Tesi etd-05252018-122540 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
CLEMENTE, VOLODIA FILOMENA
URN
etd-05252018-122540
Titolo
Fra atlantismo e Ostpolitik italiana. Bettino Craxi alla ricerca di una terza via (1947-1987)
Settore scientifico disciplinare
SPS/06
Corso di studi
SCIENZE POLITICHE
Relatori
tutor Prof.ssa Dundovich, Elena
Parole chiave
- Bettino Craxi
- Ostpolitik
- Partito Socialista Italiano
- politica estera italiana
Data inizio appello
26/06/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il presente lavoro si propone di delineare il contributo dato da Bettino Craxi all' elaborazione, dalla metà degli anni Settanta alla fine della guerra fredda, di una politica estera italiana e socialista che potesse essere incisiva e autonoma, pur nel rispetto degli impegni atlantici assunti, verso l'URSS e i singoli paesi del blocco sovietico. Riflettere sugli orientamenti e sui passi compiuti dal leader lombardo in questo arco temporale vuol dire necessariamente confrontarsi con uno scenario internazionale che stava vivendo una fase di profonda trasformazione. Questi anni furono di intensi cambiamenti anche per la scena politica italiana.
E, proprio in questo quadro politico nazionale e internazionale Craxi, nelle vesti di segretario di partito prima (fu eletto alla segreteria del PSI nel 1976) e in quelle di capo di governo a partire dal 1983, riuscì a ritagliarsi sempre maggiori spazi di visibilità e centralità. Pertanto in questo lavoro si è cercato di portare avanti in contemporanea sia il piano politico interno che quello internazionale, in quanto Craxi, avendo fatta propria la lezione del suo maestro Nenni, acquisì pienamente e consapevolmente la «capacità di leggere i rapporti politici interni all'Italia come risultato dei mutamenti di quelli internazionali e, viceversa, di comprendere come i cambiamenti del quadro interno svolgessero i loro effetti anche sullo scenario internazionale». Ovviamente per comprendere come il leader socialista si pose di fronte alle varie e differenti realtà del «socialismo reale» è stato necessario partire da lontano, dalla biografia di Craxi e dalla sua formazione politica. È stato uomo di Partito e nel Partito si è formato. Infatti sarebbe stato impossibile spiegare l'attenzione che il leader lombardo riservò ai paesi oltrecortina senza fare riferimento agli anni della politica frontista in cui il Psi, grazie al patto d'unità d'azione con i comunisti, strinse legami con esponenti politici dell'URSS e delle democrazie popolari, che saranno abilmente sfruttati dal Partito e dai suoi leader, anche una volta abbandonata questa politica unitaria. Lo stesso Craxi aveva maturato, sin dagli inizi della sua formazione politica, un'attenzione particolare verso l'URSS e il suo blocco. Il suo attivo coinvolgimento, sia nella politica locale milanese sia nel sindacato, gli permise, attraverso viaggi e missioni politiche organizzate nei Paesi dell’est Europa di entrare in contatto con quelle realtà. Già a partire dalla metà degli anni Cinquanta e anni Sessanta erano iniziati i suoi viaggi in giro per il mondo e in particolare, nei paesi ad est della cortina di ferro, che gli avevano permesso di intrecciare relazioni con varie personalità politiche, con le quali rimase in contatto per tutta la vita.
Tutte queste esperienze e soprattutto la rete di contatti che riuscì a stabilire in questi anni formativi, si rivelarono molto utili negli anni 1972-1976, che lo videro assumere prima la carica di vicesegretario del PSI, con delega ai rapporti internazionali, e poi di vicesegretario dell'Internazionale socialista. Quando successivamente nel luglio 1976 arrivò alla segreteria del PSI, la situazione internazionale era in pieno fermento e Craxi cercò di ritagliarsi un proprio ruolo, seppur modesto, maturando esperienze che avrebbero costituito il presupposto essenziale della sua successiva fase politica, quella che si sarebbe aperta nel 1983, alla guida del governo italiano.
