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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05152007-142933


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
D'alò, Elena
URN
etd-05152007-142933
Titolo
Risk Management delle nuove tecnologie in sala operatoria
Settore scientifico disciplinare
SECS-P/08
Corso di studi
TECNOLOGIE PER LA SALUTE: VALUTAZIONE E GESTIONE DELLE INNOVAZIONI NEL SETTORE BIOMEDICALE
Relatori
Relatore TURCHETTI, Giuseppe
Parole chiave
  • Rischio
  • nuove tecnologie
  • Errore
  • robot Da Vinci
Data inizio appello
14/03/2007
Consultabilità
Completa
Riassunto
Ogni attività umana porta con sé una dose di rischio. L’attività di una struttura sanitaria, sia essa un ospedale, un ambulatorio o un servizio di assistenza domiciliare, comporta un numero di rischi particolarmente elevato. Parlare di gestione di rischio, e di rischio clinico in particolare, comporta la necessità di definire una terminologia comune e condivisa, poiché spesso nell’uso comune dei termini si creano ambiguità. In particolare il concetto di rischio è difficilmente espresso in modo univoco soprattutto nel linguaggio comune. Esiste una concezione soggettiva del rischio, che è data dalla percezione di una determinata situazione come potenzialmente apportatrice di un danno e ha quindi notevoli implicazioni psicologiche. Esiste poi una concezione oggettiva, matematica, del rischio. Entrambe sono visioni rilevanti nell’ambito della Gestione del Rischio. Il rischio come percezione soggettiva è da tempo oggetto di studio in ambito psicologico sociologico e di interesse per la medicina, soprattutto preventiva, come elemento determinante nell’introduzione di comportamenti più o meni sicuri.
Ciò che emerge è che anche dove il rischio è quantificato sulla base di dati statistici, la percezione differisce da individuo a individuo.
Nel corso del ’900 l’assistenza sanitaria è diventata parte integrante della struttura di una società industrializzata. Nelle sue esperienze migliori, la medicina moderna possiede straordinarie capacità di mantenere in vita le persone, sane e libere da sofferenze. Il suo reale contributo ad una condizione più generalizzata di salute nell’umanità rimane però una questione aperta e nei paesi industrializzati, la moderna assistenza sanitaria è diventata una colossale industria di servizio ed i suoi critici peggiori la definiscono un moloc, un’istituzione fuori controllo o al limite, governata dal profitto e dal potere professionale invece che dai bisogni del paziente. La relazione interpersonale, tanto importante per la guarigione, si è estinta: così sostengono le persone sempre più numerose che hanno perduto a loro volta fiducia nella medicina scientifica occidentale ed è alla luce di queste considerazioni che il ruolo ed il raggio d’azione della medicina nei paesi avanzati sembrano destinati a mutare profondamente. Non è quindi affatto casuale che il tema della sicurezza per i pazienti abbia acquistato, negli ultimi anni, una notevole rilevanza a livello internazionale e che, in particolare, si discuta vivacemente sul ruolo che le tecnologie possono avere in questo ambito. L’idea che il progresso tecnico ed organizzativo tenda a rendere il nostro mondo sempre più “perfetto” fa si che si ripongano sempre maggiori attese nei riguardi della sicurezza e della affidabilità di quei sistemi che svolgono un ruolo centrale nella vita di tutti noi (traffico aereo, traffico stradale, ospedali,etc.). Se è ormai quasi scontato che nei sistemi complessi è possibile raggiungere un elevato grado di sicurezza grazie ad una rigida regolazione delle varie fasi di attività ed ampi sistemi di controllo è altrettanto sotto gli occhi di tutti il ripetersi di incidenti, con conseguenze anche gravi. Molti ricercatori (ergonomisti, esperti di sicurezza e di organizzazione etc.) stanno dedicandosi in modo complementare a studiare i meccanismi con cui accadono gli errori e le possibili soluzioni per prevenirli. Sempre più frequentemente viene posta, al centro del problema sicurezza, l’interazione tra fattori organizzativi, persone e tecnologie. L’evoluzione delle tecnologie biomediche, la disponibilità di nuovi e potenti farmaci, lo sviluppo di presidi e strumenti, hanno evidenziato enormemente il limite dell’operabilità consentendo oggi interventi fino a pochi anni fa impensabili. L’aumento della complessità porta inevitabilmente anche ad un aumento dei rischi correlati. Da qui l’esigenza, sempre maggiore, di verifiche e controlli sulle tecnologie, ma anche sulle procedure, sull’organizzazione del lavoro, sulla formazione, etc.
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