Tesi etd-05212013-103345 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LIMA, VINCENZA MARGHERITA
URN
etd-05212013-103345
Titolo
Riprogrammazione delle cellule staminali tiroidee in cellule inizianti i carcinomi papillare e anaplastico
Dipartimento
BIOLOGIA
Corso di studi
BIOLOGIA APPLICATA ALLA BIOMEDICINA
Relatori
relatore Nardi, Irma
relatore Stassi, Giorgio
relatore Stassi, Giorgio
Parole chiave
- carcinomi tiroidei
- cellule staminali
Data inizio appello
13/06/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
13/06/2053
Riassunto
La presenza delle cellule staminali tumorali (CST), nella maggior parte dei tumori, sembra essere la causa del fallimento della chemioterapia convenzionale e della comparsa di recidive.
Queste cellule sono state isolate da vari tumori, compresi i carcinomi tiroidei e negli ultimi anni sono stati formulati vari modelli per spiegare l’oncogenesi del carcinoma tiroideo.In particolare, secondo il modello di carcinogenesi delle cellule fetali tiroidee, le cellule tumorali della tiroide derivano da precursori cellulari di origine fetale, piuttosto che da cellule follicolari mature presenti nel tessuto tiroideo.La tiroide di un adulto, infatti, presenta tre diversi tipi di cellule fetali tiroidee organizzate gerarchicamente e in grado di dar vita alle differenti forme di carcinoma: la cellula staminale fetale tiroidea che è in grado di dare origine al carcinoma anaplastico della tiroide; il tireoblasto che sviluppa il carcinoma papillare ed infine il protireocita precursore del carcinoma follicolare.
L’alterazione più frequente presente nel carcinoma tiroideo è l’attivazione costitutiva della via di segnalazione di Ras che determina proliferazione incontrollata e la formazione di tumori tiroidei prevenendo la differenziazione di cellule fetali tiroidee.
Nello specifico, il modello di carcinogenesi delle cellule fetali tiroidee sostiene che i riarrangiamenti RET/PTC1 e PAX8/PPARγ e le mutazioni puntiformi dei geni BRAF, RAS e TP53 prevengono il differenziamento delle cellule fetali tiroidee conferendo alle stesse un vantaggio proliferativo.
L’obiettivo dello studio è capire se il riarrangiamento genico RET/PTC e le mutazioni dei geni BRAFV600E e TP53 sono in grado di guidare la trasformazione di cellule staminali normali in cellule inizianti i carcinomi papillare e anaplastico.
A tal scopo, sono state isolate le cellule staminali tiroidee da tessuto tiroideo normale per essere trasformate in cellule staminali tumorali con l’ausilio di vettori lentivirali codificanti i geni sopra citati. È stata valutata in vitro la capacità clonogenica delle cellule trasdotte con i vettori lentivirali e la loro tumorigenicità è stata testata in modelli murini immunocompromessi tramite iniezione sottocutanea delle cellule staminali tiroidee trasformate.
Queste cellule sono state isolate da vari tumori, compresi i carcinomi tiroidei e negli ultimi anni sono stati formulati vari modelli per spiegare l’oncogenesi del carcinoma tiroideo.In particolare, secondo il modello di carcinogenesi delle cellule fetali tiroidee, le cellule tumorali della tiroide derivano da precursori cellulari di origine fetale, piuttosto che da cellule follicolari mature presenti nel tessuto tiroideo.La tiroide di un adulto, infatti, presenta tre diversi tipi di cellule fetali tiroidee organizzate gerarchicamente e in grado di dar vita alle differenti forme di carcinoma: la cellula staminale fetale tiroidea che è in grado di dare origine al carcinoma anaplastico della tiroide; il tireoblasto che sviluppa il carcinoma papillare ed infine il protireocita precursore del carcinoma follicolare.
L’alterazione più frequente presente nel carcinoma tiroideo è l’attivazione costitutiva della via di segnalazione di Ras che determina proliferazione incontrollata e la formazione di tumori tiroidei prevenendo la differenziazione di cellule fetali tiroidee.
Nello specifico, il modello di carcinogenesi delle cellule fetali tiroidee sostiene che i riarrangiamenti RET/PTC1 e PAX8/PPARγ e le mutazioni puntiformi dei geni BRAF, RAS e TP53 prevengono il differenziamento delle cellule fetali tiroidee conferendo alle stesse un vantaggio proliferativo.
L’obiettivo dello studio è capire se il riarrangiamento genico RET/PTC e le mutazioni dei geni BRAFV600E e TP53 sono in grado di guidare la trasformazione di cellule staminali normali in cellule inizianti i carcinomi papillare e anaplastico.
A tal scopo, sono state isolate le cellule staminali tiroidee da tessuto tiroideo normale per essere trasformate in cellule staminali tumorali con l’ausilio di vettori lentivirali codificanti i geni sopra citati. È stata valutata in vitro la capacità clonogenica delle cellule trasdotte con i vettori lentivirali e la loro tumorigenicità è stata testata in modelli murini immunocompromessi tramite iniezione sottocutanea delle cellule staminali tiroidee trasformate.
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