Con questa ricerca si è cercato di comprendere qualcosa di Craxi e su Craxi e, contemporaneamente, sull'Italia e il sistema internazionale di quegli anni. Si potrebbe addirittura affermare che per capire l'Italia degli anni Settanta e Ottanta sia di fondamentale importanza cercare di comprendere fino in fondo la figura di Bettino Craxi.
Questo obiettivo è stato raggiunto dividendo l’intero lavoro in quattro parti. Il primo capitolo affronta la posizione del Partito socialista italiano in relazione all'evoluzione del sistema politico interno e internazionale, negli anni che vanno dalla scissione del PSIUP del gennaio 1947 ai tragici fatti d'Ungheria dell'ottobre-novembre 1956. È in questo contesto che si inserisce la biografia politica e personale di Bettino Craxi. Il secondo capitolo prende in considerazione gli anni dal 1957 ai primissimi anni Settanta. In questo arco temporale il Partito socialista italiano, dopo la svolta del 1956, fu impegnato intensamente a rimodulare le direttrici della propria politica sia sul versante interno che su quello internazionale. Questo processo fu accompagnato da un animato dibattito tra le varie correnti presenti all’interno del mondo socialista. La terza parte analizza la parabola ascendente della carriera politica di Bettino Craxi. Dopo aver percorso una fulminea carriera nel PSI milanese e come giovane amministratore nelle giunte di centrosinistra del comune di Milano, egli nel 1968 fu eletto deputato facendo così il suo ingresso ufficiale nella politica nazionale. Nonostante il costante impegno nella politica locale non mancarono in questi anni prese di posizione del leader lombardo sulle principali questioni di politica internazionale.
Per circa tre anni, dal 1972 al 1976, ottenne anche la delega ai rapporti internazionali del Partito, tornando ad occuparsi a tempo pieno di politica estera, sua grande passione sin dagli esordi del suo apprendistato politico. In questo nuovo ruolo il vicesegretario socialista iniziò a pensare al ruolo creativo che una media potenza come l’Italia avrebbe potuto assumere in un sistema internazionale, come quello dei primi anni Settanta, caratterizzato dai primi segnali di crisi del processo di distensione tra USA e URSS. Egli era assolutamente convinto che si potesse dialogare con il mondo oltrecortina garantendo, allo stesso tempo, la fedeltà atlantica dei socialisti italiani. Questo fu il principale obiettivo di politica estera a cui mirò una volta assunta la guida del Partito nel luglio 1976. Infatti, la parola d’ordine socialista divenne «autonomia»: nel Partito, nel Paese e nelle relazioni internazionali. In virtù di ciò il PSI di Bettino Craxi divenne un interlocutore privilegiato dei Paesi del blocco sovietico, soprattutto con le forze del dissenso interno, cercando in questo modo di erodere progressivamente il loro legame da Mosca. Quando successivamente, nell’estate del 1983, Bettino Craxi fu chiamato alla guida della Presidenza del Consiglio, riuscì a trasformare le sue relazioni politiche verso i Paesi dell’Est e in particolare verso le forze del dissenso, maturate nel corso della sua lunga esperienza nelle fila del PSI, in vere e proprie relazioni di governo. Ciò concorse all’elaborazione di una Ostpolitik, durante i due governi da lui presieduti, molto attiva e vivace. Il quarto e ultimo capitolo raccoglie le testimonianze di personalità vicine a Craxi sia nel suo ruolo di segretario del Partito socialista sia in quello di primo e unico Presidente del Consiglio socialista nella storia dell’Italia repubblicana.
Gli interrogativi che questo lavoro si pone sono molteplici. È esistita davvero una stagione in Italia in cui la politica estera era appannaggio pressoché esclusivo dei partiti politici? Fu il PSI un interprete sensibile e un interlocutore attento nel panorama italiano e internazionale? Quali azioni mise in campo verso i paesi del blocco sovietico una volta che Bettino Craxi ne assunse la guida? La linea craxiana, fu di continuità o di rottura con la tradizione del suo partito nelle logiche della guerra fredda? I governi Craxi furono caratterizzati da un eccezionale attivismo in politica estera? Quale fu la reazione delle altre principali forze politiche italiane?
