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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05092012-114804


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
NOTARSTEFANO, CHIARA
URN
etd-05092012-114804
Titolo
Identificazione di subsets clinico-sierologici nella sindrome di Sjögren primitiva: analisi retrospettiva di una casistica monocentrica
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Bombardieri, Stefano
Parole chiave
  • sindrome di Sjogren primitiva
  • subsets epidemiologici e sierologici
  • fattori prognostici
  • idrossiclorochina
Data inizio appello
29/05/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
29/05/2052
Riassunto
Introduzione: La Sindrome di Sjögren (pSS) è una malattia autoimmune, relativamente frequente e a lenta evoluzione, caratterizzata da un ampio spettro di manifestazioni cliniche organo-specifiche e sistemiche. L’espressione clinica più peculiare è l’esocrinopatia autoimmune riconducibile all’infiltrazione linfocitaria focale che compromette da un punto di vista anatomico e funzionale le ghiandole lacrimali e salivari. Mentre la sindrome sicca è un aspetto ben caratterizzato e di riscontro praticamente costante nella quasi totalità dei pazienti, i dati della letteratura relativi a prevalenza, distribuzione temporale e severità delle manifestazioni extraghiandolari della malattia sono ad oggi incompleti e derivano da studi condotti su casistiche in genere poco numerose ed eterogenee. Vi è pertanto un crescente interesse nel caratterizzare i diversi volti dell’espressione fenotipica della pSS e nell’identificare fattori prognostici sfavorevoli che possano permettere di individuare precocemente i pazienti più a rischio, candidati a ricevere trattamenti terapeutici più aggressivi.
Scopo del lavoro: Lo scopo di questo studio osservazionale, condotto su una casistica monocentrica di 495 pazienti con pSS, è stato in primis la definizione della prevalenza e della distribuzione temporale delle manifestazioni extraghiandolari al fine di identificare fattori di ordine epidemiologico, clinico e sierologico che possano influenzare la storia naturale della malattia definendo, in ultima analisi, le caratteristiche del subset di pazienti ad alto rischio di complicanze potenzialmente gravi. In secondo luogo, questo studio si è proposto di descrivere le strategie terapeutiche adottate e l’adesione al trattamento focalizzando, in particolare, l’attenzione sull’idrossiclorochina in quanto farmaco più frequentemente somministrato per il controllo della malattia.
Risultati: La coorte ha incluso 480 donne e 15 uomini (ratio 32:1) con una età media alla diagnosi di 51,5±14 anni seguiti per un follow up medio 6±7 anni. Nel 55% dei pazienti la malattia si è limitata all'impegno ghiandolare mentre nel corso del follow up il 45% ha sviluppato almeno una complicanza viscerale. Nell’ambito delle manifestazioni extraghiandolari, quelle più severe (impegno renale a livello glomerulare, cutaneo, neurologico e malattie linfoproliferative maligne) sono risultate presenti in meno del 15% dei pazienti inclusi. Tali manifestazioni si sono presentate più tardivamente nel decorso di malattia, dopo circa 5 anni di follow up. L'analisi multivariata ha evidenziato che la presenza di ipergammaglobulinemia, di ipocomplementemia e di autoanticorpi non organo specifici (anti-Ro/SS-A anti-La/SS-B, del Fattore Reumatoide e delle crioglobuline) si associa più frequentemente alle manifestazioni di tipo sistemico. Le manifestazioni cliniche più severe sono risultate correlate a fattori epidemiologici come l'esordio di malattia prima dei 40 anni e a fattori sierologici suggestivi dell'attivazione B linfocitaria quali l'ipocomplemantemia, la positività del Fattore Reumatoide, delle crioglobuline e l'ipergammaglobulinemia. Per quanto concerne la terapia, il 42% dei pazienti della nostra casistica è stato trattato solo con terapia sintomatica e il 41% con farmaci immunomodulanti come l'idrossiclorochina; solo l’11% dei pazienti ha richiesto una terapia con immunosoppressori.
In conclusione, questo studio ha permesso di definire la prevalenza delle manifestazioni ghiandolari e sistemiche della pSS nella storia naturale della malattia, dimostrando come fattori di ordine epidemiologico e sierologico possano influenzarne l’espressione fenotipica e la severità. Lo studio conferma inoltre che la pSS nel tempo rimane una malattia relativamente benigna seppure “sistemica” e che solo una minoranza dei pazienti sono candidati ad assumere una terapia più aggressiva.
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