Tesi etd-05152023-090747 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
COSCO, LAURA
URN
etd-05152023-090747
Titolo
Riqualificazione di spazi indecisi: il biscottificio Guelfi a Cascina.
Come l’archeologia industriale da vuoto diventa accoglienza.
Dipartimento
INGEGNERIA DELL'ENERGIA, DEI SISTEMI, DEL TERRITORIO E DELLE COSTRUZIONI
Corso di studi
INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA
Relatori
relatore Prof. Santi, Giovanni
relatore Dott.ssa Braccini, Serena
relatore Dott.ssa Braccini, Serena
Parole chiave
- archeologia industriale
- Cascina
- riqualificazione
Data inizio appello
15/06/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/06/2093
Riassunto
Questo lavoro di tesi si concentra su un tema molto ricorrente da qualche decennio, non solo a livello nazionale ma a livello globale: il recupero ed il riuso dell’architettura industriale.
Durante questo particolare periodo storico, l’occidente sta via via passando da un sistema economico produttivo basato sull’industria ad uno incentrato sui servizi.
È noto, infatti, come i grandi colossi industriali trasferiscano i loro impianti produttivi all’estero, spinti non solo da un basso costo di manodopera quanto anche da una normativa molto più semplificata. Questo cambiamento ha negli anni innescato un processo di dismissione degli impianti industriali che fa sì che questo problema rientri nelle attenzioni di chi si occupa della pianificazione del territorio.
Contro la dispersione urbana, o sprawl, si parla di riuso del patrimonio esistente, a favore della sostenibilità urbana ed ambientale. Riuso e riqualificazione sono le scelte migliori da intraprendere, qualora attuabili, per fare un passo verso la direzione giusta.
Questo studio mi ha portato a riflettere sull’importanza della tutela del suolo e del patrimonio edilizio esistente perché come accade con un oggetto vecchio, dare una seconda vita a tutto ciò che ci circonda, cercando di ridurre gli sprechi per evitare di creare quel sentimento di bruttezza che spesso associamo al non uso, è la strada giusta da percorrere.
L’oggetto di studio è un edificio industriale sito nella frazione Sant’Anna di Cascina, in provincia di Pisa che, dalla metà dell’Ottocento ai primi anni del Novecento, fu una tra le più rinomate fabbriche di biscotti di tutta Italia, finendo per diventare un rudere industriale, usato come mero deposito dagli odierni proprietari. Ma la memoria di questo luogo deve riemergere, affiancata da una nuova destinazione d’uso che aiuterà la frazione di S.Anna ad avere un luogo dove riconoscersi, dove ritrovarsi e crescere come comunità.
Un approccio progettuale che parte con il domandarsi cosa sia stato, cosa ha rappresentato l’edificio oltre a chiedersi che cosa potrebbe diventare, fa sì che si arrivi ad una riconversione funzionale dell’immobile che onora, esalta e non nasconde il passato industriale dell'edificio.
Per capire la destinazione d’uso più giusta dell’edificio è stata necessaria un’analisi approfondita che abbiamo portato avanti con il metodo dell’analisi del valore, in cui si è messo a confronto il progetto di un vecchio Piano di Recupero, relativo a quell’area, con un progetto nuovo avente destinazioni d’uso più variegate rispetto al primo.
Dal risultato emerso dall’analisi del valore e dalle ricerche portate avanti in questo studio di tesi, si sono definite molteplici destinazioni d’uso: un’area destinata agli esterni, dunque gli abitanti di S. Anna e non solo, che comprende un bar/pasticceria, diverse aree espositive, aree di incontro polifunzionali e una piccola scuola di pasticceria in cui imparare a produrre gli originali biscotti Guelfi di cui ancora oggi abbiamo le ricette, e dunque capace di ricordare la vecchia destinazione d’uso del luogo. Tutto questo diviso da un’area dedicata esclusivamente al residenziale, un residenziale in ottica di cohousing destinata alla popolazione over 65 autosufficienti (soglia d’età convenzionalmente indicata come spartiacque tra la categoria di “adulto” e quella di “anziano” ). Purtroppo, quando si pensa a questo tema viene subito in mente la “casa di riposo” generalmente caratterizzata da un’organizzazione e una disposizione degli spazi simili a quelle ospedaliere, ma la visione che gli over 65 o chi sta per raggiungere quell’età, hanno della vecchiaia è ben distante dal loro attuale stila di vita.
La motivazione per cui è stato scelto questa strada è la consapevolezza del processo di invecchiamento demografico cui si sta assistendo, anche a causa del mutato stile di vita adottato dalle generazioni più giovani, inoltre, grazie alla tecnologia e agli sviluppi in campo scientifico e sociale, anche lo stile di vita adottato dalla popolazione è cambiato.