Si è consci dei limiti presenti in questa ricerca, che avrebbe tratto vantaggio da altre fonti primarie al momento non disponibili, ma si spera che questa ricostruzione possa contribuire, anche se in piccola parte, ad alimentare il dibattito storiografico intorno ad un periodo che rappresenta una svolta fondamentale della storia dell'Italia repubblicana, soprattutto per ciò che concerne il nesso tra contesto internazionale e vicende interne.
E, proprio in questo quadro politico nazionale e internazionale Craxi, nelle vesti di segretario di partito prima (fu eletto alla segreteria del PSI nel 1976) e in quelle di capo di governo a partire dal 1983, riuscì a ritagliarsi sempre maggiori spazi di visibilità e centralità. Pertanto in questo lavoro si è cercato di portare avanti in contemporanea sia il piano politico interno che quello internazionale, in quanto Craxi, avendo fatta propria la lezione del suo maestro Nenni, acquisì pienamente e consapevolmente la «capacità di leggere i rapporti politici interni all'Italia come risultato dei mutamenti di quelli internazionali e, viceversa, di comprendere come i cambiamenti del quadro interno svolgessero i loro effetti anche sullo scenario internazionale». Ovviamente per comprendere come il leader socialista si pose di fronte alle varie e differenti realtà del «socialismo reale» è stato necessario partire da lontano, dalla biografia di Craxi e dalla sua formazione politica. È stato uomo di Partito e nel Partito si è formato. Infatti sarebbe stato impossibile spiegare l'attenzione che il leader lombardo riservò ai paesi oltrecortina senza fare riferimento agli anni della politica frontista in cui il Psi, grazie al patto d'unità d'azione con i comunisti, strinse legami con esponenti politici dell'URSS e delle democrazie popolari, che saranno abilmente sfruttati dal Partito e dai suoi leader, anche una volta abbandonata questa politica unitaria. Lo stesso Craxi aveva maturato, sin dagli inizi della sua formazione politica, un'attenzione particolare verso l'URSS e il suo blocco. Il suo attivo coinvolgimento, sia nella politica locale milanese sia nel sindacato, gli permise, attraverso viaggi e missioni politiche organizzate nei Paesi dell’est Europa di entrare in contatto con quelle realtà. Già a partire dalla metà degli anni Cinquanta e anni Sessanta erano iniziati i suoi viaggi in giro per il mondo e in particolare, nei paesi ad est della cortina di ferro, che gli avevano permesso di intrecciare relazioni con varie personalità politiche, con le quali rimase in contatto per tutta la vita.
Tutte queste esperienze e soprattutto la rete di contatti che riuscì a stabilire in questi anni formativi, si rivelarono molto utili negli anni 1972-1976, che lo videro assumere prima la carica di vicesegretario del PSI, con delega ai rapporti internazionali, e poi di vicesegretario dell'Internazionale socialista. Quando successivamente nel luglio 1976 arrivò alla segreteria del PSI, la situazione internazionale era in pieno fermento e Craxi cercò di ritagliarsi un proprio ruolo, seppur modesto, maturando esperienze che avrebbero costituito il presupposto essenziale della sua successiva fase politica, quella che si sarebbe aperta nel 1983, alla guida del governo italiano.
Con questa ricerca si è cercato di comprendere qualcosa di Craxi e su Craxi e, contemporaneamente, sull'Italia e il sistema internazionale di quegli anni. Si potrebbe addirittura affermare che per capire l'Italia degli anni Settanta e Ottanta sia di fondamentale importanza cercare di comprendere fino in fondo la figura di Bettino Craxi.
