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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05092013-092109


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
CARBONE, FRANCESCO GIUSEPPE
URN
etd-05092013-092109
Titolo
Ruolo del background genetico dei fattori pro e anti-angiogenetici come fattore predittivo di risposta al trattamento con Bevacizumab in pazienti con recidiva di Glioblastoma.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Naccarato, Antonio Giuseppe
Parole chiave
  • glioblastoma
  • sopravvivenza
  • bevacizumab
  • polimorfismo a singolo nucleotide
  • pirosequenziamento
  • overall survival
  • single nucleotide polymorphism
  • pyrosequencing
Data inizio appello
28/05/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
28/05/2053
Riassunto
Il glioblastoma è il più frequente tumore maligno primitivo del sistema nervoso centrale. Rappresenta da solo il 54 % di tutti i gliomi con un’incidenza di 3,19 nuovi casi su 100000 abitanti all’anno in America e 3,39/100000/anno in Europa ed è gravato da una elevata tendenza alla recidiva. La prognosi risulta invariabilmente sfavorevole, con una sopravvivenza media inferiore ai 15 mesi, nonostante i regimi terapeutici attualmente disponibili.
Una delle caratteristiche salienti dell’aggressività di questa neoplasia è la proliferazione microvascolare, o neovascolarizzazione, grazie alla quale il tumore si dota di una rete vascolare abbondante e aberrante, che contribuisce a conferire resistenza a chemio e ra-dioterapia.
In aggiunta, non esistono attuamente protocolli terapeutici validati per le recidive, ma solamente terapie sperimentali, nell’ambito di trial clinici.

Per questi motivi, negli ultimi anni, nella recidiva di glioblastoma ha riscosso grande in-teresse la terapia anti-angiogenetica con bevacizumab (un anticorpo monoclonale uma-nizzato diretto contro il VEGF, principale mediatore dell’angiogenesi), che risulta asso-ciato ad un più alto indice di risposta radiologica e ad una aumentata sopravvivenza li-bera da progressione.
In questo ambito, una strategia innovativa è rappresentata dallo studio dei polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs), in quanto hanno la potenzialità di alterare il funzionamento biologico di una proteina, e giocare un ruolo attivo nello sviluppo e nella biologia di di-verse malattie, come nella risposta alle terapie.
Attualmente, non è stata ancora dimostrata alcuna evidenza di correlazione tra polimor-fismi di geni coinvolti nel processo angiogenetico (VEGF, VEGFR-2, ma anche altri fattori come trombospondina, interleuchine e metalloproteasi) e risposta al trattamento con bevacizumab, in pazienti con glioblastoma.

In questo contesto si inserisce l’obiettivo primario di questa tesi: valutare il ruolo di al-cune varianti genetiche dei mediatori pro- e anti-angiogenetici, in pazienti con diagnosi di recidiva di glioblastoma, in modo da poter individuare una correlazione tra caratteri-stiche genetiche individuali e esito di un trattamento chemioterapico.
Per lo studio sono stati selezionati 16 campioni tumorali provenienti da altrettanti casi di recidive di gliomi umani, fissati in formalina ed inclusi in paraffina, della U.O di Ana-tomia Patologica I, AOUP. Tutti i casi hanno avuto una diagnosi di glioblastoma (grado IV WHO). Come seconda linea terapeutica 12 dei 16 pazienti hanno ricevuto bevacizu-mab associato a fotemustine; 2 pazienti sono stati trattati soltanto con fotemustine e 2 con bevacizumab in monoterapia. I pazienti trattati con fotemustine sono stati usati co-me controlli.
Il limitato numero di casi selezionati è legato essenzialmente alle condizioni stringenti di reclutamento che imponevano la presenza di recidiva a distanza dalla diagnosi iniziale e l’utilizzo di bevacizumab come terapia di seconda linea.
I polimorfismi studiati sono stati:
- per VEGF: 1154 G>A, 634 G>C, 936 C>T;
- per VEGFR-2: 1192 C>T;
- per la trombospondina: 8831 A>G.

Il presente studio ha consentito finora di:
- mettere a punto una tecnica originale di genotipizzazione dei pazienti tramite una metodica innovativa di sequenziamento genico (Pirosequenziamento), come elemento di partenza per un protocollo da applicare ad una casistica più ampia;
- osservare in via preliminare, per alcuni polimorfismi (VEGF 634G>C, VEGF 936C>T, VEGF 1154 G>A, THBS-1 8831 A>G) una certa correlazione tra ge-notipo e sopravvivenza, indipendentemente dalla terapia. Per il polimorfismo VEGFR2 1192C>T, non è stato possibile osservare nessuna correlazione a causa della scarsa variabilità interindividuale;
- rilevare, in via preliminare, come nessuno dei genotipi dei polimorfismi di VEGF e VEGFR-2 analizzati sia significativamente correlato con la risposta clinica al trattamento con bevacizumab.

Il presente studio mette le basi per, in un prossimo futuro:
(a) aumentare la numerosità del campione al fine di ottenere risultati definitivi, sta-tisticamente significativi;
(b) estendere lo studio ad altri fattori coinvolti nell’angiogenesi come:
• HIF-1, in quanto potente attivatore della neovascolarizzazione data la sua attività di regolatore positivo di numerosi mediatori coinvolti in tale processo (VEGF, SDF-1, MMP-9, CXCR4 e ANG-2);
• SDF-1 e CXCR4, in quanto principali mediatori coinvolti nella vasculo-genesi, processo non influenzato dal bevacizumab;
• MMP-9, in quanto coinvolta nelle prime fasi della gemmazione di nuovi vasi sanguigni.
(c) includere nello studio dei polimorfismi anche molecole coinvolte nella risposta agli agenti alchilanti (come fotemustine-temozolomide) come MGMT, allo scopo di individuare, con ragionevole certezza, pazienti portatori di determinati profili genetici combinati che possano beneficiare di protocolli terapeutici per-sonalizzati.
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