalistiche: 1) bilanciato in vista della circolazione europea dei diversi scritti toscani; 2) orientato politicamente ora per affrontare le questioni successorie, ora per disegnare una aggiornata immagine degli assetti politici ed istituzionali e della società civile, ora per suggerire la scelta della neutralità e un ruolo specifico dei paesi neutrali nelle relazioni internazionali. L’esame delle diverse scritture dei membri del ceto dirigente ha mostrato la consapevolezza di questo ceto della prescrittività del sistema internazionale di potenza e un utilizzo della dottrina groziana in materia di relazioni internazionali finalizzato a promuovere e accreditare il piccolo stato del Granducato presso la società politica internazionale. L’uso di Grozio e dei suoi commentatori è apparso essere stato volto a difendere il principio che i rapporti tra stati si debbano fondare sulla fides reciproca, sull’eguaglianza del loro statuto giuridico internazionale, e, più in generale, a sostenere che l’Europa degli stati perennemente belligeranti avrebbe dovuto comunque attenersi a regole giuridiche universali.

In appendice si offrono: I) la trascrizione delle memorie di parte granducale esaminate; II) la trascrizione di una selezione di carteggi diplomatici e confidenziali di Bonifacio Visconti, Carlo Borromeo Arese, Zanobi Maria Bartolini Salimbeni, Neri Corsini e Coriolano Montemagni; III) uno specimen del censimento delle edizioni sei-settecentesche delle maggiori opere di Grozio, quali Mare liberum, De jure belli ac pacis, De veritate religionis christianae, Respublica Hollandie, et Urbes, presenti nelle biblioteche toscane.




This research inquiries into forms of reception of modern natural law theory by the Tuscan ruling class during the first half of the Eighteenth century. It identifies the major works of authors such as Barbeyrac, Burlamaqui, Bynkershoek, Grotius, Hobbes, Leibniz, Locke, Pufendorf, Thomasius and Wolff, circulating at that time and their Tuscan readers, and the subjects of the political debate.

A first phase of research revealed that: 1) natural law theory was present among the professors of the University of Pisa, and in the political culture of the ruling class; 2) natural law theory emerged more clearly when the two type of readers come together in moments of political necessity. These results supported further research neither purely philological, nor philosophical into this reception history, to enlighten the specific circumstances in which a concrete form of reception was ongoing, that is a reception with a political function.

In chapter I, the study of the editions confirmed that natural law theory become popular among Tuscan intellectuals only by the first half of the Eighteenth century. And it also showed that the translations by Sorbière, Coste and Mazel, together with the ones by Barbeyrac, had a decisive role in the process of reception of natural law theory’s works: natural law theory become Tuscan, after it had become European.

In chapters II, III, and IV, close reading of the works of some jurists and members of the ruling class, such as Niccolò Antinori, Giuseppe Averani, Francesco Frosini and Giuseppe Maria Buondelmonti revealed that a process of selecting natural law theories was under way: 1) balanced as a result of the expected European circulation of these Tuscan works; 2) politically oriented to deal with questions of succession, to draw an up-to-date picture of political-institutional order and of civil society, or to advocate the neutrality option and a specific role for neutral nations in international relations. The examination of these dissertations showed the awareness of the international system’s prescriptiveness held by the Tuscan ruling class, and the special use of the Grotius’s doctrine relating international relations finalized to promote and gain credit to the small state of the Grand Duchy within international political society. The use of Grotius’s teachings and of his annotators seemed to have been focused to defend the principle by which the relations between states should be founded on mutual trust, on the equality of international juridical statue, and, in general, that European states, always waging war, should follow universal juridical rules.

In the Appendix there can be found: I) many transcriptions of the memorials taken into account by this research; II) a selection of diplomatic and confidential correspondences of Bonifacio Visconti, Carlo Borromeo Arese, Zanobi Maria Bartolini Salimbeni, Neri Corsini and Coriolano Montemagni; III) a sample of the census of the Seventeenth and Eighteenth editions of Grotius’s major works, such as Mare liberum, De jure belli ac pacis, De veritate religionis christianae, Respublica Hollandie, et Urbes, held by Tuscan libraries.
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