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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05152015-093947


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
MAUTONE, SALVATORE
URN
etd-05152015-093947
Titolo
Il trattamento a lungo termine della dipendenza da eroina con farmaci agonisti oppiacei ed effetto della stabilizzazione farmacologica sulla malattia nel tempo. Il SERT di Sant’Arsenio del Vallo di Diano come “studio del caso”.
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
PSICHIATRIA
Relatori
relatore Prof. Maremmani, Icro
Parole chiave
  • trattamento a lungo termine
  • outcome.
  • Trattamento con agonisti oppiacei
  • dosaggi “over-standard”
Data inizio appello
18/06/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Dal punto di vista terapeutico trattare un soggetto farmacologicamente per una condizione di tossicodipendenza vuol dire utilizzare il farmaco in funzione anticraving. Delle quattro possibilità di trattamento farmacologico dell’addiction da eroina, il trattamento a lungo termine con agonisti oppiacei è sicuramente la migliore in quanto il soggetto viene a trovarsi nella condizione migliore. La sostanza cross tolerant e long acting consente di mantenere la sensibilità individuale alla sostanza al di sopra del livello di dipendenza ed al di sotto del livello di tolleranza. Il paziente si sentirà dunque perfettamente normale. Per gli oppiacei i trattamenti con agonisti rappresentano un presidio efficace, in regime di mantenimento e a dosaggi adeguati, che può fornire vantaggi ulteriori in caso di disturbo psichico concomitante.
La strategia del trattamento a lungo termine con agonisti oppiacei può essere applicata facilmente anche in contesti territoriali tendenzialmente extraurbani quali il Vallo di Diano, dove da anni tale strategia è stata implementata.
Quando procedere alla dismissione dal trattamento di pazienti stabilizzati in un trattamento con agonisti oppiacei è questione controversa.
Se, infatti è chiaro lo scopo del trattamento che mira alla riabilitazione del paziente, altrettanto non è chiaro quando il processo riabilitativo possa definirsi concluso. Si può ipotizzare che il trattamento non debba essere protratto quando il suo prolungamento non comporti ulteriori significativi miglioramenti sul piano clinico e psicosociale. Alla stessa stregua si può lasciare il trattamento quando il suo prolungamento comporti, in qualche modo, la destabilizzazione dei risultati clinici e psicosociali raggiunti.
Scopo del presente studio è la valutazione dell’effetto nel tempo della stabilizzazione farmacologica di un trattamento agonista oppiaceo, sul disturbo da uso di eroina, in pazienti che rispondono positivamente al trattamento, utilizzando Il SERT di sant’Arsenio del Vallo di Diano come “studio del caso”.
Secondo un approccio naturalistico sono stati valutati tutti i pazienti in trattamento nel Gennaio 2010 e la valutazione è stata ripetuta nel Gennaio 2012. E’ stato così possibile evidenziare 3 tipi di pazienti. Pazienti che completano il periodo di osservazione di due anni, ossia pazienti che continuano il trattamento (T1-T2GR); pazienti che non lo completano perché terminano il programma rappresentando così un campione di soggetti alla fine del trattamento (T1GR); e pazienti che entrati in trattamento dopo l’inizio del follow-up si trovano nella fase iniziale del trattamento (T2GR).
212 pazienti con una diagnosi di disturbo da uso di eroina secondo il DSM-IV-R, sono stati valutati con una scheda anagrafica, una scheda per la storia tossicomanica e una scheda per la rilevazione del giudizio clinico globale, almeno una volta nel gennaio 2010 e gennaio 2012. I pazienti che presentavano due valutazioni sono stati inseriti nelle analisi di valutazione dell’effetto del tempo sull’outcome.
Il campione è stato poi stratificato per sesso, presenza di doppia diagnosi e durata della dipendenza (inferiore e superiore a 2 anni) e sono state testate le variazioni del Giudizio Clinico Globale (CGI).
I risultati mostrano come dopo due anni di prosecuzione del trattamento:
- La stragrande maggioranza dei soggetti continui ad essere in risoluzione completa della malattia, moltissimo migliorata, con marcato effetto terapeutico e nessun effetto collaterale.
- La capacità di autonomia dei pazienti continua a migliorare nel tempo, con lo stato civile, la possibilità di continuare a studiare, l’attività lavorativa e la situazione economica che rimangono stabili.
- Nessun cambiamento si rileva per la soddisfazione sul lavoro, il buon adattamento familiare, affettivo (sessuale), la soddisfazione nel socializzare ed utilizzare il tempo libero, l’eventuale ritorno al poliabuso, mentre i sintomi di psicopatologia continuano a scomparire prolungando il trattamento.
- Riguardo all’abuso di sostanze rimangono molto stabili l’uso sporadico di eroina, l’assenza dell’uso di inalanti, il quasi assente uso di allucinogeni, e lo scarsissimo uso di alcolici e depressori del SNC. L’uso di cannabinoidi si reduce nel tempo.
- Nel campione stratificato per genere, presenza di doppia diagnosi e durata della dipendenza l’unica differenza statisticamente significativa mostra come i soggetti con durata della dipendenza superiore a 2aa (mediana del campione) siano giudicati meno ammalati alla fine del follow-up, mentre per coloro in cui la durata della dipendenza era inferiore a 2aa vi è la tendenza ad essere giudicati leggermente più gravi alla fine dei due anni.
Confrontando i diversi gruppi di follow-up si nota come:
- I soggetti che entrano in trattamento dopo l’inizio del follow-up sono più giovani di coloro che non terminano il follow-up ed hanno meno frequentemente una attività lavorativa di coloro che terminano il follow-up.
- La frequenza dei soggetti al primo trattamento è maggiormente rappresentata nei soggetti che iniziano il trattamento dopo l’inizio del follow-up. Questi stessi soggetti usano più frequentemente (anche se sporadicamente) eroina e depressori del SNC. Soggetti che terminano e non terminano il follow-up non mostrano alcuna differenza significativa.
- I pazienti che hanno iniziato il trattamento dopo l’inizio del follow-up vengono giudicati più ammalati dei soggetti che non completando il follow-up terminano il trattamento.
In conclusione alla luce dei dati del presente studio è possibile affermare che non solo la dose di farmaco è importante nella riuscita del trattamento. Anche la durata lo è. Prolungando il trattamento non solo si mantengono più a lungo i risultati ottenuti, stabilizzandoli, ma si continua a migliorare in alcuni aspetti farmacologici (on top use) e psicosociali importanti. La predilezione per programmi di breve durata non sembra, dunque, avere basi scientifiche.
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