Questo cambiamento porta inevitabilmente all’innalzamento delle aspettative anche nella fase di invecchiamento, quando non si è più disposti a rinunciare alla propria indipendenza.
Anziani autosufficienti in un progetto di cohousing, in grado di rispondere alle mutate esigenze della popolazione anziana, affinché si ricominci a considerarla una risorsa e non un peso sull’economia e sul sistema sanitario nazionali.
Durante questo particolare periodo storico, l’occidente sta via via passando da un sistema economico produttivo basato sull’industria ad uno incentrato sui servizi.
È noto, infatti, come i grandi colossi industriali trasferiscano i loro impianti produttivi all’estero, spinti non solo da un basso costo di manodopera quanto anche da una normativa molto più semplificata. Questo cambiamento ha negli anni innescato un processo di dismissione degli impianti industriali che fa sì che questo problema rientri nelle attenzioni di chi si occupa della pianificazione del territorio.
Contro la dispersione urbana, o sprawl, si parla di riuso del patrimonio esistente, a favore della sostenibilità urbana ed ambientale. Riuso e riqualificazione sono le scelte migliori da intraprendere, qualora attuabili, per fare un passo verso la direzione giusta.
Questo studio mi ha portato a riflettere sull’importanza della tutela del suolo e del patrimonio edilizio esistente perché come accade con un oggetto vecchio, dare una seconda vita a tutto ciò che ci circonda, cercando di ridurre gli sprechi per evitare di creare quel sentimento di bruttezza che spesso associamo al non uso, è la strada giusta da percorrere.
L’oggetto di studio è un edificio industriale sito nella frazione Sant’Anna di Cascina, in provincia di Pisa che, dalla metà dell’Ottocento ai primi anni del Novecento, fu una tra le più rinomate fabbriche di biscotti di tutta Italia, finendo per diventare un rudere industriale, usato come mero deposito dagli odierni proprietari. Ma la memoria di questo luogo deve riemergere, affiancata da una nuova destinazione d’uso che aiuterà la frazione di S.Anna ad avere un luogo dove riconoscersi, dove ritrovarsi e crescere come comunità.
Un approccio progettuale che parte con il domandarsi cosa sia stato, cosa ha rappresentato l’edificio oltre a chiedersi che cosa potrebbe diventare, fa sì che si arrivi ad una riconversione funzionale dell’immobile che onora, esalta e non nasconde il passato industriale dell'edificio.
Per capire la destinazione d’uso più giusta dell’edificio è stata necessaria un’analisi approfondita che abbiamo portato avanti con il metodo dell’analisi del valore, in cui si è messo a confronto il progetto di un vecchio Piano di Recupero, relativo a quell’area, con un progetto nuovo avente destinazioni d’uso più variegate rispetto al primo.
Dal risultato emerso dall’analisi del valore e dalle ricerche portate avanti in questo studio di tesi, si sono definite molteplici destinazioni d’uso: un’area destinata agli esterni, dunque gli abitanti di S. Anna e non solo, che comprende un bar/pasticceria, diverse aree espositive, aree di incontro polifunzionali e una piccola scuola di pasticceria in cui imparare a produrre gli originali biscotti Guelfi di cui ancora oggi abbiamo le ricette, e dunque capace di ricordare la vecchia destinazione d’uso del luogo. Tutto questo diviso da un’area dedicata esclusivamente al residenziale, un residenziale in ottica di cohousing destinata alla popolazione over 65 autosufficienti (soglia d’età convenzionalmente indicata come spartiacque tra la categoria di “adulto” e quella di “anziano” ). Purtroppo, quando si pensa a questo tema viene subito in mente la “casa di riposo” generalmente caratterizzata da un’organizzazione e una disposizione degli spazi simili a quelle ospedaliere, ma la visione che gli over 65 o chi sta per raggiungere quell’età, hanno della vecchiaia è ben distante dal loro attuale stila di vita.
La motivazione per cui è stato scelto questa strada è la consapevolezza del processo di invecchiamento demografico cui si sta assistendo, anche a causa del mutato stile di vita adottato dalle generazioni più giovani, inoltre, grazie alla tecnologia e agli sviluppi in campo scientifico e sociale, anche lo stile di vita adottato dalla popolazione è cambiato.
Questo cambiamento porta inevitabilmente all’innalzamento delle aspettative anche nella fase di invecchiamento, quando non si è più disposti a rinunciare alla propria indipendenza.
Anziani autosufficienti in un progetto di cohousing, in grado di rispondere alle mutate esigenze della popolazione anziana, affinché si ricominci a considerarla una risorsa e non un peso sull’economia e sul sistema sanitario nazionali.
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