Questo obiettivo è stato raggiunto dividendo l’intero lavoro in quattro parti. Il primo capitolo affronta la posizione del Partito socialista italiano in relazione all'evoluzione del sistema politico interno e internazionale, negli anni che vanno dalla scissione del PSIUP del gennaio 1947 ai tragici fatti d'Ungheria dell'ottobre-novembre 1956. È in questo contesto che si inserisce la biografia politica e personale di Bettino Craxi. Il secondo capitolo prende in considerazione gli anni dal 1957 ai primissimi anni Settanta. In questo arco temporale il Partito socialista italiano, dopo la svolta del 1956, fu impegnato intensamente a rimodulare le direttrici della propria politica sia sul versante interno che su quello internazionale. Questo processo fu accompagnato da un animato dibattito tra le varie correnti presenti all’interno del mondo socialista. La terza parte analizza la parabola ascendente della carriera politica di Bettino Craxi. Dopo aver percorso una fulminea carriera nel PSI milanese e come giovane amministratore nelle giunte di centrosinistra del comune di Milano, egli nel 1968 fu eletto deputato facendo così il suo ingresso ufficiale nella politica nazionale. Nonostante il costante impegno nella politica locale non mancarono in questi anni prese di posizione del leader lombardo sulle principali questioni di politica internazionale.
Per circa tre anni, dal 1972 al 1976, ottenne anche la delega ai rapporti internazionali del Partito, tornando ad occuparsi a tempo pieno di politica estera, sua grande passione sin dagli esordi del suo apprendistato politico. In questo nuovo ruolo il vicesegretario socialista iniziò a pensare al ruolo creativo che una media potenza come l’Italia avrebbe potuto assumere in un sistema internazionale, come quello dei primi anni Settanta, caratterizzato dai primi segnali di crisi del processo di distensione tra USA e URSS. Egli era assolutamente convinto che si potesse dialogare con il mondo oltrecortina garantendo, allo stesso tempo, la fedeltà atlantica dei socialisti italiani. Questo fu il principale obiettivo di politica estera a cui mirò una volta assunta la guida del Partito nel luglio 1976. Infatti, la parola d’ordine socialista divenne «autonomia»: nel Partito, nel Paese e nelle relazioni internazionali. In virtù di ciò il PSI di Bettino Craxi divenne un interlocutore privilegiato dei Paesi del blocco sovietico, soprattutto con le forze del dissenso interno, cercando in questo modo di erodere progressivamente il loro legame da Mosca. Quando successivamente, nell’estate del 1983, Bettino Craxi fu chiamato alla guida della Presidenza del Consiglio, riuscì a trasformare le sue relazioni politiche verso i Paesi dell’Est e in particolare verso le forze del dissenso, maturate nel corso della sua lunga esperienza nelle fila del PSI, in vere e proprie relazioni di governo. Ciò concorse all’elaborazione di una Ostpolitik, durante i due governi da lui presieduti, molto attiva e vivace. Il quarto e ultimo capitolo raccoglie le testimonianze di personalità vicine a Craxi sia nel suo ruolo di segretario del Partito socialista sia in quello di primo e unico Presidente del Consiglio socialista nella storia dell’Italia repubblicana.
Gli interrogativi che questo lavoro si pone sono molteplici. È esistita davvero una stagione in Italia in cui la politica estera era appannaggio pressoché esclusivo dei partiti politici? Fu il PSI un interprete sensibile e un interlocutore attento nel panorama italiano e internazionale? Quali azioni mise in campo verso i paesi del blocco sovietico una volta che Bettino Craxi ne assunse la guida? La linea craxiana, fu di continuità o di rottura con la tradizione del suo partito nelle logiche della guerra fredda? I governi Craxi furono caratterizzati da un eccezionale attivismo in politica estera? Quale fu la reazione delle altre principali forze politiche italiane?
Si è consci dei limiti presenti in questa ricerca, che avrebbe tratto vantaggio da altre fonti primarie al momento non disponibili, ma si spera che questa ricostruzione possa contribuire, anche se in piccola parte, ad alimentare il dibattito storiografico intorno ad un periodo che rappresenta una svolta fondamentale della storia dell'Italia repubblicana, soprattutto per ciò che concerne il nesso tra contesto internazionale e vicende interne.
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